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L’intervista, firmata da Cristiano Marcacci, prende le mosse dalla breve esperienza di Lapo a Pontedera, come operaio metalmeccanico sotto mentite spoglie, in Piaggio nel ‘95 quando aveva diciotto anni. Era una tradizione di famiglia, lavorare per qualche mese in incognito sulle linee di produzione, e in quel periodo presidente del gruppo era Giovannino Agnelli, cugino di Lapo e a lui molto legato, scomparso per malattia a soli 33 anni.
“Ho dei ricordi molto piacevoli, che mi legano ancora alla figura di Giovannino, persona di gran cuore: lui era contraddistinto da una grande visione, dall’amore per il lavoro, da professionalità e serietà. Ha fatto grandi cose in Piaggio, continuando brillantemente sulla scia di quanto realizzato dalla nostra famiglia, a partire dal fondatore. In Piaggio ho lavorato in incognito tra i 18 e i 19 anni, mi avevano inserito nella squadra degli operai dedicati alla linea di produzione del Typhoon 50. C’era un bell’ambiente in fabbrica e dormivo in una pensioncina nelle vicinanze dell’ingresso dello stabilimento. Andai avanti nelle vesti di Lapo Rossi fino a quando venni scoperto da un compagno di reparto e la copertura saltò. Fu lui a dirmi davanti agli altri 'Ma quale Lapo Rossi, tu sei Lapo Elkann, confessa!'. Mi aveva riconosciuto in una foto pubblicata da un giornale…”
Lapo Elkann, attuale presidente di Garage Italia Customs, spiega perché ha presentato questa Vespa-omaggio per Giovanni Alberto Agnelli, una inedita Vespa 50 Special-e full electric. E non rinuncia a qualche frecciata.
“La Special 50 elettrica mi sembra il modo migliore per onorarlo: rappresenta la sua straordinaria capacità di guardare oltre, di leggere in qualche modo il futuro. Mi dispiace che questa iniziativa, la Vespa da intitolargli, sia stata del sottoscritto e di Garage Italia e Garage Italia Customs e non del Gruppo Piaggio. Con questo non voglio scatenare alcuna polemica nei confronti della proprietà di Piaggio, non affermo certe cose per avere il titolone sul Tirreno. Dico solo che da parte di Colaninno mi aspetterei ad esempio che riportasse presto all’interno del Museo Piaggio l’effige di Giovanni Alberto Agnelli. E’ un appartenente alla famiglia dei fondatori e, soprattutto, da lui arrivò in quegli anni un grande slancio di sviluppo. Ora c’è Colaninno a capo di Piaggio, ma la storia non si può cancellare e bisogna ricordarsi dei grandi nomi del passato dietro a quel marchio”.
La famiglia di Giovannino è stata molto felice dell’idea della Vespa in suo onore.
“Ovviamente, prima di procedere con la dedica della Vespa, ho chiamato Allegra (la seconda moglie di Umberto Agnelli, ndr) per informarla e presto donerò il primo modello alla figlia di Giovannino, Virginia Asia. La nostra famiglia è ancora molto unita, anche se ovviamente, per i rispettivi impegni, non ci vediamo tutti i giorni. Con la forza di questa unione abbiamo vissuto momenti straordinariamente belli, ma anche momenti molto brutti».
E tra quelli brutti rientra ovviamente la tragica scomparsa del cugino.
"Ma anche tra i più belli, perché Giovannino portava luce ovunque andava, con cordialità e gentilezza nei confronti di tutti. Oggi nel mondo degli affari è impossibile trovare una figura come lui. Ovviamente non voglio fare nomi, ma la maggior parte brilla per arroganza e presunzione. Giovannino impersonò davvero il motto che 'i soldi non fanno l’uomo'. Era uno vero, era un puro. Le dirò che da operaio della Piaggio fui praticamente costretto a scioperare contro di lui, ma non avevo alternative e lui comprese subito”.
Quando Marcacci domanda a Lapo se, nel nome di Giovannino, cercherà di parlare con Roberto Colaninno, Elkann si dice pronto a farlo.
“Sarei felicissimo di poter riallacciare i rapporti coi Colaninno. Loro sono più dei finanzieri che degli imprenditori, ma mi auguro di poter progettare un ponte costruttivo. Vorrei chiedergli di riportare sotto le luci l’esperienza della nostra famiglia in Piaggio. Il fatto, ad esempio, che il Museo Piaggio non sia intitolato a Giovannino mi ferisce. Vorrei che si rimediasse al più presto”.