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Dite la verità, un po’ vi piace sentire l’odore del disinteresse altrui quando proclamate che la domenica non uscite di casa perché c’è la diretta della MotoGP.
Vi piace sentirvi parte di una élite di carbonari e rimpiangete i tempi quando la popolarità di Agostini pilota era già scemata e quella di Rossi figlio doveva ancora esplodere. I bei tempi andati, quando il motociclismo non se lo filava nessuno e noi orgogliosi appassionati ci sentivamo quasi una setta con un rito domenicale diviso in tre liturgie: 125, 250 e 500.
Invece c’è uno sport che gode da sempre di una presenza sui palcoscenici mediatici enorme: il calcio.
Amici e compagni di resistenza motociclistica, personalmente mi sfugge il motivo per il quale vedere ventidue milionari in mutande colorate correre e accapigliarsi per il possesso di una sfera di cuoio venga ritenuto così emozionante da una parte consistente della popolazione italiana; ma quello che proprio mi fa andare in corto circuito la centralina è il fatto che l’intera collettività del Bel Paese è occultamente tassata per garantire il regolare svolgimento dei campionati di calcio.
Il servizio di sicurezza pubblico per una singolo incontro arriva a costare, secondo il sindacato di polizia SAP, fino a 70.000 euro solo per gli straordinari da pagare alle forze dell’ordine ma anche immaginando costi ridotti della metà per tutte le altre partite (serie A, serie B e gli incontri delle varie coppe: Champions, Uefa, del Nonno, Coppa D senza ferretto… il conto arriva a superare i 45 milioni di euro settimanali) l’esborso per la collettività è un salasso, mentre le società calcistiche ci guadagnano tra diritti televisivi e sponsor. E’ un leit motiv dell’economia italiana: privatizzare gli utili e esternalizzare al pubblico i costi e le perdite.
Facciamo due riflessioni semplici.
Il pubblico degli stadi di calcio è formato da centinaia di migliaia di persone per bene inquinate da una sparuta e odiosa minoranza itinerante che interpreta il match come una guerriglia e si presenta già incazzata e armata perlomeno di cattive intenzioni. Questi pochi idioti obbligano lo Stato ad una sorveglianza costosissima.
Il pubblico dei Gran Premi invece è composto da decine di migliaia di appassionati che una volta all’anno prendono possesso di un lembo di terra al Mugello per fare baldoria mentre sul tracciato si affrontano piloti professionisti. Praticamente assenti i comportamenti violenti, gli scontri tra opposte tifoserie e la devastazione della città dove si svolge l’evento.
Il servizio d’ordine pubblico negli stadi è necessario con non meno di seimila agenti di pubblica sicurezza per 38 domeniche l’anno.
Il servizio d’ordine nei Gran Premi è decisamente più ridotto: qualche vigile urbano, qualche pattuglia della stradale… non conosco i dati precisi ma penso che 250 agenti per evento una volta all’anno sia una approssimazione plausibile.
A questo punto io, da motociclista resistente e rivoluzionario, desidero che lo Stato si occupi anche del motociclismo con la stessa attenzione economica, perché muove anch’esso una barca di soldi che potrebbero generare molta altra ricchezza
Molti diranno che lo show del calcio muove una gran quantità di denaro, ha un indotto notevole e che non deve essere criminalizzato per non perdere il suo contributo al PIL. Posto che il contributo effettivo del calcio al PIL nazionale meriterebbe uno studio chiarificatore molto approfondito, quello che voglio affermare, nascosto nel mio garage, è che trovo doveroso che le spese connesse alla normale attività sportiva siano a carico di tutti, ma quando l’attività sportiva ha bisogno - per essere svolta “regolarmente” - di un servizio di ordine pubblico comparabile a quello per il G8 di Genova c’è qualcosa che non va e almeno in parte i costi per l’ordine pubblico vanno trasferiti a chi guadagna sull’evento (società calcistiche e organizzatori).
A questo punto io, da motociclista resistente e rivoluzionario, desidero che lo Stato si occupi con la stessa attenzione economica del motociclismo che muove anch’esso una barca di soldi che potrebbero generare molta altra ricchezza e che, in quanto a costo quasi zero per la collettività, ha perlomeno lo stesso diritto del calcio di essere sostenuto con fondi pubblici! Ma soprattutto non ho mai sentito dire ad un pilota di MotoGP «sono perfettamente d’accordo a metà col mister…». Resistere!, pure alla violenza sulla lingua italiana!
Propongo che almeno una parte di quei quarantacinque milioni settimanali usati per l’ordine pubblico nei campionati di calcio vengano messi a carico delle società calcistiche e che le somme risparmiate siano spese per progetti di sicurezza stradale, campagne di finanziamento per l’acquisto di abbigliamento protettivo, contributi alla mobilità sostenibile, promozione dello sport motoristico anche per far uscire dalle strade ed entrare in circuito tutti coloro che hanno velleità di velocità e le sfogano criminalmente sulle statali e sui passi alpini, facendo crescere la cultura motociclistica che spesso vuol dire pure educazione stradale e civica. Indirettamente o direttamente, questi denari movimenterebbero l’economia e darebbero un sostegno a molte realtà industriali italiane ma procurerebbero anche risparmi laddove maggiore sicurezza stradale si traducesse in minori costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale, per esempio.
Se questa mia proposta rivoluzionaria fosse accettata e condivisa le uniche a soffrirne sarebbero le società di calcio tenute a risarcire lo Stato delle spese di ordine pubblico eccedenti la “normalità” affrontate per fare disputare gli incontri di calcio. Non mi sembra una cosa dell’altro mondo: tu organizzi delle partite di pallone, ci guadagni soldi come il deposito di Zio Paperone, è corretto che le spese ricadano su di te.
Sembra facile: le società tassate per un importo medio (cifre alla mano) di 230.000 euro a partita e questo gruzzoletto che va a finire in paraschiena, strade meglio tenute, guard rail salva motociclisti, infrastrutture per la ricarica pubblica dei mezzi elettrici.
Che dite, torno a nascondermi un’altra volta? Stavolta me la sono presa con quelli sbagliati?
Non prendetevela con me, io sono solo un rivoluzionario, un utopista, una voce arrochita dal fumo del Castrol TT combusto e inalato per anni, certamente chi sta al potere e chi ha studiato ne sa molto più di me e troverà un modo per canalizzare proficuamente le risorse liberate da questa occulta “tassa del calcio”, al limite anche la Federazione Motociclistica potrebbe rivendicare in qualche modo un ruolo e l’importanza del motociclismo nel tessuto economico e sociale italiano.
Hasta la manetta, siempre!
A. Seeger