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Luca Salvadori è morto: un incidente durante la tappa tedesca dell'IRRC se l'è portato via. Questa è la notizia che mi ha svegliato questa mattina.
Luca era un grande. Si può dire quello che si vuole, le parole scivolano addosso. Nella vita lui ha vinto, era uno che voleva arrivare sempre primo e questa promessa l'ha mantenuta. Prima di tutto la passione, diventata poi lavoro e la perseveranza di non mollare, mai. La strada dei motori per Luca era l'unica via percorribile, un vulcano di emozioni che lo portò anche ad aprire una campagna di crowdfunding per correre. Poi la popolarità sui social, la lotta con i demoni interni e la pace delle corse su strada.
Luca corse la prima gara su strada nel 2022, due anni fa, in sella a una Yamaha Niken. Rimase subito innamorato dall'ambiente e decise così di partecipare, a settembre 2023, alla tappa dell'Euorpeo su stada a Volterra. Incuriosito dall'ambiente e voglioso di intervistare Luca decisi di prendere la mia Punto (scassata) e guidare fino a Volterra.
Da Luca non sapevo cosa aspettarmi. Fino a pochi mesi prima sognavo di poter avvicinarmi ai piloti con una telecamera in mano, era solo qualche mese che le cose con Moto.it si erano fatte serie, ma Luca è stato per me sempre un idolo. Davanti mi trovai un bambinone: genuino, spontaneo, con tanta fame e un grande manico. Al debutto nelle gare su strada con un 1000 (una BMW S1000RR) aveva soli 0.4 decimi di ritardo, in qualifica, da Maurizio Bottalico. Luca, già al debutto, conosceva cosa teneva tra le mani, nulla lo avrebbe fermato.
Luca, l'anno scorso con un tre ruote, quest'anno con un 1000. Com'è?
"La verità è che sono rimasto stregato. Andare a fare la gara in salita con un tre ruote pensavo fosse un gioco, poi l'ambiente, il fascino che emana questo paddock mi ha stregato e sicuramente sarei tornato".
Perché lo fai?
"Perché la pista mi aveva un po' assuefatto, come l'ambiente. In tanti pensano di essere al mondiale, ma andrebbe presa un po' più soft. Qua a volterra sono a 0.4 decimi a Maurizio, il riferimento. Se vogliamo dirlo è anche un po' pericoloso, però in questo Europeo mi ritrovo sul podio, attaccato ai primi due. Una cosa però l'ho capita: la trada non perdona e bisogna portargli rispetto. Sarebbe irrispettoso venire qua e avere la presunzione di tentare di vincere. Potrei farlo, ma i rischi sarebbero troppi".
Personalmente ho sempre seguito Luca, ancora quando fare questo di mestiere era un lontano sogno. Il video di Alberto Naska sul gesto tecnico di Luca alle Biondetti al Mugello me lo fece conoscere. Luca per me è stato intrattenimento ispirazione e motivazione, l'ho sempre ammirato, prima da fan e poi da "collega". Se oggi faccio questo è anche grazie a lui, mi ha ispirato.
Ho avuto modo di intervistarlo, per la seconda volta, durante la tappa di Vallelunga al National Trophy. Una gara che ha vinto dopo una tostissima battaglia, vinta con il cuore. Luca era reduce da una vittoria nell'IRRC a Hengelo, in Olanda.
Luca, una vittoria è sempre una vittoria. Che sapore hanno i due successi messi a confronto?
"Hanno due sapori diversi. Nel cittadino non sapevo veramente cosa aspettarmi. Potevo fare sia molto bene che molto male. Di sicuro non mi aspettavo di fare record della pista e via dicendo... Con questa moto qui, ho scoperto proprio in questo weekend che se parti bene e sei inquadrato, tutto ti riesce facile. Se invece parti male, è un'arma a doppio taglio. Se sei a posto ti fa fare quello step, altrimenti navighi com'è stato fino alla gara. Il gusto è che nelle gare su strada c'è quella sorta di 'impresa del passato', non è solo la prestazione tecnica. C'è qualcosa di più. Lotti contro le tue paure, lotti con i tuoi demoni. È quasi una seduta psicologica. Una volta che ti metti lì davanti e sai di andare a 300 all'ora tra alberi, muretti e via dicendo ti tempra. Qui è prestazione pura, è bello, è divertimento. Il sapore di quando sei lì - si riferisce alle gare su strada - è diverso. È più mistico"
Grazie Luca, per tutto.