Le emozioni della 24 ore di Le Mans: vince F.C.C. TSR Honda ma la rimonta di Yoshimura SERT Motul è incredibile

Le emozioni della 24 ore di Le Mans: vince F.C.C. TSR Honda ma la rimonta di Yoshimura SERT Motul è incredibile
La prima prova del campionato mondiale Endurance è vissuta su una serie di colpi di scena: trionfano i campioni in carica di F.C.C. TSR Honda ma non sono mancate le emozioni fin dal primo giro
20 aprile 2023

L'Endurance è quella categoria che – a mio modo di vedere, a torto – in Italia non gode di grandissima popolarità, ma che altrove ha ben altro seguito, come dimostrato dalla 46esima edizione della 24 ore motociclistica di Le Mans; partiamo dalla dimensione dell'evento e dalla risposta del pubblico: il sito ufficiale EWC riporta oltre 77.000 spettatori nei giorni della 24 ore, il miglior risultato dal 2011, a conferma che la passione per l'Endurance non accenna a scemare; passione che ritroviamo – è proprio il caso di dire – in un ritorno atteso e che ha stampato un sorriso in faccia a tutti gli spettatori e agli addetti ai lavori, quello di Gino Rea che l'anno scorso aveva subito un drammatico incidente alla 8 Ore di Suzuka proprio in sella alla F.C.C. TSR Honda e in seguito al quale ha ceduto il manubrio ad Alan Techer.

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Gino continua il suo percorso di recupero (ed è già tornato a guidare in pista) ma la 24 ore di Le Mans è stata l'occasione per una parata in sella a una CBR1000RR-R SP stradale poco prima dell'inizio della gara, per salutare gli appassionati e anche per ricevere il premio EWC Spirit Trophy intitolato al pilota Anthony Delhalle (che vinse due volte la 24 ore ma perdette la vita in un incidente nel 2017). Significativo che la moglie di Delhalle e i suoi figli fossero presenti a Le Mans per consegnare a Rea il premio e chissà che la determinazione mostrata da Gino nel recupero non sia stata d'ispirazione a tutto il team F.C.C. TSR Honda per portare alla vittoria la Fireblade, dopo avere vinto il campionato 2022 grazie alla regolarità dei piazzamenti ma senza alcun primo posto.

Le qualifiche avevano però fatto intendere che il Team di casa - Yoshimura SERT Motul ha sede proprio dentro il circuito Bugatti e noi lo abbiamo visitato qualche mese fa - avrebbe fatto il massimo per portare a tre consecutive le vittorie alla 24 ore di Le Mans, con una prestazione sull'asciutto che aveva regalato alla Suzuki GSX1000R numero 12 (numero storico per Yoshimura che ha portato alla rinuncia dell'altrettanto storico numero 2 per SERT) la pole position. Al secondo posto YART Yamaha con il nostro Niccolò Canepa e terzi i campioni del mondo di F.C.C. TSR Honda, ma l'Italia era presente anche in quarta posizione con il Team Motoain che accanto a Perolari vedeva i nostri Tamburini e Polita.

Già poco dopo la partenza le carte si rimescolano: la Suzuki Yoshimura SERT Motul di Gregg Black scatta dalla pole ma all'altezza della curva Dunlop entra in contatto con la F.C.C. TSR Honda di Josh Hook: nell'impatto la moto di Black ruzzola nella via di fuga e resta pesantemente danneggiata con il pilota che si rialza e ripete l'impresa di Spa 2022 riportando a spinta la moto ai box, mentre la Race Direction rubrica l'accaduto come un incidente di gara.

Nel corso delle ore, tra rotture e conseguenti perdite d'olio sull'asfalto e safety car in pista, YART Yamaha e Honda lottano per la prima posizione, con Honda Viltais Racing e ERC Endurance Ducati (con David Checa, Chaz Davies e Philipp Ottl) a recitare il ruolo di avversari scomodi e pronti a dare la zampata verso il vertice del podio.

Cambia tutto quando, di notte, un problema alla pinza freno costringe YART Yamaha a una sosta ai box più lunga del solito dalla quale il nostro Niccolò Canepa riparte con un ritmo forsennato accorciando le distanze dai leader sulla Fireblade numero 1, ma la rincorsa della squadra austriaca subisce un'ulteriore battuta d'arresto prima dell'alba, quando Hanika cade incolpevolmente – e non è il solo - sull'olio perso da un altro pilota. Altra corsa verso il box, ma anche altro prezioso tempo perduto (alla fine le soste ai box di YART Yamaha saranno più lunghe di 12 minuti rispetto ai vincitori di F.C.C. TSR Honda, mentre il distacco totale sarà di 2 giri, poco più di tre minuti) che permette alla ERC Endurance Ducati e a BMW Motorrad World Endurance Team (protagonista di una caduta con Illya Mykhalchyk) di avvicinarsi alle posizioni di vertice.

Vince T.S.R. FCC Honda

Alla fine delle 24 ore la classifica vedrà quindi la vittoria di F.C.C. TSR Honda, al secondo posto YART Yamaha e in terza posizione BMW Motorrad World Endurance Team; quarta Honda Viltais Racing, davanti a ERC Endurance Ducati, la cui lotta per il podio è stata poi pregiudicata da un lungo pit stop per cambiare la frizione. Per Hook e Di Meglio questa è la terza vittoria nella 24 ore di Le Mans, mentre per Techer è il secondo trionfo.

La rimonta di Yoshimura SERT Motul

E la Yoshimura SERT Motul di Gregg Black, Sylvain Guintoli ed Etienne Masson, direte voi?

Li avevamo lasciati ai box a rimettere la moto in condizioni di continuare la gara, dopo la caduta successiva alla partenza e – immaginiamo – la disperazione o la rabbia di piloti e tecnici, ma non si sono dati per vinti e per chi scrive rappresentano uno degli esempi di tenacia, sportività e passione che pervade tutto l'ambiente dell'Endurance. Dopo 17 minuti nel box per sostituire buona parte della moto e oltre 20 giri di stop la Suzuki GSX1000R riparte, ultima.

 

Ultimi non vuol dire sconfitti: l'Endurance è magia, è costanza, è un campionato di quattro gare dove ogni briciola di impegno è essenziale a portare a casa il risultato e nulla importa se poco fa eri in pole e adesso sei cinquantaquattresimo, nulla importa se avevi altre aspettative per questa gara che per la squadra è come correre nel giardino di casa e probabilmente fa male sapere che in questo momento il massimo cui puoi aspirare è un piazzamento; i conti si fanno dopo 24 ore, dopo chissà quanti pneumatici posteriori cambiati, stint notturni, 266 giri a pilota, stanchezza tua ma anche degli altri e chissà che la fortuna non possa dare una mano ora che la sfiga è già passata all'incasso.

 

La Suzuki del team Yoshimura SERT Motul arriva al traguardo e prende 22 giri dai primi, il suo total pit time è di quasi un'ora e dieci minuti, quando chi li precede in classifica non è mai andato oltre i tre quarti d'ora e la condotta di gara dei vincitori li ha portati a fermarsi nei box solo per 30 minuti. Arrivano settimi, tenaci e caparbi. Forse pure felici di una rimonta epica, e per toglierci l'ultimo dubbio su cosa ti passa per la mente quando vedi una delle 4 gare della stagione compromessa in modo così rocambolesco abbiamo voluto sentire Damien Sulnier che del Team Yoshimura SERT Motul è il Team Manager: “La caratteristica (da avere, ndr) nell'Endurance è quella di non mollare mai. La gara è lunga e noi abbiamo sempre la volontà di rimettere la moto sulle sue ruote. I piloti di endurance hanno una mentalità specifica e non accettano di arrendersi, e i nostri tecnici sono particolarmente abili nel ripristinare la moto in tempi record”.

 

Le aspettative erano alte: “Dopo aver ottenuto la pole position, il nostro obiettivo era quello di vincere la 24 ore per la terza volta consecutiva. Naturalmente sapevamo che i nostri avversari non ci avrebbero fatto alcun favore”, ma poi è avvenuto l'incidente tra Black e Hook: “Il desiderio di Hook di fare bella figura fin dall'inizio della gara era molto forte. La sua moto ha perso leggermente l'anteriore alla curva Dunlop, questo lo ha spinto verso Gregg Black e ha portato alla caduta della nostra Suzuki. Sono sicuro che l'intento della manovra non fosse quello di causare la caduta, ma credo che la mossa sia stata troppo aggressiva per la prima curva di una gara lunga oltre 850 giri”.
 

Incidente che ha comportato la sostituzione di buona parte della moto: si sono salvate forcella, forcellone e telaio, mentre sono stati sostituiti il dashboard, la carenatura, il serbatoio e tutta la parte posteriore. “Questo incidente non solo è costato la possibilità di vincere a Le Mans, ma mette in discussione l'intero campionato”.  Quando hai visto l'incidente hai pensato "la gara è finita"? “Il mio primo pensiero è stato per Gregg. Come sta il mio pilota? Quando ho capito che poteva rialzarsi, mi sono sentito sollevato”.

La sosta ai box dura 17 minuti, 20 giri persi vedendo sfilare le moto degli avversari per ripartire 54esimi con l'obiettivo di mantenere il ritmo più alto possibile: alla fine il miglior giro della Suzuki sarà il 341esimo con il sesto crono assoluto pari a 1:36:377, quando il best lap in gara verrà siglato dalla BMW di Mykhalchyk con un 1:35:751, quasi mezzo secondo più veloce del record stabilito l'anno scorso.

Chiedo se magari 10 anni fa, con moto meno sofisticate di rispetto a quelle di oggi si sarebbe potuto fare meglio e risalire anche oltre la settima posizione, magari anche aspirare alla vittoria: “Quando c'è un gruppo di 5 o 6 moto che viaggia al nostro stesso ritmo, è estremamente difficile tornare ai primi posti o essere protagonisti”, afferma Damien. “Durante il nostro pit stop, queste moto hanno preso un vantaggio che non siamo riusciti a recuperare. Questo fatto è sempre valido, anche se 10 anni fa le moto non erano così veloci, ed è così per tutti i competitors” e quando gli chiedo se le moto da Endurance stanno diventando più esasperate mi dice: “Ogni marchio ha le sue moto ufficiali. Queste moto stanno diventando sempre più tecniche e sofisticate come quelle della SBK. Ci allontaniamo dalle moto stradali. È anche un passo da fare per continuare a progredire nell'endurance e mantenere l'interesse del pubblico. Fortunatamente, la FIM ha introdotto un regolamento che livella i valori tra le due categorie, EWC e Superstock”.

Prossimo appuntamento con l'Endurance dal 16 al 18 giugno con la 24 ore di Spa!

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