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“A chi ogni tanto cade. Con o senza moto”. È con questa dedica che si apre il libro di Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, "Il bello del gas" (Baldini & Castoldi).
Il romanzo, ambientato nella Monza degli anni Sessanta, racconta la storia di due strambi fratelli meccanici di professione e innamorati delle moto e dell'avventura, Gino e Arturo. Una passione speciale e sfrenata che portava i due a inventare sempre nuove e strane sfide, prima solo sulle moto e poi man mano sempre più imprevedibili: bici contro macchina (in retromarcia), moto contro macchina, macchina, go-kart, pullman. Sempre con la stessa voglia di andare e di correre forte, l'uno più dell'altro.
"Giovanotti negli anni Sessanta, predisposti a fare le mattane, non appena afferrato un manubrio, non appena sentito il rumore. Ma all'inizio, un po' prima dei fatti, proprio questi fratelli della cosa parevano ignari, non avendo provato per caso la mania dell'andare a manetta. Si chiamavano il Gino e l'Arturo e facevano altri mestieri , sino a quando, come vedremo, non trovarono l'oggetto ispirato, sotto forma di una Lambretta, sempre accesa nei pressi del bar. E cioè del posto obbligato, dove stava qualcuno di Monza, con in testa i motori anche lui, altro non fosse per via della zona."
A fare da sfondo alle pazzie dei due fratelli, la città di Monza con l'officina e il bar di provincia chiamato Bar degli Stupidi, luogo d'incontri e scontri, risse, scherzi, scommesse, gare, record e qualche bicchiere di troppo. Nonostante i nomi di fantasia utilizzati dagli autori, non è difficile intuire chi siano stati nella realtà i veri protagonisti della storia, perché qualsiasi appassionato brianzolo ha sentito parlare, almeno una volta nella vita, delle persone e dei fatti narrati nelle poco più che cento pagine scritte da Pastonesi e Terruzzi.
Pubblicato a metà degli anni Novanta, Il bello del gas è un libro a metà strada tra realtà e finzione, forse un po' di nicchia ma certamente un must per gli appassionati dei motori anni Sessanta e per chi ama le moto , i motori e l'automobilismo con la "a" maiuscola, quello che ti fa sentire sulla pelle il contatto con l'asfalto: imprevedibile, cinico, forte e spietato.
Recensione a cura di Maddalena Candeliere