Tempo una settimana sono a Cervesina, circuito Tazio Nuvolari, pronto per il battesimo del fuoco. All'ingresso sono nervoso, sto ufficialmente sbirciando all'interno dell'immaginifico mondo degli alieni a due ruote, gente che compie atti sovrumani domando 250 e più cavalli metallici, per il giubilo del popolo attaccato alle televisioni.
Prima rivelazione: in pista c'è la qualunque, ovviamente organizzati in turni in base al livello, vai dal neofita che si presenta con lo zainetto, già in sella alla moto che userà per girare con le gomme da strada, fino al (presunto) fenomeno che dal furgone scarica una Panigale V4 così elaborata che vale più di un bilocale all'Arco della Pace.
Riconosco IL Luca da lontano (Mountain View permette qualsivoglia atto d'intelligence) e gli vado incontro.
"Sei te quello di Moto.it?"
"Pronti!"
"Pronti un cazzo" (IL Luca già mi piace) "Fammi vedere come sei vestito: tuta ok, stivali ok, paraschiena lungo ok, casco con chiusura a doppio anello ok, etc."
Mi indirizza verso il gruppo di persone col quale farò il corso. Tutti battezzandi come me. E chi mi trovo davanti? Roberto Locatelli. QUEL Roberto Locatelli, campione del mondo 125 nell'anno 2000. Selfone di rito e "cosa ci fai qui?"
"Oggi sarò il vostro istruttore". (IL Luca è un mito)
Dopo essermi ripreso dallo shock (rinvenendo tipo zio Paperone con i sali), mi rendo conto che sono tanti gli istruttori di livello assoluto. Al tavolo di fianco al mio sta pontificando il Bonny, Stefano Bonetti, che ho avuto il piacere di ammirare prima in sella alla sua Paton sul Mountain Course al TT 2017 e poi nei locali di Douglas, la sera stessa, in una serata da fuori di testa.
Dal mio punto di vista la situazione già rasenta il paradisiaco, per poi scoprire che IL Luca, avendo finito le moto dei corsi (fully booked) ha chiesto una moto in più direttamente a Yamaha Italia. "Il corso lo fai con questa". I miei occhi si posano su una R6 coccolata da termocoperte (IL Luca santo subito). Altro svenimento. Altri sali.
Arriviamo al dunque: primi giri per prendere dimestichezza col 4 cilindri, dato che da sempre guido una bicilindrica. Rientro e briefing.
Altro turno in pista, altro briefing. Altri giri, altri briefing. Tutto il giorno così, no stop, senza respiro.
Cura maniacale del dettaglio. Il Loca non è lì a farsi (giustamente) adorare: si fa il mazzo, non solo commenta quello che vede, ma chiede nostre impressioni e sensazioni. E dispensa spiegazioni di tecnica di guida, impreziosite da impagabili consigli d'esperienza. Roba da scriverci un libro.