Nico Cereghini: "La prima moto non si scorda mai"

Vi racconto il mio esordio motociclistico con uno scassatissimo ciclomotore. E' durato pochi mesi, ma mi ha aperto un mondo. Un consiglio: se potete, tenete da parte la vostra prima moto | Di N. Cereghini
8 gennaio 2010

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La prima moto non si scorda mai. Come il primo amore, se non ti chiami Warren Beatty, l’attore americano che si sarebbe portato a letto quasi tredicimila donne. A crederci.
Ma tornando alla moto, darei non so quanto per riavere il mio indimenticabile Vivì della tedesca Victoria, un cinquantino con il telaio aperto che comprai, consumatissimo, molti anni fa. Mi pareva di toccare il cielo con un dito e invece toccavo una carretta che sarebbe durata pochi mesi. Era primavera e lui, il Vivì, non avrebbe superato l’estate.

Vivì 50: la prima "moto" di Nico
Darei non so quanto per riavere il mio indimenticabile Vivì della tedesca Victoria


Aveva tre marce ma la seconda non entrava più. Pazienza, tiravo la prima (corta) come un ossesso e con la terza riuscivo pian piano a riprendere velocità. Almeno in piano. In salita era tutta roba da prima e per arrivare alla casa estiva in Valsàssina, a 850 metri di quota, ci volevano molte ore e un paio di grippaggi. Ah sì, perché me l’aveva detto il compagno di seconda liceo: guarda che c’è una crepa nel carter, per un po’ ha pisciato olio ma adesso ha smesso. Aveva smesso sì, cambio e trasmissione giravano ormai a secco. E la temperatura cresceva.

Quando scendevo al lago per le ripetizioni di matematica il Vivì era una bomba. In discesa. In salita sedici km da fare quasi tutti in prima e, in vista della casa, ogni volta sentivo arrivare il grippaggio. Mollavo il mezzo e tornavo a riprenderlo verso sera, quando si era raffreddato.
L’ho rivisto un anno fa, quel compagno di classe. Càvoli, ma tu mi hai venduto il Vivì per 5.000 lire, la mia prima moto! Non se lo ricorda più, forse ha rimosso. Eppure non me ne frega niente se ho preso una fregatura e neanche se a settembre mi hanno bocciato all’esame di riparazione.
Quello che importa è che quella prima moto mi ha aperto un mondo, è durata cinque mesi ma mi ha dato una gioia speciale, molto difficile da replicare.

Per questo, da fratello maggiore, vorrei passarvi un consiglio, una raccomandazione. Se potete, tenete da parte la vostra prima moto. Se l’avete venduta e persa di vista, come capita a tutti noi, magari potete tentare di procurarvene un’altra analoga, se non uguale. Mettetela in cantina, buttatela in un cortile, anche se non vi importa più, e fa niente se si rovina. Tornerà il suo momento, la vorrete ancora, la sistemerete con poco, vi farà piacere portarla di nuovo a spasso.

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Nico Cereghini

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