La Catalogna fa marcia indietro sul suo piano per eliminare le moto a motore termico entro il 2030

La Catalogna fa marcia indietro sul suo piano per eliminare le moto a motore termico entro il 2030
“Stop alla vendita di moto a motore termico entro il 2030” ed è subito polemica. Appassionati e ANESDOR sul piede di guerra. A rispondere sono le autorità competenti: “si tratta di un misundesrtanding”
20 febbraio 2025

Stop alla vendita delle moto “tradizionali” entro il 2030. Ecco il folle piano della Catalogna per favorire la transizione elettrica. L’allarme, per gli appassionati e gli addetti ai lavori, è scattato quando il Governo Catalano ha presentato il “Plan de Impulso al Vehículo Eléctrico 2025-2030” ovvero il piano relativo alla transizione elettrica tra il 2025 ed il 2030.

La proposta di Salvador Illa, Presidente della Generalitat Catalana, per favorire gli utenti finali ad optare per un veicolo a due ruote elettrico era quella di non dare la possibilità agli appassionati di acquistare una moto a motore termico, di fatto vietandone gradualmente la vendita da ora al 2030.

La particolarità di questo piano, dal valore di 1.400 milioni di euro, riguardante l’intera mobilità della regione, è che propone questa soluzione solo per i veicoli a due ruote escludendo da tale restrizione mezzi ben più inquinanti.

Questo “Piano di Promozione del Veicolo Elettrico 2025-2030” si focalizza su cinque punti fondamentali: aumentare le infrastrutture di ricarica installando 9000 nuovi punti, migliorare la percezione sociale dei veicoli elettrici, aumentare la domanda di mezzi elettrici, rafforzare la catena industriale di tale settore e realizzare una relativa gestione efficiente.

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A fronte di tale proposta tutto il settore legato alle due ruote, attraverso ANESDOR (Associazione Nazionale delle Imprese del settore delle due ruote), ha espresso il proprio disappunto evidenziando come le moto, soprattuto con le nuove euro5 +, inquinino molto meno delle auto e come il numero totale delle due ruote circolanti sia di parecchio inferiore a quello delle auto o dei mezzi pesanti su gomma.

Le emissioni di una moto euro5 secondo i dati dell'Agenzia europea dell'ambiente, sono stimati in 0,0156 g/km, mentre nelle auto, prendendo sempre come riferimento l’ultima normativa, quindi le euro6, le emissioni sono pari a 0,3137 g/km. Il valore legato alle quattro ruote ibride è pari a 0,133 g/km, poco meno di una moto, con la sostanziale differenza che tali veicoli vengono incentivali all’acquisto dallo Stato spagnolo.

José María Riaño, segretario generale di ANESDOR, a riguardo ha detto: “Da Anesdor valutiamo positivamente il Piano di Promozione del Veicolo Elettrico in generale, ma includere la misura di vietare tutte le moto a combustione, discriminandole rispetto ad altri veicoli, è semplicemente inaccettabile. La moto a combustione non è un nemico della mobilità sostenibile, ma parte della soluzione insieme alla moto elettrica. Il governo della Generalitat dovrebbe spiegare agli utenti perché vuole limitare l'uso delle moto, ma non prevede di fare lo stesso con le auto".

Un dubbio più che lecito, soprattutto in Catalogna, regione dove da sempre la moto è vista come una grande passione. Nel 2024, 50.278 delle 222.105 moto vendute in tutta la Spagna, cioè oltre il 22% del totale, sono state targate proprio in Catalogna. “Attaccare un segmento come la moto a combustione è una decisione sconsiderata e senza senso” aggiunge Riaño.

Tali reazioni hanno portato ad una serie di incontri tra la Generalitat e ANESDOR ed è stato chiarito che in nessun caso si intende limitare la circolazione delle motociclette a combustione. In questo modo, ANESDOR ha mostrato il suo sostegno al Piano di Promozione del Veicolo Elettrico.

"Siamo felici di vedere che tutto ciò sia stato un malinteso, e che la Generalitat de Catalunya non intenda limitare le moto a combustione, ma semplicemente promuovere decisamente e diversamente la moto elettrica, soprattutto in ambito urbano. Condividiamo assolutamente questo obiettivo e lavoreremo con determinazione per raggiungerlo" ha dichiarato al termine della vicenda José María Riaño.

Tale conclusione ha due aspetti postivi da evidenziare: il primo è che, come se ciò fosse mai stato messo in dubbio, per le moto termiche c’è futuro ma soprattutto non si va a costituire un precedente che sarebbe potuto risultare scomodo e pericolo per altri stati europei.

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