Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Sul Motorbike.es, a firma di Alonso Giralde, leggiamo che il marchio Ossa tornerà sul mercato con moto elettriche sviluppate con BTWICE, una società di ingegneria - con sede a Begur di Girona, in Catalogna - specializzata nella progettazione e realizzazione di soluzioni innovative per la mobilità. In particolare, appunto, moto elettriche.
Nel 2025, verrà annunciata la nuova gamma. C’è anche la dichiarazione ufficiale di uno dei due soci di BTWICE e un primo teaser con tre modelli: la Ossa riemergerebbe davvero, dopo gli ultimi anni di passaggi e continue difficoltà, con un modello da enduro, una naked e uno scooter.
Ma cosa ha rappresentato il marchio Ossa nel motociclismo? Non tutti lo ricordano e vale la pena di raccontarlo. Per me personalmente: belle moto da enduro e da trial, Mick Andrews e soprattutto lui, Santiago Herrero, pilota della Ossa 250 nel mondiale, morto al TT nel 1970, uno degli eroi della mia giovinezza.
Ossa stava per Orpheo Sincronia Sociedad Anonima: in origine l’azienda produceva proiettori e macchinari per l’industria cinematografica, in particolare un dispositivo per rendere sonori i film muti. Era nata negli anni Venti, fondata da Manuel Girò, ex ufficiale della marina mercantile, appassionato di gare e di moto in particolare: corse prima su Norton 500 poi con una BMW sulla quale montò un motore sei cilindri 1000 derivato dalla nautica. Era un tipo intraprendente.
Fu Girò a progettare un bel prototipo 125 che divenne celebre: lui non era pronto per la produzione, lo cedette alla Montesa e fu un successo. Poi arrivò il franchismo, quindi la seconda guerra mondiale, l’economia spagnola soffrì moltissimo. Girò ripartì nel ‘49 con una piccola 125 a tre marce da 75 all’ora, un modello economico da ben 14.000 esemplari in pochi anni.
In Ossa entrò nel dopoguerra Eduardo Girò, il figlio di Manuel. Era un talento precoce, si dice che progettò il suo primo motore a dodici anni, ma comunque sia andata fu Eduardo a capire che per far sopravvivere la piccola azienda di famiglia bisognava guardare oltre il mercato spagnolo e puntare soprattutto sulle corse.
Così nel 1965, alla 24 ore del Montjuich a Barcellona, apparvero due Ossa 175 prototipi: erano inferiori sulla carta alle blasonate Bultaco e Montesa ma dominarono, doppiando addirittura 25 volte la Montesa terza classificata! La Ossa si buttò sulla produzione: moto da cross, da enduro, da trial e da strada: oltre alla 125, arrivò una 160 (poi 175), infine la 230 Sport da 24 cavalli.
Fu a quel punto che i due Girò decisero di partecipare al mondiale velocità e fu allestita una GP leggerissima e molto innovativa: telaio monoscocca di magnesio e motore mono 250 a disco rotante (era stato l’oggetto della tesi di Eduardo) da 44 cavalli a 10.000 giri. Soltanto 100 chili di peso contro i 115 di una Yamaha GP, per rendere l’idea.
Il pilota, Santiago Herrero: madrileno classe 1943, disegnatore meccanico, grande manetta, l’esafoglio bianco sul casco rosso. L’esordio con la Ossa nel ‘68, e già l’anno dopo si andò vicinissimi al titolo, perso all’ultima gara con Carruthers e la Benelli quattro cilindri. E nel ‘70 - come racconto qui, in un articolo del maggio 2020 - dopo due vittorie e un secondo posto Santiago era in testa al mondiale duemmezzo. Cadde nella quarta prova, al TT, morì due giorni dopo: 10 giugno 1970.
Con la 250 GP - una meteora, ma dirompente - Ossa raggiunse la fama internazionale. E negli anni successivi l’apoteosi: con le sue moto da trial Ossa dominò il campionato europeo, che dal ‘75 sarebbe diventato mondiale. Mick Andrews il suo alfiere, con due titoli continentali e tre Scottish Six Days di fila tra il ‘70 e il ‘72, le rivali Montesa e Bultaco sonoramente battute.
Insieme alla Ossa Enduro 250, ecco dal ‘71 la Trial MAR (Mick Andrews Replica), 250 prima e 350 poi dal 1975: quel modello è passato alla storia come una delle più belle moto da trial costruite. Poi la crisi: l’entrata delle moto giapponesi e gli scioperi del 1977 - Franco era morto nel novembre ‘75 e la Spagna ribolliva - provocarono la caduta di Ossa.
La storia recente è opaca. Nel 1979 la società si unì con Bultaco ma l’operazione fallì: nel 1982 Ossa chiuse i battenti una prima volta per poi rianimarsi di nuovo nel 1984, quando la famiglia Girò uscì dalla proprietà in favore di una cooperativa. Ossa è andata avanti a singhiozzo, da allora, finché ne 2014 si è fusa con Gas Gas ma, dopo soli tre anni, ha presentato istanza di fallimento. Risorgerà nel 2025? E le moto elettriche possono essere all’altezza del suo passato?