Gli altri motori a sei cilindri in linea
Tralasciando alcuni esemplari unici realizzati da un paio di appassionati americani
su base Henderson e Indian e addirittura una “special” costruita in Spagna all’inizio degli anni Venti, tutti a sei cilindri in linea longitudinale, i motori con questo frazionamento hanno dovuto attendere la fine degli anni Cinquanta per essere presi in seria considerazione da parte dei tecnici del settore motociclistico.
Come logico i primi ad interessarsene sono stati i costruttori di moto da corsa.
La MV Agusta nel 1957-58 realizzò una 500 a sei cilindri in linea frontemarcia, che però non uscì dallo stadio sperimentale, e riprese questa architettura nel 1969 per una 350 che non ebbe seguito a causa dei mutati regolamenti, che limitavano a quattro il massimo numero di cilindri.
Un successo straordinario ebbero invece
le 250 a sei cilindri in linea frontemarcia della Honda, progettate dal famoso tecnico Irimajiri, che conquistarono il titolo iridato nel 1966 e 1967 e dalle quali venne ricavata una versione di 297 cm3, essa pure vincitrice di un mondiale, nel 1967.
Per quanto riguarda le moto di serie, la prima sei cilindri in linea è stata
la Benelli 750, presentata nel 1972, con distribuzione monoalbero, che disponeva di 71 CV a 8900 giri/min; nel 1978 la sua cilindrata è stata portata a 906 cm3 e la potenza a 80 cavalli.
Sul finire degli anni Settanta sono apparse la
Honda CBX bialbero a quattro valvole per cilindro, la cui prima versione erogava 105 CV a 9000 giri/min, e
la Kawasaki Z 1300, bialbero con raffreddamento ad acqua, che disponeva di ben 120 CV.
Architetture diverse
Le moto a sei cilindri in linea, prodotte comunque in numeri modesti, sono uscite di scena durante gli anni Ottanta e fino alla comparsa della
BMW K 1600 di motori di questo tipo nel nostro settore non si è più parlato.
Ci sono stati però altri modelli con questo stesso frazionamento ma differente architettura costruttiva che meritano di essere menzionati.
Nella seconda metà degli anni Settanta
la Laverda realizzò, su progetto dell’ing. Alfieri, una 1000 a sei cilindri a V di 90°, bialbero con raffreddamento ad acqua, destinata ad impiego agonistico, dalla quale si pensava di ricavare in seguito più di un modello stradale. La moto, accreditata di 143 cavalli a 11000 giri/min, era però pesante e lunga (il motore era disposto longitudinalmente); inoltre, i costi di industrializzazione erano molto elevati. Il programma di sviluppo venne pertanto abbandonato. Nello stesso periodo la
Honda aveva pensato a un V 6 (trasversale) per la sua ammiraglia; la moto, denominata CVX 1000 non uscì dallo stadio di prototipo in quanto ad essa venne preferita la CBX, con i cilindri in linea.
Una apprezzabile diffusione ha avuto invece la
Honda GL 1500, apparsa nel 1988 e poi evolutasi nella 1800, il cui motore boxer a sei cilindri era estrapolato direttamente dal quadricilindrico della prima
Gold Wing, realizzata in versioni di 1000 e successivamente di 1200 cm3.
Se sei sono pochi…
Nella storia delle moto da competizione un posto di assoluto rilievo spetta alla
mitica 500 da Gran Premio realizzata dalla Moto Guzzi nel 1955 su progetto dell’ing. Giulio Cesare Carcano, con motore a otto cilindri a V di 90°. Si trattava di un autentico capolavoro di meccanica la cui messa a punto non potè essere completata a causa del ritiro della Casa dalle competizioni. La potenza nel 1957 era dell’ordine di 72 cavalli a 12000 giri/min.
Prima di questa splendida 500 c’erano stati solo alcuni esempi sporadici di moto con più di sei cilindri. Ricordiamo la Dufaux del 1905 con motore stellare, rimasta allo stadio di prototipo, la moto da record di Glenn Curtiss con un V8 di ispirazione aeronautica, che nel 1907 toccò i 218 km/ sulla spiaggia di Daytona e la Galbusera con motore V8 a due tempi del 1938, essa pure costruita in un unico prototipo.
Dopo la Guzzi, anche la Benelli pensò a un V8 bialbero per la sua nuova 250 da GP destinata al mondiale 1970. Vennero realizzati vari componenti del motore, ma poi il progetto fu abbandonato a causa delle limitazioni imposte dal nuovo regolamento.
Per realizzare un modello di serie diverso da tutti gli altri, anche il vulcanico Giancarlo Morbidelli, le cui 125 da GP avevano vinto mondiali a ripetizione negli anni Settanta, pensò a un motore V8. La moto, di impostazione granturistica, venne realizzata nel 1997-98. Il motore di 850 cm3 era disposto longitudinalmente e la trasmissione finale era ad albero. La potenza veniva indicata in 120 CV a 11000 giri/min. Questa interessantissima realizzazione non è mai entrata in produzione.