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Il tema è caldo e resta al centro del tavolo da anni: da una parte gli ambientalisti e le associazioni alpine, dal Cai in là; dall’altra gli operatori del turismo che resistono, in mezzo le Province interessate (che prendono tempo). Chiudiamo i passi! Da dove partiamo questa volta? Dalle associazioni alpine.
"Il traffico nelle valli dolomitiche - si legge in una nota - ha ormai raggiunto dimensioni insopportabili. L'impatto dell'inquinamento causato dall'afflusso di auto, macchine da corsa e moto è aumentato a tal punto che sia gli abitanti del territorio che i turisti stanno subendo un notevole peggioramento della qualità della vita”.
Macchine da corsa è un argomento nuovo, ci pare. Vedremo se funzionerà. Le sezioni locali delle associazioni alpinistiche rappresentano complessivamente 3.700 appassionati di montagna della zona; ma di contro una parte importante delle valli ladine collegate dai famosi passi si guadagna da vivere con il turismo. Da qui il conflitto che va avanti da anni e non trova una soluzione.
Che il turismo di massa (peraltro in crescita) stia provocando notevolissimi danni è evidente a tutti. Il presidente de Coni, Antonio Montani, ha recentemente tuonato: il brand Patrimonio dell’Unesco ha prodotto un afflusso eccessivo e non più sostenibile. “Togliamolo!” ha concluso provocatoriamente. Apriti cielo!
Secondo le associazioni, sono sempre di più gli abitanti delle valli che non ne possono più del traffico congestionato. Non si tratta solo del traffico sui passi, sostengono , ma anche di quello delle strade di collegamento, ormai congestionate dal traffico privato.
Due i fenomeni che denunciano queste associazioni alpine: la quantità di traffico, che inquina e limita la mobilità dei locali, e poi il “numero crescente di auto e moto sportive che utilizzano le famose strade panoramiche come piste da corsa private, che inquinano di più e viaggiano a velocità eccessive”
“Il pedaggio non basta più -è la tesi- perché chi può permettersi una Porsche non sarà scoraggiato da un pedaggio”.
La richiesta è ancora quella: chiudere i passi al traffico motorizzato privato dalle 9 alle 16, esentando naturalmente le attività professionali e i trasporti pubblici. Ma basterebbero questi trasporti pubblici per le necessità di spostamento dei turisti? Secondo loro le infrastrutture alternative come gli impianti a fune sono già “sufficientemente disponibili” nella valli dolomitiche, anche se sarebbe necessario aumentare la frequenza dei bus e soprattutto “creare un servizio interprovinciale”.
Le associazioni alpinistiche delle valli dolomitiche sono convinte che un progetto pilota di diversi anni possa convincere anche gli scettici.Da notare che una soluzione di chiusura era stata provata per un breve periodo al passo Sella, ma è stata annullata quasi subito.
“Chiediamo da oltre vent’anni una soluzione sui passi dolomitici - attacca il presidente Avs Simeoni - però sono state attuate poche misure concrete e l’amministrazione provinciale si nasconde dietro la mancanza di competenze, di personale o di collaborazione con le province vicine. E’ il momento di prendere decisioni coraggiose e innovative: si può trovare un equilibrio tra la qualità della vita della popolazione locale e il turismo”.
Sarà la volta buona? Sui passi cambierà tutto la prossima estate? Ne dubitiamo. Intanto si parla poco di controlli: sarebbe interessante conoscere se quelle famose “auto e moto da corsa che gareggiano” sui passi sono state controllate, e quante. Noi vediamo nei mesi estivi un gran traffico, sì, lento e congestionato; ma composto per lo più da auto pacifiche, mototuristi, tanti camper, ciclisti... Le moto sportive sono una piccola minoranza e poche vanno forte.