Luca Salvadori, intervista al primo pilota YouTuber

Ha corso nell'Europeo STK1000 e nel campionato italiano con la BMW del team Berclaz, e da un anno è il primo pilota professionista ad essere anche uno Youtuber. Attualmente ha 95mila iscritti ai suoi canali, e il video più visto ha fatto 500mila view. Abbiamo passato una mattina con lui per capire meglio chi è, il fenomeno YouTube, e come questo sta cambiando il mondo delle moto. Guardate il video e commentate, perché chi scriverà il miglior commento vincerà 3 giri con lui sulla Ford Fiesta R5 con cui Salvadori correrà il Rally di Monza. Tutti i dettagli nell'articolo
28 novembre 2018

Lo abbiamo “disturbato” letteralmente di prima mattina per intervistarlo, Luca Salvadori, il primo pilota YouTuber. Per chi non lo sapesse, Salvadori è un VERO pilota professionista, ha corso nell'Europeo STK1000 in sella a una BMW del team Berclaz, ed è anche un collaudatore per la Pirelli Moto.

E qui apriamo una seconda, gigantesca parentesi della sua vita, la sua seconda vita: YouTube. E già, perché Luca non ha solo un bel “manico”, come si dice in gergo (dio ci salvi dai doppi sensi) ma possiede anche un grande talento per il mondo social, in particolar modo per YouTube, tanto da essere definito ormai uno "YouTuber". Non sappiamo se Luca sia il primo pilota YouTuber del mondo, ma sicuramente è il primo in Italia.

Adesso ha 95mila iscritti al suo canale YouTube, e 130mila followers su Instagram. Guardate il video e commentate per vincere un giro sulla Ford Fiesta R5 che guiderà al rally di Monza. Come partecipare? Iscrivetevi al canale YT di moto.it e di Luca Salvadori, perché chi non è iscritto potrà commentare quanto vuole, ma non potrà venir preso in considerazione. Poi, appunto, commentate. Chi farà il commento che prenderà più "mi piace" entro il primo dicembre, salirà in auto con lui il giorno 4 Dicembre per 3 giri al Centro di Guida Sicura ACI, ad Arese!

Qui alcuni estratti dell’intervista ripresi dal video

Perché Youtube?

«Mi son detto: “Perchè non provarci?!” . Se uno vuole vivere di questo lavoro (il pilota) deve trovare degli argomenti correlati, e secondo me questo era un buon momento per iniziare la mia avventura su Youtube, in relazione alla mia vita in moto».

Spiegaci il tuo rapporto con Naska: è un tuo amico o un tuo competitor?

«Ma alla fine è stato proprio lui che mi ha spinto verso questa direzione. In uno dei suoi primi video, c’ero io che facevo la Biondetti, e lui mi chiese: “Posso farci un video sopra?”. Io risposi di si, e poi nel tempo si sono ripetute le volte in cui è venuto a trovarmi per riprendermi, e alla fine, una ripresa dopo l’altra, mi son detto: “Perché non entrarci anch’io?!”».

Qui sulla tuta vedo la tua scritta: “LIKE A SIR”, con il duomo e un meme, per l’appunto il “SIR”, ma da dove nasce?

«Nasce dal fatto che nei campionati motociclistici, soprattutto in Italia e soprattutto con i nuovi arrivati, i meno esperti, si tende spesso a ragionare per stereotipi. Di dove sei, del sud, del nord, eccetera. Io sono sempre stato il classico fighetto milanese, quello del centro, dell’aperitivo. Qualcuno mi soprannominò “Sir”, alcuni in modo ironico, altri in modo quasi dispregiativo, così alla fine uscì fuori il “Like a Sir” scritto sulla mia tuta, in modo tale da permettere a tutti quelli che passo in pista di leggere e di ricordarsi chi li sta sorpassando».

L’illuminazione quando?

«Eicma 2017. Io arrivo e vedo una folla incredibile, tanto che non riuscivo a vedere chi ci fosse sul palco. Ho fermato un ragazzo e gli ho chiesto chi fosse, e lui: “Ma come? Non lo conosci? E’ Sinna! Sinnaggaghiri!”. Io ovviamente non sapevo chi fosse, e tanto meno guardavo YouTube. Da allora inizio a fare dei video e a caricarli, e solo dopo venti video, il pubblico del campionato SuperStock1000, che di solito non non è eccessivo come quello della MotoGP, divenne talmente tanto che fui costretto a mettere le transenne. Persone che venivano da me prima della partenza a incitarmi e a dirmi che guardavano i miei video. Una cosa impressionante!».

Ma queste piattaforme hanno dei pro e dei contro?

«Ovviamente ogni piattaforma ha il suo linguaggio, e come tutti i social hanno dei pro e dei contro. Una volta avviato il mio canale su YouTube, tutti i miei altri social sono esplosi, sia Instagram che Facebook. Di contro, ci si espone molto mediaticamente. Ogni errore che fai pesa cento volte di più, rispetto a quello che facevi prima . Poi la cosa che mi fa tanto ridere è che magari quando fai sesto alla fine di una gara, ti dicono che fai cagare, che con la moto che hai dovresti fare primo, eccetera. Ma questo solo perché sei esposto mediaticamente, perché poi a chi fa settimo, ottavo, nono, nessuno dice niente».

Si guadagna da YouTube?

«Questa è una bella domanda. Diciamo che su un canale di qualità (facendo una media) con contenuti interessanti e due o tre video pubblicati a settimana, durante tutto l’anno e con una soglia di almeno centomila iscritti, puoi andare dai 1.500 ai 3.000 euro al mese».

Tra 5 anni come ti vedi?

«Eh. Dal mio punto di vista non bisogna mai stare fermi. Bisogna cercare di capire il trend e partire. Il mio punto di partenza è quello di crescere sempre di più nel fenomeno social, ma il mio obiettivo è quello di creare un format davvero interessante in futuro. Quello che non vorrei fare è soffermarmi sulla nicchia delle moto, ma vorrei appellarmi al mondo del motorsport in generale».

Quando ti dico COLLEGHI, pensi agli YouTuber o ai piloti?

«Per il momento penso ancora ai piloti. Tra poco forse, arriverò a pensarla diversamente».

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