Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Nonostante la Pasqua, nel garage della mia moto e nella penombra illuminata solo dalle spie del mantenitore di carica, l’atmosfera è sempre quella della resistenza più coriacea allo stato delle cose che tutti noi motociclisti siamo costretti a subire giorno dopo giorno, chilometro dopo chilometro.
Mi è appena stata recapitata una multa per eccesso di velocità, con tanto di omaggio fotografico e accertamento dell’infrazione: andavo alla bella andatura di ben 71 km/h ma il limite era di 30. Ineccepibile, la foto sentenzia che io sono stato un pericolosissimo criminale che avrebbe potuto causare disastri, una temibile mina vagante che merita non solo la multa di 2.000 euro ma anche la sospensione della patente per tre mesetti. In tre mesi io organizzo una rivoluzione.
Tanto per ricordarlo, ho infranto il limite di trenta all’ora all’uscita di uno svincolo autostradale in discesa dove se non tieni almeno i settanta/ottanta il resto dell’utenza della strada ti stira come una manica di camicia e solo raramente la polizia effettua dei, giustissimi, controlli. E mi è anche andata di lusso, una multa e basta. Sarebbe stato molto peggio se per caso mi fossi accorto dell’autovelox e avessi piantato un frenatone da panico e un tir mi avesse tamponato. Invece no, ho proseguito senza accorgermi di nulla e solo ieri mi è arrivato il verbale dentro la sua busta verdina che solo a vederla mi viene da piangere.
Ora, le leggi bisogna rispettarle: è giusto ed è civile farlo anche se non le si condividono fino in fondo. Ma quello che a me fa più paura è il proliferare di norme e di limiti che spesso non sai nemmeno quanti e quali sono. Vorrei la vita più semplice e come me la vorrebbero moltissimi altri motociclisti; abbiamo tutti il fiato sul collo dei comuni dalle casse sempre più esangui che oramai considerano la voce “proventi da multe” un vero e proprio obbiettivo di bilancio e più che investire in sicurezza investono in repressione con la sola esigenza di acquisire proventi senza i quali i loro bilanci crollerebbero! I comuni regolano le proprie spese mettendo già in conto che a fine anno avranno certamente arrotondato le entrate tessendo agguati ad ingenui passanti poco accorti…
C’è poi da dire che spesso il grande business dell’autovelox è una fonte di reddito per le aziende (talvolta, sembra, ammanicate per bene negli enti locali) che producono, vendono e gestiscono i dispositivi di rilevazione delle infrazioni ai limiti di velocità, spesso con tali costi per la collettività che rendono necessaria un’attività sanzionatoria esasperata per recuperare le spese di gestione e di impianto del multometro di turno. Ovviamente sia l’inefficienza della pubblica amministrazione che acquista dispositivi magari inutili – pensiamo ai dissuasori in plastica vuota ma pagati come se fossero d’oro- , sia tutta l’attività di controllo e sanzionatoria (con annessi costi burocratici) che rendono i proventi delle multe vitali l’apparato sanzionatorio stesso, sono costi che vengono scaricati direttamente su di noi utenti, senza benefici per nessuno. Un vero e proprio paradosso: multati per avere infranto limiti spesso irragionevoli posti con chiaro intento di fare cassa e ottenere un gettito che sostenti la stessa burocrazia che ci vessa. So di non dire nulla di nuovo, questi sono discorsi triti e le soluzioni additate sono sempre le stesse: maggior controllo, maggiore sensibilizzazione e cose così. Se ne parla da sempre ma i risultati tardano ad arrivare; le multe invece, quelle, arrivano puntuali.
Però io ho avuto un’idea per mettere la parola fine a decenni di guida con l’occhio più la tachimetro che alla strada: tenendo ferma ogni altra norma del codice della strada compresa quella sulla “velocità pericolosa” (in pieno rispetto dell’art. 141 del c.d.s e delle sue interpretazioni da parte della Cassazione), propongo di abolire totalmente i limiti di velocità nella considerazione che l’attività di controllo, sanzionatoria e burocratica connessa al business dei limiti di velocità sia un costo economico e sociale che supera i benefici che genera.
Lasciamo che i limiti siano il buon senso e la percezione delle proprie capacità uniti al rispetto per gli altri e spostiamo le risorse che si impiegano ogni giorno nel controllo, repressione e persecuzione dei presunti criminali della velocità verso una reale sicurezza stradale in senso ampio
Lasciamo che i limiti siano il buon senso e la percezione delle proprie capacità uniti al rispetto per gli altri e spostiamo le risorse che si impiegano ogni giorno nel controllo, repressione e persecuzione dei presunti criminali della velocità verso una reale sicurezza stradale in senso ampio. Non propongo un’anarchia velocistica ma di canalizzare le risorse soprattutto nel prevenire i veri comportamenti che causano gli incidenti, senza demonizzare – a torto o a ragione ma soprattutto per comode esigenze di bilancio – esclusivamente la velocità. Che già il concetto di “eccessiva” è un’accezione soggettiva di chi impone assurdi limiti magari proprio per poi tendere agguati molto redditizi… reprimere con gli autovelox è comodo ed economico per i comuni: basta un rilevatore, magari fisso, e via con le multe. Prevenire e reprimere invece comportamenti molto più pericolosi come il passaggio col rosso o la guida in stato alterato, comporta un’attività che prevede l’intervento di uomini e mezzi: costi, in poche parole. Ancora più complicato e costoso per gli enti locali è mantenere le strade in sicurezza. Molto, molto più comodo ed economico proporre all’opinione pubblica come priorità di la sicurezza stradale colpire con intransigenza la velocità, con tanti dindini che cascano nelle casse dei comuni salvando così pure il governo centrale da eventuali trasferimenti di risorse agli enti locali e permettendogli così di fare bella figura dicendo che “riduce le tasse”. Sbagliato, in questo caso trasforma tasse e imposte centrali in prelievi da infrazioni locali, e tutti contenti. Si drena il reddito dei cittadini in modo subdolo e si tira il freno ai consumi già, loro, abbastanza malmessi in questi tempi grami.
Inoltre colpire la velocità è spesso inutile dal punto di vista del soggetto sanzionato: molti mezzi che commettono le peggiori infrazioni sono in mano a danarosi personaggi che pagano la multa e basta potendoselo permettere (o piuttosto sapendo di non avere nulla da perdere), magari senza indicare chi sia alla guida ed evitando la decurtazione di punti dalla patente o la sospensione/revoca della stessa; piuttosto antidemocratico, vero? Basta pagare! Ci sarebbe da fare una rivolta civile ma mi accontento di lanciare le mie proposte, le vere rivoluzioni nascono da una coscienza collettiva, oggi è prematuro il solo pensarlo; ma ci arriveremo: hasta la manetta, siempre!
Mi darete del pazzo, come al solito; ma ascoltatemi ancora per un attimo: molte statistiche affermano che una delle cause più comuni di gravi incidenti è la velocità eccessiva; secondo me è un autogol alla logica: il fatto di andare veloce non scatena da solo un incidente, se così fosse, basterebbe raggiungere una certa velocità per morire, automaticamente! Oppure, per evitare gli incidenti mortali sarebbe sufficiente vietare per legge la vendita di mezzi a motore che superino, per esempio, i 70 km/h! No, cari fratelli: prima ancora che la velocità eccessiva faccia i suoi danni è necessario che vi siano delle cause vere, ve ne elenco qualcuna:
Cattive condizioni della strada, asfalti mal tenuti al limite del trabocchetto, illuminazione insufficiente. Mi chiedo chi sanziona gli enti locali per queste inadempienze e quali ne siano i costi sociali che noi cittadini e motociclisti sopportiamo.
Motociclista inadeguato, impreparato, disattento, che sovrastima le proprie capacità, che commette un’infrazione lieve ma potenzialmente foriera di gravissime conseguenze. In questo caso non è la velocità la causa dell’incidente ma l’imperizia, l’imprudenza o la negligenza. La velocità elevata può solo aggravare le conseguenze di un evento che si verificherebbe comunque. Qui si gioca la partita più dura: è indispensabile formare adeguatamente gli utenti della strada con veri e severi esami per l’ottenimento delle patente di guida ed escludere chi non è più in grado di guidare con i minimi requisiti di sicurezza – non me ne vogliano le persone meno dotate o con molte primavere alle spalle- attraverso rinnovi della patente tutt’altro che automatici. Inoltre è necessario concedere la guida dei mezzi più performanti e rabbiosi solo a chi dimostra di avere le qualità mentali di comprenderne appieno la potenziale pericolosità e quelle fisiche di saperne gestire le reazioni; già solo questo potrebbe salvare molte vite.
Comportamenti che configurano un reato: guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di droghe; in questo caso, per esempio, se un ubriaco va a trenta km/h in città ma non è in grado di gestire il mezzo la pericolosità è massima in ogni caso, altro che limiti!
Ci vogliono strade migliori e motociclisti/automobilisti migliori. Se tutte le risorse e l’impegno utilizzati nella semplice repressione della velocità eccessiva venissero devolute nella migliore formazione di utenti consapevoli e nella messa in sicurezza delle nostre strade (pensiamo alla sostituzione dei guard-rail o alla manutenzione e qualità del manto stradale, tutte cose per le quali ci dicono che non ci sono i soldi…), noi non subiremmo salassi e i bilanci dei comuni alla lunga ne godrebbero per il circolo virtuoso che si instaurerebbe grazie alla migliorata qualità della circolazione stradale e alla maggiore libertà di spostamento senza patemi di incappare, anche involontariamente, in qualche limite assurdo e conseguente multa salata che in realtà è una tassazione occulta. Via i limiti, dentro il buonsenso e vediamo cosa succede anche a questa vostra avanguardia di resistenza motociclistica. Se non avrete più notizie di me, è stato per una buona causa.
A. Seeger