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Non è decisamente colpa nostra se questa rubrica si sta popolando di moto da sogno per il loro fascino, e da incubo per il loro prezzo. È vero, lo ammettiamo per la seconda volta consecutiva: come per la Ducati 888 Sp4S che vi avevamo presentato su queste righe poco tempo fa, anche questa provocante Ducati Panigale 1299 Superleggera ha un prezzo fuori orbita (solare, mica terrestre...) che temiamo possa costringere qualcuno tra gli appassionati meno solidi psicologicamente a darsi al gratta e vinci compulsivo nella – illusoria – speranza di vincere i ben 100.000 (sì, sono cinque zeri) euro richiesti per scrivere il proprio nome nel libretto di circolazione di questa magnifica moto.
Siamo poco interessati ad entrare nel merito del giudizio sulla giustificabilità di questa cifra ma, magari, vorremmo dare una dimensione più concreta all'impegnativa proposta che si qualifica come “Bella” senza ombra di dubbio ma “Possibile” solo limitatamente alla possibilità di potersi ancora accaparrare una di queste vere e proprie opere d'arte motociclistiche.
La dodicinovantanove Superleggera nasce nel 2016 (per essere commercializzata nel 2017) con la precisa volontà di Ducati di portare su una moto euro 4, omologata e con intervalli di manutenzione da grande produzione, il top della raffinatezza e il massimo della tecnologia. Una sfida tecnologica impressionante e forse anche un po' fine a sé stessa, ma che, una volta portata in pista, ha fruttato un terzo posto con Alessandro Valia – tester della casa bolognese - nel Campionato Cinese Superbike 2017 sul circuito di Zhuhai, correndo come wild card con targa e fari in mezzo a piloti di caratura internazionale. Due i numeri della Panigale Superleggera 1299 che fanno ancora adesso girare la testa: 156 kg a secco e 220 cv (entrambi i valori ottenuti con lo scarico racing a corredo), cifre da Superbike vera, che si commentano da sole con capogiri e senso di stordimento quando si realizza che di questa moto sono stati prodotti solamente 500 esemplari al costo (nel 2017) di 80.000 euro cad.
Quella che vedete in vendita, oltretutto, è la numero 1 - uno, come i chilometri percorsi: del resto, si possono notare la presenza della pellicola protettiva sul dashboard, e i pneumatici intonsi, segni che parlano di una moto che non ha mai messo le ruote su strada.
Per realizzare questa motocicletta irragiungibile, non solo nel senso della sua velocità in pista, la ricerca di prestazioni fuori scala e di leggerezza inarrivabile ha portato Ducati a rivedere totalmente il validissimo progetto Panigale, ve ne abbiamo parlato approfonditamente qui; la 1299 Superleggera fa infatti uso di carbonio per il telaio monoscocca, i cerchi, il codino autoportante e il forcellone: tutti questi componenti sono stati testati, numerati e verificati singolarmente sulla rispondenza al progetto per garantire l'assoluta integrità e affidabilità. All'avantreno spicca una forcella Öhlins FL936 con steli da 43 mm, più leggera di 1,35 kg rispetto alla NIX30 della Panigale R, mentre al mono posteriore, l'outstanding Öhlins TTX36 della Panigale R, viene donata una molla in titanio per un risparmio di mezzo chilo.
Dando libero spazio ai progettisti – e svincolandoli dalla mannaia dei costi di produzione - il bicilindrico 1299 diventa un monumento alla tecnica da corsa grazie ai pistoni a due segmenti da 116mm di diametro che portano il rapporto di compressione fino a 13:1, alle valvole di aspirazione e scarico in titanio di diametro maggiorato rispetto alla Panigale R (che viene quasi da definire una moto “normale”) e dall'alzata aumentata fino a 17,3mm; si continua con le teste totalmente ridisegnate e carter fusi in sabbia per capitolare, più storditi di prima, con l'albero motore – il singolo componente più pesante dell'intero veicolo – da 5,5 kg con contrappesi in tungsteno.
La 1299 Superleggera rappresenta una delle vette più evolute, raffinate e costose in campo motociclistico: certamente lo è riguardo la conclusa stagione delle Ducati bicilindriche Superbike; potrebbe forse condividere lo scettro dell'esclusività con la Honda RC213V-S che, a differenza della bolognese, prendeva le mosse dal progetto MotoGp Open, e concedeva i suoi 159 cv solo dopo un versamento di 192.000 euro; per arrivare ad una potenza degna di una MotoGp bisognava poi compilare un altro assegno di 11.000 euro, ma questa è un altra storia: anzi, se vogliamo, questa è la stessa identica storia di moto nate più per passione e per voglia di stupire che per pensare di far breccia nel grande pubblico; motociclette pensate per dare libero sfogo alle capacità tecnologiche delle Case, e per far sognare gli appassionati e i... milionari.
Lo stesso Claudio Domenicali, amministratore delegato di Ducati, all'atto della presentazione della Superleggera dichiarò che non era stato fatto alcun compromesso, e il prezzo elevato sarebbe stato l'ultimo dei problemi per i 500 fortunati acquirenti. Una moto da collezione, allora? No, una moto raffinatissima e inebriante che già due anni fa realizzava il sogno di poter guidare un mezzo realizzato con gli stessi principi ispiratori delle Ducati da competizione, e con la quale poter provare inimmaginabili sensazioni riservate solo a piloti del calibro di Rea o Davies. Come quella di fare un assegno a cinque zeri.
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