Libri per motociclisti: "Matti dalle Gare"

Libri per motociclisti: "Matti dalle Gare"
Il libro di Luca Delli Carri non mi ha salvato la vita ma ci è andato molto vicino e forse, a distanza di anni, potrei affermare che era il libro “giusto”, quello da leggere assolutamente. Il volume contiene sessanta interviste a piloti e “gente dei box” che coprono un periodo di attività sportiva di 55 anni
14 agosto 2015

Un mio grande amico e personale riferimento nella vita sostiene che non è importante leggere molti libri, basta leggerne uno, quello giusto, e imparare da quello. A lui, accademico e luminare, prestai con innocente entusiasmo molti anni fa “Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” ma non sono certo che lo abbia mai nemmeno sfogliato; io, invece, un po’ per ignoranza, un po’ perché leggere resta uno degli incomparabili piaceri solitari assieme al giro in motocicletta su per l’Etna e al contemplare la bellezza del mondo oltre la banalità del quotidiano, continuai ad allineare volumi nella mia libreria.

Un giorno del 2003 ricevetti come inatteso regalo il libro Matti dalle gare” (autore Luca Delli Carri, edizioni Fucina), prima edizione, fresco di stampa (ora purtroppo è esaurito ma spero in una ristampa); mi ero prodigato per un amico che conoscendo la mia squattrinataggine e la simultanea passione per la lettura e le moto decise di rendermi il favore presentandosi una domenica mattina con questo pesante incarto tra le mani che odorava di cellulosa e di benzina. Esatto, di benzina.

 

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Quel libro non mi ha salvato la vita ma ci è andato molto vicino e forse, a distanza di anni, potrei oggi affermare che era il libro “giusto”, quello da leggere assolutamente. Il volume contiene sessanta interviste a piloti e “gente dei box” che coprono un periodo di attività sportiva di circa 55 anni; interviste e testimonianze esclusive con le quali l’autore Luca Delli Carri sviscera il concetto di passione per le corse e per la velocità ma tra le pieghe si trova tanta passione per la vita e per la motocicletta, per le imprese e per la semplicità, quando non per la pazzia. Tra gli intervistati: Cadalora, Rossi (padre e figlio), Reggiani, Puzar, Masetti, Provini, Ubbiali, Agostini, Lucchinelli, Maddii, Meoni, Pernat, il dottor Costa, Ostorero, Biaggi e numerosi altri autorevoli nomi del motociclismo agonistico in pista asfaltata o in terra nuda.

Iniziai a leggerlo subito e per non mischiare turbinosamente le storie e le vicende decisi di leggere una intervista alla volta, anche se la passione e la curiosità mi spingevano a consumare tutto e subito l’opera che invece assaporai in un modo piuttosto singolare: avrei messo il libro nella borsa della motocicletta e ad ogni giro in moto avrei letto un’intervista, magari fermandomi in un bar o seduto su un muretto per una mezz’oretta a nutrirmi di quelle storie emozionanti di chi in moto ci andava sul serio. Ci misi un anno a leggere le 760 pagine di “Matti dalle gare” ma giro di moto dopo giro in moto, rimasi stupito dalla lucida spericolatezza di Masetti, dalla saggezza di Cadalora (sua la definizione di “vecchio” migliore che abbia mai letto: “sei vecchio quando sai troppe cose”), ammirai la vastità del mondo leggendo degli aneddoti di Carlo Pernat che mostravano la “normalità” dei top rider, le loro paure e le loro antipatie. Trovai incredibile la storia Giovanni Bussei che, parente degli Agnelli, correva in Superbike portandosi dietro una filosofia bohemien e non viaggiava mai in aereo perché “sei in balia delle altre persone: peggio di così non c’è niente.”. Ad ogni giro in moto una storia diversa, una testimonianza che mi entusiasmava sempre di più fino al punto che ogni volta che partivo per un giro tornavo più motociclista e più ricco: per tutto il viaggio di ritorno c’erano le parole appena lette del campione di turno a farmi compagnia e a ricordarmi che i rischi in moto erano alti, la velocità una droga, la vita un lampo. Mi spiego anche grazie a questo libro la mia migliore comprensione di alcune cose, del perché dal quel 2003 ho iniziato ad andare più piano per la strada e a comprendere e rispettare i grandi sforzi di ogni pilota per arrivare dov’era, fosse pure il ruolo da comprimario.


 

Che gusto avere conosciuto le storie di tutti quei piloti e avere imparato da sessanta maestri qualcosa di più sul mito della velocità e sui sogni di gloria

Leggere di Falappa risvegliarsi dal coma grazie alla telecronaca di Di Pillo diede un tocco mistico a quella che fu, probabilmente, la mia più intensa stagione motociclistica alla fine della quale vendetti la sportivissima per dedicarmi al diporto e al turismo con una naked. Da quel giorno non ho più toccato col ginocchio in curva, però che gusto avere conosciuto le storie di tutti quei piloti e avere imparato da sessanta maestri qualcosa di più sul mito della velocità e sui sogni di gloria che poi, magari, si avverano e diventi un campione e se non lo diventi fa niente, hai comunque fatto quello che ti piaceva fare e sei contento lo stesso, come tutte le persone normali.

Dopo avere letto quel libro, la mia vita ebbe un piccolo scatto in avanti, la moto diventò una passione ancora più concreta e adesso che sono passati 12 anni comincio a pensare che quello, per me, era il libro giusto, quello che dovevo leggere ad ogni costo e che forse avrebbe potuto concludere la mia avventura di lettore, chissà. Luca Delli Carri non lo sa ma penso di dovergli una pizza e sinceri complimenti per un’opera che ancora oggi rileggo con piacere e che mi ha sollevato da tutti i complessi di inferiorità per la mia scarsa velocità in moto: a tutti coloro che mi deridevano dicevo che avevo paura ad andare più forte e mentalmente citavo Graziano Rossi: «Paura è quando tu dopo avere corso per dieci anni, hai un brutto incidente, e l’anno dopo ti dicono di andare a fare un servizio, e tu sali sulla moto e fai seconda terza, quarta e arrivi a 200 all’ora, e a quel punto ti chiedi: ma chi me lo fa fare?».

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