Libri per motociclisti: “Laverda 1000 V6, la formula 1 su due ruote”

Una moto mitica, forse il progetto più ambizioso degli anni Settanta. La 1000 sei cilindri progettata da Alfieri ha fatto una sola gara ma ha lasciato il segno. E il nuovo libro è emozionante
16 dicembre 2016

“Laverda 1000 V6, la formula 1 su due ruote” è il titolo suggestivo di un nuovo libro, curato dal francese Jean-Louis Olive e da Piero Laverda. Il primo è un grande appassionato del marchio di Breganze, storico, collezionista e restauratore di splendide moto d’epoca “arancioni” e no; il secondo è stato protagonista nell’azienda di famiglia in quei magici anni Settanta. La moto la conoscete almeno di fama: partecipò a una sola gara, il Bol d’Or del settembre 1978 al Castellet, nelle mani del sottoscritto e di Carlo Perugini; eppure resta una delle moto più coraggiose realizzate dall’industria italiana. Progettata dall’ingegner Giulio Alfieri -famoso per i suoi grandi motori, dal V6 fino al V12, Lamborghini e soprattutto Maserati- e presentata al Salone di Milano del novembre 1977, prefigurava sulla carta una nuova prestigiosa linea modulare di moto Laverda: 1000 V6 e 700 V4 per sfidare i Giapponesi. Le 24 Ore sarebbero state il migliore dei lanci commerciali. Purtroppo andò diversamente: i numerosi soci Laverda non trovarono un accordo per l’industrializzazione, i tempi erano difficili, il marchio entrò in crisi e il sogno tramontò.


Nel libro -di grande formato e ricco di fotografie inedite, disegni e documenti- si scopre che il maggiore dei fratelli Laverda, Massimo, cominciò a pensare alla V6 già nei primi mesi del ’76, quando la 1000 tre cilindri per l’Endurance non bastava più; si ripercorrono le tappe del progetto, la ragione delle scelte tecniche, i risultati dei primi test al banco con Luciano Zen e poi in pista con Augusto Brettoni, i problemi emersi e le modifiche apportate via via. I test definitivi (e per me l’esordio sulla sei cilindri urlante) si svolsero nel luglio ’78 al Mugello. E lì capimmo che il punto debole erano il cardano e la sospensione posteriore, ci sarebbe voluta una trasmissione a catena, ma il tempo mancava e la realizzazione di una nuova scatola cambio fu rinviata a dopo la gara.


Leggere il libro e guardare le fotografie è stato emozionante, per me. Ma sono certo che questo racconto può emozionare tutti gli appassionati: è un’avventura tecnologica e umana che ha lasciato un segno profondo nell’immaginario collettivo. La V6 pesava tanto e dopo sette ore di gara fu il giunto a crocera del cardano a cedere; ma era molto veloce: 283 all’ora sui due chilometri del Mistral, è riportato sul libro, la più veloce del lotto. Fu una moto innovativa e coraggiosa.


“Laverda 1000 V6, la formula 1 su due ruote” di JL Olive e Piero Laverda è pubblicato in quattro lingue e si ordina on line, sul sito orangedition.com. Le pagine sono 112 e il prezzo è di 50 euro nella versione standard, 150 in quella Lusso a tiratura limitata. I proventi servono a finanziare il Team Laverda Corse, che porta in pista la V6 e le altre storiche arancioni nelle principali manifestazioni e gare d’epoca.

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