La Nuova Zelanda introduce barriere protettive inedite. Efficaci per le auto, letali per i motociclisti
11 dicembre 2007
Il primo a farne le spese è stato un giovane motociclista di 21 anni, tagliato in due dall'impatto contro le nuove strutture.
Lo IAM (Institute of Advanced Motorists) ha spinto il Governo a piazzare le barriere nelle strade extraurbane, in modo da separare i due sensi di marcia e ridurre l'incidenza degli scontri frontali.
Gli studi condotti hanno infatti evidenziato una forte riduzione della mortalità negli incidenti automobilistici là dove è stato utilizzato questo sistema, che prevede la messa in opera di cavi metallici rigidi, tenuti in posizione da paletti in acciaio conficcati nella sede stradale.
Quello che sconcerta, per stessa ammissione dello IAM, è il fatto che nessun tipo di studio o test è stato condotto con manichini antropometrici (Dummy) per valutare le conseguenze dell'impatto di un motociclista contro tali barriere.
C'è voluto il morto per aprire il dibattito. I motociclisti neozelandesi hanno puntato i piedi col Governo per fare rimuovere queste strutture assassine.
Un primo, importante, risultato è stato ottenuto: dare risalto alla questione.
Affinché nessun politico possa dire che non era stato informato.
La Nuova Zelanda introduce barriere protettive inedite