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Il compassato protocollo diplomatico non prevede ancora che sia possibile presentarsi ad un impegno ufficiale con tenute diverse dalla divisa indicata dal cerimoniale, feluca compresa. Ma l’austera sede della Farnesina è davvero ad un passo dal Foro Italico, una delle location scelte da H-D come punto d’incontro dei suoi fan: sotto le finestre del Ministero degli Esteri sfilano le Harley che convergono all’appuntamento più importante degli ultimi anni e molti impiegati non resistono alla tentazione di buttare uno guardo verso le brillanti cromature che sciamano per i viali alberati.
Proprio fuori dal palazzo, ci aspetta Alessandro Azzoni, diplomatico di carriera, che in 22 anni di attività ha rappresentato il nostro Paese in Spagna, Senegal, Austria e Turchia; l’identikit del burocrate perfetto, se non fosse per una passione segreta... la moto, e l’Harley-Davidson in particolare!
Sapevamo di irreprensibili banchieri, austeri avvocati ed algidi chirurghi colpiti dalla sindrome del biker, ma davvero non pensavamo di trovare al raduno anche un diplomatico: come nasce la passione per l' Harley?
«Motociclista da sempre, ho avuto per molti anni come fidata compagna una Yamaha XT 600. Con lei ho fatto di tutto: spostamenti quotidiani, escursioni, qualche viaggio, fino ad un incidente piuttosto serio che mise fine all’idillio. Da allora, anche perché era stata coinvolta mia moglie, la moto è diventata un tabù: casco e guanti in armadio, discorso chiuso. Almeno in apparenza: sotto la cenere, la voglia era intatta. E così, dieci anni dopo aver smesso, mentre ero di stanza in Turchia, è bastata una cena tra amici per convincermi che era di nuovo tempo di rimettermi in sella. Tre opzioni: Moto Guzzi V7, Triumph Bonneville ed appunto ha Harley 883 Iron. Ma non c’è stata esitazione: la ruvida concretezza della moto americana ha avuto la meglio sulle altre due!».
Quindi la moto è stata comperata in Turchia?
«Proprio così: le strade locali, e soprattutto gli autisti turchi, non sono abituati alla presenza delle moto, ma non è stato difficile abituarsi ad una viabilità un po’ particolare. Con qualche episodio divertente, come quando ho provato a fare un giro per le strade di Ankara coperte da uno strato di neve: un’imprudenza ovviamente pagata cara, con inevitabile scivolata e risate da parte dei presenti!».
La moto rappresenta qualcosa di speciale per una persona che svolge un lavoro particolare come il suo?
«Assolutamente sì: la moto mi dà il pretesto per stare un po’ da solo, soddisfacendo quindi quella componente di lupo solitario che ognuno possiede e che spesso viene repressa. Con la mia 883 viaggio tranquillo, mi sorprendo a canticchiare sotto il casco, assaporando gli odori della campagna; ma non è solo relax, visto che i pensieri migliori, magari per risolvere un problema di lavoro, mi vengono in mente proprio quando sono in sella».
Come avviene la trasformazione da ambasciatore in harleysta?
«Poche concessioni: un giubbino d’ordinanza nero, un casco da biker e poco altro; nessun tatuaggio, perché sono contrario agli interventi di modifica definitivi sul proprio corpo. Anche la moto è cambiata pochissimo rispetto al modello standard, che mi piace moltissimo: giusto uno scarico Supertrapp, un filtro d’aria Screamin’ Eagle ed un diverso tappo del serbatoio».
In questi giorni, Roma è invasa dalle Harley: come parteciperà al raduno?
«Sono andato ad Ostia con alcuni amici fedelissimi Triumph, rimasti colpiti dall’accoglienza positiva da parte degli harleysti: come se il senso di appartenenza fosse esteso dal concetto di marchio a quello più generale di biker tout court. Una sensazione molto bella, davvero. Cercherò di portarci anche la moglie, dietro promessa di andar piano, visti i precedenti; ed addirittura andrò pianissimo se dovessi avere in sella la figlia, che smania dalla voglia di vedere come sono fatti quelli che hanno la moto come il suo papà».
Non sarà lo stesso che andare a cena con la regina quando riceve a Buckingham Palace le delegazioni diplomatiche... ma vuoi mettere il divertimento?