La Moto Morini lascia Bologna

La Moto Morini lascia Bologna
Le Moto Morini non saranno più costruite alle porte di Bologna ma a pochi chilometri di Milano. A Trivolzio, dove sono stati trasferiti produzione, magazzino e dipendenti
5 maggio 2014

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 La bolognese Moto Morini diventa milanese, anzi pavese per essere precisi. Da Casalecchio a Trivolzio, in provincia di Pavia ma a una ventina di chilometri soltanto dal capoluogo lombardo, è stata da poco trasferita la produzione delle Morini. A Milano già c'erano gli uffici amministrativi della proprietà rappresentata da Sandro Capotosti e da Ruggero Jannuzzelli, pavese. Negli scorsi mesi erano stati acquisiti dei nuovi capannoni a Trivolzio, più piccoli rispetto a quelli della storica sede di Casalecchio di Reno, dove poter continuare a produrre le moto, Rebello in testa. Produzione che la Morini indica in circa 200 esemplari prodotti nel corso del 2013, quarantasei di questi sono stati immatricolati in Italia. Singolare il sistema di vendita ideato alla ripartenza della Morini, basato sull'e-commerce e con showroom solamente a Casalecchio, Genova e Milano, più una rete di service per l'assistenza nelle maggiori città italiane.

Fondata a Bologna nel 1937 da Alfonso Morini, gli ultimi travagli societari della un tempo gloriosa marca emiliana per la quale corse anche Giacomo Agostini erano terminati nel 2011. Dall'ultimo fallimento, avvenuto nel 2010, gli imprenditori milanesi Capotosti (ex presidente di Banco Profilo) e Jannuzzelli (ex amministratore delegato del gruppo Camuzzi) avevano rilevato la Moto Morini presentando un'offerta d'asta – fu l'unica pervenuta - di 1.960.000 euro attraverso la società New Eagle. La base d'asta era stata ridotta rispetto ai 2,6 milioni dell'asta precedente, andata a vuoto, a 1.950.000 euro e nel pacchetto erano compresi due anni di comodato gratuito relativo all'immobile di via Porrettana, sede della marca dell'aquila bolognese. Un'altra ipotesi iniziale per l'asta era stata di 5,5 milioni compresi gli immobili.

Passati questi due anni, Capotosti e Jannuzzelli hanno deciso di trasferire la linea di produzione e il magazzino ricambi in uno spazio più consono alle nuove dimensioni industriali (l'obiettivo indicato è di poter vendere quest'anno fra le 300 e le 400 moto) e meno oneroso rispetto al precedente impianto. Confermati quasi tutti i circa trenta dipendenti prima occupati nel bolognese.
Sandro Capotosti ha commentato: «La Morini è made in Italy e tale rimane al 100%. A Bologna non era facile trattare con i fornitori della filiera motociclistica, che sono giustamente attratti nella galassia Ducati. Siamo una formichina nei confronti di Borgo Panigale».
«Un altro progetto motoristico, che speriamo di poter concretizzare a breve, potrebbe realizzarsi a Casalecchio».
A complicare la ripartenza nel 2012 c'erano stati il furto mai chiarito di alcuni stampi e lo scontro con la società Hera sul costo, e i relativi ritardati pagamenti, dell'energia elettrica utilizzata per far funzionare lo stabilimento.

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