Le Belle e Possibili di Moto.it: Cagiva Freccia C9

Le Belle e Possibili di Moto.it: Cagiva Freccia C9
La nostra consueta rassegna sull'usato questa volta si occupa della prima vera super sportiva 125 varesina: la Freccia C9. Esteticamente ispirata alla Paso, all'epoca la Ducati era nel gruppo Cagiva, nel tempo è evoluta nelle versioni C10 e C12
20 giugno 2014

Le Belle e Possibili di Moto.it è una rubrica nata per segnalarvi le moto da sogno che spuntano fra i nostri annunci. Modelli particolari, molto significativi al loro tempo oppure che possono rivestire elevato valore affettivo in veste di sogni di gioventù. Moto che scendono a prezzi umani con il passare degli anni, o semplicemente tornano a essere acquistabili dopo essere state introvabili per tanto tempo. Magari esemplari con tanti anni ma pochissimi chilometri: sono pochi ma esistono, e non bisogna farseli scappare perché potrebbero presto diventare mezzi unici da collezione.

 

La Cagiva Freccia che vi presentiamo oggi - e a cui abbiamo appena dedicato una monografia in collaborazione con gli amici di 125Stradali.com - è stata un modello epocale. Vera e propria riedizione in sedicesimo di quella Ducati Paso con cui Massimo Tamburini aveva lasciato tutti a bocca aperta, la Freccia C9 ne riproponeva quasi integralmente l'estetica, incentrata su una carenatura sigillata, indicatori di direzione e specchietti integrati, e soprattutto il cupolino "cieco", ovvero privo di plexiglass. Dove la Freccia prendeva le distanze era nel parafango anteriore carenatissimo - che si amava o si odiava - e nel doppio scarico, integrato nel codino come andava di moda allora sulle 500 per le marmitte dei cilindri posteriori. Non abbiamo parlato a caso di 500, perché la C9, come le successive C10 e C12, avevano molto del design della C588 con cui Randy Mamola regalò il primo podio alla Cagiva in Belgio, sotto il diluvio.

 

La Cagiva Freccia C9 in una pubblicità dell'epoca
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La carenatura integrale nascondeva un doppio trave perimetrale in acciaio, con telaietto posteriore in tubi quadri e forcellone scatolato dello stesso materiale. Il comparto sospensioni prevedeva all'avantreno una forcella Marzocchi non regolabile con steli da 35 mm, mentre al retrotreno un monoammortizzatore della stessa marca (ma regolabile nel precarico) veniva azionato dal sistema di leveraggi progressivi Soft Damp. I freni Brembo si istanziavano in un disco singolo da 260 mm all'avantreno con pinza a due pistoncini e da uno da 240 al retrotreno. I cerchi in lega calzavano pneumatici nelle misure 100/80 x 16" e 110/80 x 17".

Il motore derivava dall'Aletta Oro, mantenendone in gran parte la zona bassa pur rivoluzionandone la termica, dotata di sistema misto valvola allo scarico/camera di risonanza a comando meccanico che migliorava l'erogazione ai medi regimi modificando il diagramma di scarico. All'alimentazione provvedeva un carburatore Dell'Orto da 28 mm, mentre le vibrazioni venivano ridotte da un contralbero d'equilibratura. I test dell'epoca trovarono una potenza massima superiore ai 24 cv alla ruota, capace di spingere la Cagiva Freccia a ben 156 km/h. Una rivale faceva di meglio nella velocità di punta, ma nessuna sapeva tenerne il passo in accelerazione.

 

L'esemplare che vi presentiamo appare in buone condizioni, nonostante qualche dettaglio posticcio (le "orecchie" che integrano specchietti retrovisori e lampeggiatori) e adesivi che potrebbero non rendere automatico il ripristino della livrea originale. Il chilometraggio è ragionevole, e la quotazione appropriata; tenete presente che con la recentissima implementazione della procedura online, l'iscrizione di una moto sul registro storico è ancora più semplice ed economica.

 

Foto: 125Stradali.com

 

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