Nico Cereghini: "Le 5 strade più belle del mondo"

Vi va di andare avanti con le classifiche? Le cinque strade che ci sono piaciute di più. In moto, ovvio, e secondo i nostri gusti personali | Di N. Cereghini
28 gennaio 2010


Ciao a tutti, vi va di andare avanti con le classifiche? Le cinque strade che ci sono piaciute di più. In moto, ovvio, e secondo i nostri gusti personali. Nel mio caso  curve asfaltate e panorami, ma vale tutto.

Parto dal fondo. All’ultimo posto metto una strada greca, sud del Peloponneso, che scendeva a tornanti verso il mare di Limeni. Non larga, ma asfaltata bene e trafficata zero. Quella notte di luglio c’era luna piena, la mia Laverda 750 non aveva gli automatismi di oggi che ti obbligano a tenere accesi gli anabbaglianti, ci godemmo una ventina di chilometri a luci spente ma con la visibilità praticamente perfetta. Lo so che non è corretto, per questo la metto al quinto posto e non al primo. Ma penso anche che l’emulazione è esclusa: quasi tutte le moto lo impediscono e il traffico pure.

Al quarto posto infilo la strada che mi ha detto “tu sei veloce, quasi un pilota” quando avevo diciassette anni e la Gilera 98. La Bellagio-Como, 33 chilometri di curve tra i muri tipo TT, che con il traffico di allora e meno di dieci cavalli potevano essere molto divertenti. Roba pericolosa, oggi proibita, ma lì diedi la paga alle 175 e a qualche 250.

Nico a 17 anni con la sua Gilera 98. Era uno sbarbato nel vero senso della parola!
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Al terzo gradino del podio metto una strada francese perché la Francia resta una gran bella meta per noi motociclisti. Il collegamento tra il Col du Lautaret ed il Galibier, in Savoia, viene spesso inserito nel Tour. Si va dai 2000 ai 2600 metri, quando l’ho fatto io il fondo era praticamente perfetto, ed è immerso in un paesaggio magnifico.

Per il posto d’onore mi trasferisco fino in Sicilia, nella regione delle Madonìe. Per i 72 chilometri della leggendaria Targa Florio, gara riservata alle vetture prototipi, interrotta se non sbaglio negli anni Settanta. Io l’ho fatta una decina di anni fa, logicamente sulle strade aperte: Cerda, Caltavuturo, Polizzi, Collesano, Campofelice, e ancora Cerda. Un fascino speciale che profuma di storia, un percorso da fare anche due volte respirando profumi e leggenda.

Un passo alpino italiano merita per me il primo posto. E’ il mio preferito, nel cuore delle Dolomiti trentine: passo Gardena, salendo da Selva (11 km) e scendendo in Alta Badia. E poi vale certo la pena di proseguire intorno al Gruppo del Sella con i passi di Campolongo, Pordoi, Sella. Nessun Paese ha una strada così, vengono da tutto il mondo per guidare nel paradiso dei motociclisti.
Certo non si può spingere come si vorrebbe, ma qualche bella serie di curve aperte si può quasi sempre fare, se c’è la massima visibilità e senza tagliare.

Ascolta l'audio di Nico

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