La classica dell'enduro d'epoca di Zschopau

La classica dell'enduro d'epoca di Zschopau
Abbiamo seguito la 12°Adac Classic Gelandefahrt, per il giro attorno alla città di Zschopau. Oltre 280 gli iscritti che hanno preso parte all'evento. Domenica gara interrota, Gernot Lower è stato colto da un malore dopo pochi km dal via
4 luglio 2012

Nel 2001 avevano iniziato con un’esposizione statica. Solo per i due marchi di casa. Poi, nel 2002 la prima gara, con una classe dedicata alle moto straniere. Domenica scorsa, in occasione dell’edizione 2012, erano oltre 280 gli iscritti alla 12°Adac Classic Gelandefahrt “Rundum die MzStadtZschopau”. Per il “giro attorno alla città di Zschopau” – questa la traduzione - , luogo dove le efficacissime MZ prendevano forma, sono arrivati persino dalla Norvegia. Quattordici ore di viaggio, più 6 di traghetto. Gli iscritti sono perlopiù i tedeschi, poi ci sono Belgi e Olandesi, insieme a qualche presenza dalla vicina repubblica Ceca. Italiani ridotti a poche decine, ma va bene uguale. Anzi non guasta. Meno gente ansiosa solo di fare bella figura in classifica, dopo aver passato tutto il giorno, giro dopo giro, col coltello tra i denti.


In terra germanica l’atmosfera è più rilassata, festosa, meno agonistica. L’occhio al risultato c’è, ma è altrettanto importante fare “baracca”, casino, stare in compagnia. Più birra, meno classifica. Come ben interpretato, nei due o tre giorni passati di stanza nella ex DDR, da quel gruppo di amici friulani molto ospitali, legati al sito “Moto veci eveloci”: accampamento organizzato con pentoloni e fornelletti

Quando il Rotax era già in auge su Swm e altri magnifici esemplari di moto italiane e straniere, che in quegli facevano bella mostra anche fuori dal liceo

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per la pasta, dolci fatti in casa, formaggi e salumi tipici, centinaia di bottiglie di pils consumate, altrettante pronte da bere, oltre a vino, amari, superalcolici e musica a palla. Con i Boney M. di sottofondo, tanto per ritornare indietro almeno al 1978. Quando il Rotax era già in auge su Swm e altri magnifici esemplari di moto italiane e straniere, che in quegli facevano bella mostra anche fuori dal liceo.
 

Milleseicento chilometri e poi una tragica notizia, ed è tutto fermo


Gernot Lower, 72 anni, è uno che ci sa fare a tal punto che una moto se l’è fatta da solo. Tutta artigianale, col solito Sachs, e un inconfondibile serbatoio giallo un po’ spigoloso. Per lui, domenica, è stato l’ultimo giro, felice. Colto da malore dopo pochi km dal via, il tedesco di Grossenlupnitz è mancato per arresto cardiaco. Una disgrazia tremenda, in un giorno di festa, e di lì a poco si fermerà tutto, – come del resto era accaduto alcune settimane fa, in occasione della gara di gruppo 5 a Primaluna (Lc), dove per gli stessi motivi era morto Paolo Bresolini, 56 anni del moto club La Marca Trevigiana.


Non ci sono se e ma: torniamo al paddock, scossi e increduli, pensando, tuttavia, che qualcosa debba accadere. Questo grande circo non può chiudere, così all’improvviso. Invece, è così. Ci mancherebbe altro. Giusto il tempo di fare pochi metri nel bosco, assaporando lentamente quel che avremmo trovato in una lunga e appassionante giornata di enduro con la moto vecchia. Il pellegrinaggio verso Zschopau era iniziato 875 km fa, con un amico che qui ne aveva già fatte una decina di edizioni – ed è di casa con tutti -, ma niente da fare. Mi consolo andando a girare in una pista semiabusiva, a una trentina di km di distanza: pago 10 euro a un ragazzo più abusivo della pista e posso starci quanto voglio. Ha un terreno talmente conciato, tra enormi pozze stagnanti e canali rinsecchiti, che mi sembra impossibile, in realtà sarà una bella occasione per allenarsi. Vuoi mica andare a casa senza aver toccato il manubrio?


Il venerdì al villaggio: quando è l’attesa a galvanizzarti


Qui, come a Isny, nell’Allgau - dove ogni anno dispari si svolge un evento simile - , quel che conta è il rito, se il cronometro è troppo faticoso da inseguire. Figuriamoci, a me da’ ansia; il mio socio pare, invece, interessato solo alle pubbliche relazioni, condite da bottiglie di vino come gadget. In cambio, però, torna a casa con qualche pezzo di MZ, buono se non altro per tirar fuori l’invidia degli amici. C’è ULF, c’è “Picasso” UWE, attaccato alla pils tanto quanto è un mago a disegnare. E due donne: Veronika Scherr, 51 anni, portati benissimo, con un Maico 440, e Anna Lena Siebenhuhner, 22 anni, su Fantic 125 del 1984.
Gli accrocchi che mi hanno fatto passare i controlli e partire
Gli accrocchi che mi hanno fatto passare i controlli e partire

Significativo il calendario omaggio ai partecipanti, con in bella mostra una foto di Harald Sturm, in azione sul solito MZ 250: l’anno va da luglio.. a luglio, così non ti dimentichi l’appuntamento con l’edizione 2013. Ma non è ancora detto che partiamo: pare che i controlli siano molto serrati, occorre avere luci e  clacson funzionanti. Guardo senza speranza il mio devioluci dell’SWM, ma ce la devo fare. E qui salta fuori l’accrocchio: gli amici friulani mi sistemano un bel paio di luci a pile davanti e dietro, mentre per il clacson ci arrangiamo con una trombetta. “Sei già il terzo che poi passa – mi assicura sorridendo l’amico Tony, animatore di Moto veci e veloci – mi raccomando, poi porta indietro il tutto…”
 

La partenza


Il sabato, alla partenza, c’è tutto il paese, e oltre. Stefan Reihl, vecchia conoscenza per gli italiani, cultore di Simson, iscritto con un 80, fa lo speaker. Un signore, distinto, sulla sessantina e oltre, firma autografi. E’ Frantisek Mrazek, cinque titoli europei tra la fine e l’inizio degli anni ’70, con la Jawa. A casa ho appeso una vecchia pubblicità degli RG, con la nazionale cecoslovacca: Cespiva, Masita, e gli altri. Un mito. Uno come lui potrebbe essere della partita. Come chi proprio di appendere il casco al chiodo non ne
Herbert Schek, 79 anni,un passato glorioso tra Sei Giorni e Dakar
Herbert Schek, 79 anni,un passato glorioso tra Sei Giorni e Dakar

vuol sapere. Su tutti Herbert Schek, 79 anni, questa volta senza le sue famose Bmw, ma “solo” con un “piccolo” Maico 501 del 1974. O Arnulf Teuchert, ex ufficiale Hercules e Zundapp, protagonista nelle Sei Giorni del 1980 (Brioude) e 1981 (Isola d’Elba).


E’ il nostro turno, giù dalla pedana, finalmente al via, sotto gli occhi di un folto pubblico. Piccola soddisfazione, penso a chi è rimasto casa per mille motivi, peggio per lui. C’è gente comune, qui non succede granchè di solito, e non ci sono solo gli appassionati. Il giorno di festa sciamano fuori dalle case come formichine in fila salvo poi sparire di lì a poco, quando il “giochino” finirà all’improvviso. Vedere in giro gente, da queste parti, per come la intendiamo noi, è difficile. Gli orari fanno la loro parte, poi: alle cinque di sera è già tutto chiuso. E scende il silenzio. Annullata la festa del sabato sera, ci trastulliamo con una partita degli Europei, un birrozzo e i bagagli da rifare. Domenica tutti a casa. Soddisfatti a metà, ci spariamo altri 870 chilometri. L’anno prossimo andrà diversamente, sicuro, e ci saremo ancora.
 

Emanuele Vertemati

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