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Questa straordinaria quadricilindrica, presentata nel 1972, aveva la distribuzione bialbero con comando a catena e una cilindrata di 900 cm3, ottenuta adottando misure di alesaggio e corsa perfettamente quadre (66 x 66 mm).
La potenza era di 82 cavalli a un regime di 8500 giri al minuto.
Si trattava di valori record, che facevano di questa Kawasaki il nuovo pinnacolo della tecnica motociclistica, col quale doveva confrontarsi tutta la concorrenza.
Gli appassionati, che avevano gridato al miracolo quando era comparsa la Honda CB 750, avevano ora un nuovo riferimento.
Lo schema col quale era realizzato il motore era modernissimo: oltre alla distribuzione bialbero, con valvole di grandi dimensioni, spiccava la trasmissione primaria a ingranaggi, con quello conduttore direttamente ricavato nell’albero a gomiti, il che costituiva un bel passo avanti rispetto alle catene utilizzate dalla Honda e dalla Laverda.
Il blocco cilindri in lega di alluminio aveva le canne riportate in ghisa e la lubrificazione era a carter umido.
L’albero a gomiti, costituito da ben nove parti unite per forzamento, lavorava interamente su cuscinetti a rotolamento. La parte ciclistica prevedeva un bel telaio a doppia culla continua e sospensioni allo stato dell’arte.
L’estetica era poi entusiasmante.
Il motore era robustissimo e si prestava agevolmente ad essere elaborato e a subire incrementi di cilindrata. Preparato per impiego agonistico, forniva eccellenti risultati, come testimoniato dalla numerose affermazioni ottenute all’epoca, in particolare nelle gare di endurance.
Dalla Z 900 è in seguito derivata la Z 1000.
Kawasaki
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https://www.kawasaki.it
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