Massimo Clarke ci racconta la mostra-scambio di Novegro

Massimo Clarke ci racconta la mostra-scambio di Novegro
Il tradizionale appuntamento di febbraio è ogni anno il primo evento di importanza internazionale ad aver luogo nel nostro paese. E pure stavolta non ha tradito le attese | M. Clarke
20 febbraio 2013

 

Anche nel mondo delle moto storiche e di tutto ciò che gravita attorno ad esse, a cominciare dai ricambi e dalle parti sciolte, la crisi si sta facendo sentire, benché in misura enormemente inferiore rispetto ad altri settori. Di espositori a Novegro ce ne era un numero leggermente inferiore, rispetto al solito, e anche l’affluenza di pubblico, per quanto abbondante, non era al livello delle edizioni precedenti. Una lieve flessione, quindi, che però si è manifestata solo a livello quantitativo. I veri appassionati c’erano praticamente tutti e tra i mezzi esposti non mancavano le autentiche chicche. Dunque, la qualità dell’evento non è stata intaccata, anzi…

Certo mancavano alcuni pezzi da novanta, ma d’altronde non è il “mercatino” la sede più adatta per vendere o comprare le moto di valore più elevato; per quelle, se ci sono, in genere funge soltanto da vetrina.
Nella zona centrale del padiglione principale spiccava una bella serie di cinquantini degli anni Sessanta, simpatico “tema” di questa edizione della manifestazione.


Per gli appassionati che volevano comprare qualcosa di saporito a prezzi che in molti casi erano davvero interessanti, a Novegro le occasioni non mancavano certo. Stranamente alcune marche, ben rappresentate nella edizione autunnale della mostra-mercato milanese, stavolta non erano rappresentate, mentre in compenso c’era una apprezzabile disponibilità di moto di case che a novembre mancavano all’appello. E poi tanti esemplari di modelli da fuoristrada degli anni Settanta e pure diverse stradali giapponesi degli anni Ottanta; alcune erano impeccabili, avevano ben pochi chilometri all’attivo e venivano via a prezzi assolutamente ridicoli (qualche centinaio di euro). Pienamente utilizzabili anche oggi, eppure pare proprio che a Novegro non le volesse nessuno. Ciò a significare, con tutta probabilità, che quasi tutte quelle costruite in Europa negli anni Settanta e Ottanta sono oggi moto storiche (e diverse di quella prodotte in seguito hanno tutte le carte in regola per diventarlo), mentre buona parte delle giapponesi è diventata semplicemente vecchia.
 

Cominciamo la nostra breve panoramica con una vera rarità, anzi con un esemplare unico, la cui importanza forse sarà sfuggita a più di un osservatore superficiale. Si tratta di una eccezionale Ducati 750 che a prima vista sembrava una Super Sport a carter tondi normale ma in effetti aveva delle teste molto particolari, in quanto dotate di quattro valvole, anche se sempre con la distribuzione monoalbero a coppie coniche tipica delle 750 di Borgo Panigale dell’epoca. Si tratta di un prototipo del 1972 circa, con telaio “largo” (come quello delle GT e delle primissime Sport), realizzato in esemplare unico. Due teste grezze di questo stesso tipo sono conservate nel museo della Ducati.
 

Un classico della scuola italiana oggi molto ricercato: la Parilla 175 Bassotto con forcella Earles della metà anni Cinquanta
Un classico della scuola italiana oggi molto ricercato: la Parilla 175 Bassotto con forcella Earles della metà anni Cinquanta
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A Novegro c’erano almeno tre belle Parilla 175. Una MSDS del 1957-58 pressoché completa ma bisognosa di un ampio restauro era decisamente appetibile, ma un pezzo ancora più pregiato, completo e in eccellenti condizioni, era il “Bassotto” con forcella Earles.
Il motore di queste 175 costruite a Milano era una autentica scultura e andava forte tanto nelle versioni sportive stradali quanto in quelle da cross, assai più diffuse negli USA di quanto non fossero da noi. Spiccava la distribuzione a camma rialzata, con un unico eccentrico che comandava entrambe le valvole.


Come sempre fortissima la presenza degli scooter. Tra le tante Lambrette, da segnalare un valido esemplare di 125 E. Questo modello è stato sfortunato e dal punto di vista commerciale è stato un autentico flop. Era nato con l’intento di realizzare un modello estremamente economico ed essenziale, da affiancare alla eccellente D, ma da vendere a un prezzo notevolmente minore. Presentato all’inizio del 1953, era caratterizzato dal motore con asse di rotazione dell’albero a gomito longitudinale e dall’avviamento a strappo. Il telaio era quanto di più semplice si potesse immaginare e così pure la sospensione anteriore a ruota spinta, con biscottini oscillanti ed elementi elastici in gomma. Posteriormente veniva impiegata la barra di torsione tipica delle Lambrette dell’epoca.


In una zona di Milano oggi piuttosto centrale e decisamente “alla moda”, via Tortona, venivano costruite le MDS. La produzione, che all’incirca è andata avanti dal 1955 al 1958 (ma secondo alcuni sarebbe terminata all’inizio degli anni Sessanta), è stata molto modesta, e quindi oggi è difficilissimo trovare una di queste moto, che presentavano alcune particolarità tecniche interessanti, a cominciare dalla frizione montata direttamente alla estremità dell’albero a gomiti e dal cilindro incorporato nella stessa fusione del basamento. A Novegro c’era una 75 Sport, con cambio a quattro marce con comando a pedale (nelle altre motoleggere di questa casa il cambio era a tre marce con comando a manopola). La sigla MDS stava per “Moto di Scoccimarro”, dal cognome dei tre fratelli titolari della azienda.

 

La Gilera 150 "Dimostrazione", con camera di combustione emisferica, è stata prodotta in un numero limitato di esemplari per impiego agonistico
La Gilera 150 "Dimostrazione", con camera di combustione emisferica, è stata prodotta in un numero limitato di esemplari per impiego agonistico


Un’altra moto rara, e decisamente quotata, presente a Novegro era la Gilera 150 “Dimostrazione”, realizzata in un numero ridotto di esemplari per i piloti privati che volevano prendere parte al Motogiro o alla Milano-Taranto. La 150 della casa di Arcore era molto popolare per la sua robustezza, la versatilità e l’ottimo livello qualitativo, abbinato al costo più che abbordabile. Dal modello base nel 1953 venne ricavata la “Dimostrazione”, con una nuova testa dotata di un condotto di aspirazione fortemente inclinato e di camera di combustione emisferica. Quella presente alla mostra-scambio milanese era esposta dal noto specialista Libanore di Monza.

 
Simpatica la presenza di una umile tuttofare che nei primi anni Cinquanta ha avuto una grande diffusione in Francia, soprattutto nelle zone rurali. Si tratta di una robusta e semplice (anzi, addirittura spartana) Motoconfort 125 a valvole laterali. In effetti era una Motobecane ma è stata commercializzata principalmente con l’altro marchio, un poco come avveniva per le Benelli e le Motobi dopo il 1962. Occorre dire che le case francesi di moto ne hanno prodotte tante, ma ne hanno esportate assai poche, in quanto puntavano fondamentalmente al mercato interno. Inoltre hanno il grande demerito di non avere mai preso parte al campionato mondiale.