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Un lettore, Mauro Luigi Marchetto, ci segnala che sulla SP 29 (ex SS del Colle di Cadibona) sono stati posti dei limiti differenziati per un tratto di circa 12 km, tra Altare-Carcare e Savona. 60 km/h per le moto e 80 km/h per le auto.
Queste le perplessità del signor Marchetto: "non è molto bello vedersi arrivare alle spalle vetture a velocità superiore alla nostra". In effetti è una situazione potenzialmente pericolosa, a cui si è arrivati - molto probabilmente - "a causa dei soliti idioti che usano la strada come se fosse una pista. La provinciale in questione è molto bella da fare in moto e l'asfalto ha tanto grip".
In effetti, dopo aver letto il suo messaggio, ci viene difficile pensare che questi limiti differenziati sia dovuti ad altre ragioni, se non quella di raffreddare i bollenti spiriti di pochi scalmanati motociclisti. Diciamo pochi, perché siamo convinti della correttezza della stragrande maggioranza, ma - come sempre nelle cose della vita - bastano pochi stupidi per rovinare una categoria.
Ma chi può stabilire limiti diversi e in apparenza immotivati? Tutto ciò è legale? Per fugare ogni dubbio abbiamo intervistato la dottoressa Federica Deledda, Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato e Comandante della Polizia Stradale di Cremona.
La dirigente ci risponde nel video sopra e chiarisce anche che iter seguono gli entri proprietari delle strade (comuni, province, ANAS, regioni) per fissare i limiti di velocità, di concerto con l'autorità prefettizia.
Naturalmente ci tocca fare autocritica, come dice il lettore Marchetto: pochi delinquenti, che vanno in strada come fossero in pista, penalizzano i tanti rispettosi delle regole. Quest'anno la sensazione è che sui vari passi appenninici ci siano stati più incidenti, con diversi frontali tra motociclisti. Segno che alcuni tagliano le curve cieche e non rispettano la linea bianca, invadendo l'altra corsia.
Abituiamoci tutti a restare dalla nostra parte, anche perché - come dice sempre giustamente Nico Cereghini - che gusto c'è a raddrizzare le curve?