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Manx Grand Prix al termine, con l'ultima giornata di gara che ha riservato altre emozioni nonostante il tempo inclemente abbia consigliato di ridurre la lunghezza delle gare da quattro a tre giri: lungo i 60 km del tracciato i cambiamenti meterologici possono anche essere significativi e quanto vale in una parte del circuito in termini di meteo potrebbe non valere - ad esempio - nella parte montagnosa spesso sferzata da venti robusti e dalla temperatura decisamente inferiore rispetto alle sezioni cittadine. Inoltre il mix di pioggia notturna, nuvole basse e altra pioggia caduta nella prima parte della mattina hanno comunque consigliato di postporre la Senior alle 16:30, con la Classic Superbike a seguire.
Questo non ha impedito a una coppia di debuttanti al Manx GP (ma con grande esperienza di road race, è giusto sottolinearlo) di impossessarsi dei primi due gradini del podio della Senior! Joe Yeardsley e Marcus Simpson hanno dato vita a una battaglia emozionante per tutti i tre giri di gara, con Yeardsley (figlio d'arte: suo padre Buddy vinse sul Mountain nel 1985)in testa e il suo compagno di squadra a inseguire fino a quando Simpson non ha preso il comando, generando la reazione di Yeardsley nell'ultimo giro, sopravanzando il rivale (anche lui in sella a una Yamaha R6) a Glen Helen, aumentando il vantaggio che al traguardo ha superato i 9 secondi grazie anche a un'ultima tornata percorsa ottenendo il record della categoria con una media di 122,051 mph ed entrando di diritto nel "Tommy Club" dei piloti che hanno superato le 120 mph di media al Manx GP.
Il podio è stato monopolizzato dalle Yamaha R6, visto che dietro i due esordienti è arrivato Daniel Ingham autore di una gara in battaglia con Williams. Purtroppo il nostro Maurizio Bottalico e la sua Honda CBR600R sono stati costretti al ritiro.
Se nessuno è rimasto troppo sorpreso dalla vittoria di Michael Dunlop nella Classic Superbike, c'è da riflettere sul fatto che una moto di 750 cc di una ventina di anni fa abbia potuto permettere al talento irlandese di sengare il nuovo record della categoria con un giro a 126,681 mph di media (al TT, con moto moderne il record attuale è di Peter Hickman con oltre 136 mph di media). Dunlop e la sua Szuki GSX-R750 SRAD del Team Classic Suzuki hanno dominato la gara, rifilando al più vicino classificato - David Johnson su Kawasaki - un distacco di 43,6 secondi.
Nella gara accorciata a tre giri, è mancato in realtà il confronto con la Ducati 916 e Dean Harrison che già dalle qualifiche avevano fatto scintille: partiti benissimo e in vantaggio su Dunlop di una manciata di secondi hanno mantenuto il vantaggio per tutto il primo giro, ma l'irlandese non ha fatto sconti: a Glen Helen ha recuperato la testa della gara (sebbene di un solo decimo) e ha iniziato a martellare, con Johnson terzo staccato di una ventina di secondi.
Putroppo, quando il distacco tra Dunlop e Harrison aveva superato gli 11 secondi, la Ducati 916 del tre volte vincitore al TT si è ammutolita e al pilota non è rimasto che prendere la strada per il paddock mentre il rivale si avviava verso la vittoria numero 33 sul Mountain, arrivata con il giro record nella tornata finale.
Sul podio troviamo due tenaci alfieri della Kawasaki con le ZX-7R David Jhonson e Rob Hodson (vincitore dell'edizione 2022), autori di una gara esaltante ma che non ha mai messo in dubbio la supremazia di Dunlop.
Se scorriamo la classifica troviamo la Honda RC45 di Nathan Harrison al quinto posto e la Norton con motore rotativo al nono, ma sopratutto la Bimota YB4 E.I.R di Stefano Bonetti al quindicesimo posto. Il pilota e il Team Speed Shadows sono stati autori di una partecipazione caparbia, dopo che gli incovenienti ai due motori portati per la gara avevano di fatto quasi sancito l'impossibilità di schierarsi al via. Invece la tenacia è stata premiata e Bonny, con una moto che ha percorso il primo dei tre giri della gara facendo il rodaggio a causa della cancellazione del warm-up, è arrivato quindicesimo, con l'11esimo tempo nell'ultimo giro: un risultato che solo un paio di giorni fa sembrava lontanissimo.