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A Palermo il 17 e 18 ottobre, nell'annuale e prestigioso incontro di No Smog Mobility, ci si è interrogati sul futuro della mobilità e sulle ricadute sia per le aziende che a vario titolo partecipano il mercato generale dei trasporti privati, sia per coloro che andranno con i loro desideri e con le proprie aspettative di mobilità a chiedere alle Case produttrici di veicoli a motore (sia questo endotermico, elettrico o ibrido).
Una cosa è certamente emersa dai lavori che hanno visto l'alternarsi di personalità di primo piano nel mondo dell'automotive: le città stanno cambiando, più grandi, più affollate, più connesse sia al loro interno che verso l'esterno, e con loro la stessa domanda di mobilità cambia.
Durante la due giorni del convegno organizzato da Dario Pennica (Direttore di Sicilia Motori) e Gaspare Borsellino (Direttore dell'agenzia Italpress) ospitando alcuni dei più autorevoli interlocutori dell'industria automobilistica (tra cui Marco Freschi responsabile coordinamento media PSA Italia, Rosario Argento Fleet Electric Vehicles Dealer Performance Manager Nissan Italia, Alessandro Toffanin relazioni istituzionali e comunicazione BMW Italia e Marco Alù direttore comunicazione Ford Italia) si è parlato di come gestire e guidare la ormai inevitabile transizione verso un futuro dove ogni mezzo a motore sarà elettrico, molte delle automobili che vedremo in circolazione saranno in tutto o in parte prive di guidatore e interconnesse tra di loro; già alcuni importanti aspetti del futuro della mobilità sono stati sdoganati come accettabili dalle previsioni industriali, pensiamo in primo luogo alla necessità di aggiornare il parco circolante fatta presente da Romano Valente Direttore Generale UNRAE.
Ma è anche vero che molte di queste previsioni, anche in ambiti molto diversi da quello automotive, si sono rivelate sbagliate: Gianfranco Pizzuto Jaguar Ev Brand Ambassador ha portato l'illuminante esempio di quando negli Usa si stimava che la penetrazione dei telefoni cellulari sarebbe stata inferiore di decine di volte a quella poi verificatesi nella realtà e Roberto Lonardi Responsabile pubbliche relazioni Volvo Car Italia ci ha ricordato di quando si riteneva che il cavallo non sarebbe mai stato soppiantato dall'automobile.
Potremmo impiegare giorni a disquisire sulla effettiva necessità di normative ambientali sempre più stringenti (laddove, a detta di tutti ormai tra uno step di EuroX e i successivi, gli affinamenti consentono solo piccolissimi, costosi, miglioramenti della qualità dei gas di scarico) o sulle effettive colpe del trasporto riguardo gli agenti inquinanti e le sostanze clima alteranti (invero piuttosto limitate, nell'ordine rispettivamente del 20 e del 13 % secondo una ricerca European Environment Agency) o sulla “campagna di disinformazione sul motore Diesel” citata da Davide D’Amico responsabile ufficio stampa FCA Italia, il punto è che il futuro è elettrico.
Presto o tardi, come già dimostrato dai maggiori player dell'industria automobilistica che hanno già dichiarato di voler produrre - in tempi relativamente brevi - solo automobili elettriche o elettrificate, saremo tutti sollevati dai rumori e dagli odori a noi oggi familiari dei mezzi a motore. Ma se volete un resoconto più completo su quanto discusso nell'aula Capitò della facoltà di Ingegneria dell'Università di Palermo di fronte ad una platea affollata di studenti di ingegneria e giornalisti, vi rimandiamo volentieri all'articolo di Daniele Pizzo su nostro gemello Automoto.it.
Quello che qui sulle pagine di Moto.it ci sembra interessante riportare è che questa rivoluzione sta toccando anche il nostro mondo, magari più piccolo rispetto al grande universo automobilistico ma certamente più passionale e, in media, più informato e competente sugli aspetti tecnici. Già da alcuni anni i primi marchi elettrici hanno fatto capolino nel mercato motociclistico, pensiamo a Zero, Energica, Vectrix, Italian Volt, Vmoto e la stessa tradizionalissima Harley-Davidson ha presentato un proprio prototipo elettrico che ha fatto molto chiacchierare i fedelissimi del marchio.
Ma la domanda che viene inevitabile porsi è se noi appassionati siamo pronti ad accettare che le moto cambino radicalmente. L'elettrico applicato alla moto si porta dietro tutte quelle sfide riguardo a peso – e al suo posizionamento -, ingombri, autonomia ed estetica che non permettono, a differenza delle quattro ruote, la semplice applicazione di una power unit al posto di un quattro cilindri o di un bicilindrico: l'intero veicolo deve essere pensato e progettato per ospitare un motore a zero emissioni e questo porta a ripensare totalmente il concetto di motocicletta.
Siamo pronti a rinunciare al rumore (da molti ritenuto indispensabile per la sicurezza, da altri considerato la voce della propria motocicletta), al cambio di marcia, all'odore di benzina, al piacere di parlare di pistoni, valvole e assi a camme con gli amici? Siamo pronti a gestire una dinamica della guida in qualche modo diversa? Ci vorrà probabilmente del tempo ma anche qui la transizione sembra inevitabile, anche sul lato della guida assistita o autonoma di cui abbiamo già visto qualche esempio, e per lungo tempo i mezzi elettrici a due ruote saranno o premium o dedicati al commuting cittadino e comunque conviveranno a lungo con quelli mossi da motori a benzina: è quanto è emerso da quella che, per la prima volta in otto edizioni di No Smog Mobility è stata la prima partecipazione di una Casa motociclistica, in questo caso Yamaha con la presenza di Fabrizio Corsi Product Planning Dept Manager PTW Division di Yamaha Motor Europe.
«Il motore - ha detto - è molto importante per chi lo conosce: per chi non lo conosce è solo parte dell'esperienza; il piacere di guida di fare una curva non viene tolto dal motore elettrico. Bisogna ragionare con logiche differenti: le nuove generazioni si adatteranno in fretta, sono più propense e integrate alle nuove tecnologie, ma motore endotermico ed elettrico conviveranno a lungo».
C'è bisogno di un cambio di mentalità o, forse, nemmeno di quello: le nuove generazioni nasceranno senza rimpiangere – né desiderare – un tipo di motorizzazione motociclistica che non avranno mai conosciuto e apprezzato e, con ogni probabilità, non ci sarà per loro alcuna transizione da gestire ma solo una realtà ecologica, pulita e silenziosa alla quale indirizzare la loro domanda di mobilità e di divertimento.