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Questo è il riassunto grottesco della vicenda. Che sarebbe anche superfluo raccontare, se non fosse che Marc è Marc. E’ il numero 1 del motociclismo mondiale. E il web talvolta sa essere il regno dell’assurdo.
Tutto è cominciato in tivù, quando, commentando su Dazn la replica del GP di Thailandia 2019 nel weekend in cui sarebbe andata in scena l’edizione 2020, il campione della MotoGP ha raccontato di come vive questo periodo di confinamento. Aggiungendo incautamente “di tanto in tanto mio fratello mi presta i cani e io vado a fare una passeggiata”.
L’argomento del cane in prestito o in affitto era da giorni una specie di barzelletta, sulla rete, e i meme si sprecavano: cani a noleggio, cani sfiniti che desidererebbero soltanto restare a casa, cani in vendita per investimento ad alto reddito. Perché, come si sa, la passeggiata per i bisogni del proprio cane è ammessa in tutte le città d’Europa, e forse del mondo. E la voglia di uscire di casa resta.
Marc ha provato a spiegare con un tweet:
“Per chiarire questa frase, e per chi ancora non lo sa, mio fratello Alex ed io condividiamo la casa, i cani, e da quest’anno anche la squadra. Condividere significa anche dividere i diversi compiti, e portare a spasso i cani è uno di questi”.
Ma la sua spiegazione, invece di calmare gli animi sulla rete, li ha sovreccitati. Che dire? La visibilità può diventare una condanna, e questo è uno dei casi da manuale.
Marc le regole della comunità virtuale le conosce, i suoi account sono molto seguiti e lui padroneggia i meccanismi della comunicazione almeno quanto quelli della MotoGP. E’ un fuoriclasse, ma ha parlato senza riflettere abbastanza, stuzzicando l’appetito degli "odiatori": una specie che non manca a tutte le figure pubbliche, e non soltanto dello sport.