Le moto mai nate

Le moto mai nate
Ovvero, i prototipi delle industrie motociclistiche italiane che non hanno avuto un seguito | Massimo Clarke
5 agosto 2010


Ogni tanto si parla di motori innovativi (come l’OPOC del quale abbiamo dato notizia alcuni giorni fa) o di soluzioni tecniche inusitate o perfino rivoluzionarie. A parte il fatto che di veramente inedito si è visto ben poco negli ultimi decenni, le notizie in merito a queste novità riguardano in genere aziende estere. Pure in Italia però c’è chi di quando in quando sonda strade diverse.

Un valido esempio è costituito da un interessante motore a quattro tempi realizzato nel reparto esperienze della Cagiva, che per lungo tempo è stato assai attivo e vitale; in questo caso i tecnici varesini hanno voluto sondare un sistema di distribuzione completamente diverso da quelli convenzionali, nei quali per permettere o impedire il passaggio dei gas in entrata o in uscita dal cilindro si impiegano invariabilmente delle valvole a fungo.
Qui nella testa era alloggiato un distributore rotante, del tipo a manicotto, e non vi erano quindi parti in moto alterno. Ciò consentiva, volendo, il raggiungimento di regimi di rotazione elevatissimi (niente molle o sistemi desmodromici per il richiamo delle valvole!) e al tempo stesso permetteva di disporre di condotti di grandi dimensioni.

Questo monocilindrico, realizzato attorno al 1990 e rimasto allo stadio sperimentale, aveva una cilindrata di 450 cm3 ed era raffreddato ad acqua.
Il sistema impiegato, con condotti diametrali nel manicotto rotante, era concettualmente analogo a quello a suo tempo proposto dal tedesco Baer.
Il motore è stato provato al banco, ma avrebbe necessitato di un accurato lavoro di sviluppo (in particolare per risolvere il problema delle tenute), che non ha però potuto essere effettuato in quanto i tecnici del reparto esperienze erano troppo impegnati su altri fronti.
 

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