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Adria (RO) - Una carriera eccezionale, forse finita troppo prematuramente, ma comunque rimasta impressa nell'immaginario collettivo. Due Titoli Mondiali in tasca, Manuel Poggiali è senza dubbio uno dei motociclisti che hanno segnato la storia delle due ruote, soprattutto nel nostro Paese. Oggi Manuel non corre più a livello agonistico, ma è sempre in sella grazie alle tante attività portate avanti con Ducati. Prima fra tutte quella del DRE, il corso ufficiale della Casa di Borgo Panigale, oggi riconosciuto come uno dei più prestigiosi al mondo. Ed è proprio in occasione del Track Warm Up andato in scena ad Adria che abbiamo conosciuto da vicino questo grande motociclista.
Perché consiglieresti il DRE?
«Consiglierei il DRE innanzitutto per il suo grande prestigio. Stiamo sempre parlando della scuola ufficiale Ducati, che permette di provare delle moto straordinarie. E poi questo corso permette di avere degli istruttore veramente fuori dal comune. Campioni che hanno scritto, in parte, la storia del motociclismo. E ricevere suggerimenti da chi ha vinto magari più di un Titolo Mondiale, come nel mio caso, credo sia qualcosa di veramente unico».
Quali sono gli errori più frequenti che vedi in pista tra i tuoi allievi?
«La cosa più importante da impare quando si inizia ad andare in pista, ma che purtroppo vedo troppo spesso sbagliare, è la posizione in sella. In moto lo sterzo diventa il nostro stesso corpo. La moto è libertà, ma è anche un mezzo incredibile da guidare. Tra dire di saper andare in moto e farlo davvero bene c'è veramente un abisso. Per capire la fisica della moto il segreto è sempre lavorare tanto con il corpo. Una volta che si capisce questo diventa un mezzo veramente eccezionale da guidare».
La Ducati Panigale 899 è una moto con prestazioni incredibili ma avvicinabile anche da un motociclista alle prime armi in pista. Merito anche dell'elettronica Bosch, non è vero?
«Il livello tecnologico delle moto negli ultimi anni è cresciuto veramente in maniera esponenziale. L'elettronica oggi permette a tutti di raggiungere livelli in pista molto più alti rispetto a pochissimo tempo fa. È migliorata però tanto anche la sicurezza. Le moto di oggi piegano praticamente da sole e poi basta vedere le cadute, che si sono ridotto moltissimo rispetto al passato. Basta andare al 2012. Allora si cadeva già molto di più di oggi perché l'elettronica c'era ma non era sofisticata e raffinata come oggi. Nelle gare attuali non si vedono più quelle cadute incredibili a cui eravamo abituati con i due tempi.».
Dopo due anni sono riuscito a fare il bis in 250, con l'Aprilia, ed è stato il coronomaento del sogno di una vita
Due Titoli Mondiali in tasca e una carriera incredibile alle spalle. Qual è il ricordo più bello che ti porti dietro?
«La mia carriera è stata breve ma intensa. Quanto ero bambino seguivo le gare di motociclismo su Tele+ e guardavo con ammirazione le imprese di Max Biaggi, che all'epoca era l'italiano più forte. Ho iniziato a correre relativamente tardi, a dieci anni, e nonostante tutto sono riuscito a diventare Campione del Mondo 125 molto presto. È stato un momento incredibile, che non dimenticherò mai, perché la prima volta ha un sapore sempre diverso. Dopo due anni sono riuscito a fare il bis in 250, con l'Aprilia, ed è stato il coronomaento del sogno di una vita».
Oggi non corri più? Hai qualche rimpianto?
«È stata una carriera strepitosa ma oggi penso solo ai miei bimbi da far crescere. Non so se vorranno fare i motociclisti ma in ogni caso spero che facciano dello sport perché solo così puoi imparare dei valori fondamentali per la vita. Oggi non corro più a livello agonistico, ma sono sempre in moto grazie alle varie attività che seguo con Ducati. Vivo questo sport senza rimpianti, perché quello che volevo e potevo fare l'ho fatto. Nello sport, del resto, a volte bisogna accettare anche la sconfitta perché si vede che c'è qualcuno che ha saputo fare meglio di te».