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Un paio di mesi fa, i coreani della Hyosung avevano preso contatti, tramite un manager milanese che li aveva coinvolti, con lo studio del curatore fallimentare della Moto Morini. Avevano visitato l’azienda bolognese, si erano informati molto dettagliatamente, e successivamente avevano anche presentato un’idea di piano industriale - comprendente un investimento di circa 3 milioni di euro in tre anni, il restyling dei modelli esistenti e nuovi progetti - che i sindacati avevano giudicato “convincente”. A tutt’oggi, però, pare che la cosa sia rimasta, come si suol dire, in stand-by. Come mai?
Ce lo ha spiegato Cristina Pattarozzi, della FIOM-CGIL bolognese. In pratica, la richiesta primaria del curatore fallimentare, che ammonta a 5,5 milioni di euro, prevede la vendita del complesso aziendale, immobile compreso. Tale richiesta è stata giudicata troppo elevata da tutti gli interlocutori. “Anche perché” racconta la signora Pattarozzi “qualunque grossa azienda o multinazionale estera nicchia davanti all’obbligo di acquisto comprendente anche l’immobile, per non rimanere troppo legata al territorio di produzione. Questo è sempre stato l’ostacolo primario al buon fine della trattativa, mentre non lo è stato il vincolo al mantenimento dell’attuale forza lavorativa. Che, anzi, qualcuno aveva giudicato anche sottodimensionata.
Tra l’altro, lo stabilimento andrebbe anche sensibilmente ristrutturato, quindi il prezzo globale richiesto è stato ritenuto a maggior ragione elevato, e l’interesse di Hyosung e di altri interlocutori si è raffreddato. Tra l’altro, viene da pensare che con l’eventuale acquisizione della Morini da parte di Hyosung avremmo potuto magari vedere anche delle Moto Morini 650, equipaggiate con il noto bicilindrico ad L coreano…
La seconda opzione di vendita dell’azienda bolognese, ovviamente, è invece quella che prevede la cessione disgiunta del complesso aziendale dall’immobile, per un importo di circa 2,6 milioni di euro, comprendenti l’affitto dell’immobile stesso per un periodo di due anni, garantito dal curatore fallimentare, dottor Aicardi. Solo che il limite ultimo, per gli eventuali offerenti, di versare a titolo di deposito cauzionale il 20% dell’importo richiesto è scaduto alle ore 12 di oggi, martedì 12 aprile 2011…
Quanto all’interessamento dimostrato per la Moto Morini da parte dell’industriale austriaco Thomas Bleiner e dal suo socio italiano Gianni Farneda (che prevedeva l’allestimento di un potente impianto fotovoltaico sul tetto dello stabilimento di Casalecchio di Reno, per vendere l’energia elettrica e finanziare in parte il riavvio della produzione motociclistica: leggi l'articolo), Cristina Pattarozzi ci ha rivelato che le garanzie offerte sono state giudicate insufficienti, anche perché Bleiner non ha mai presentato un vero piano industriale.
Insomma, al momento pare che la situazione non sia rosea per la nostra cara Moto Morini. Tuttavia, se l’asta di oggi si rivelerà inconcludente, certamente ne verrà fissata una più avanti. Nel frattempo, qualcosa di positivo potrebbe anche succedere. O perlomeno ce lo auguriamo vivamente, come lo auguriamo di cuore anche a tutte le maestranze della Casa bolognese. Incrociamo le dita!