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La distribuzione è monoalbero, con quattro valvole per cilindro disposte su due piani inclinati tra loro di 20°; la geometria della camera di scoppio, particolarmente pulita, e l’andamento dei condotti sono stati studiati in omaggio ai più moderni orientamenti in fatto di termodinamica e fluidodinamica applicate ai motori di alte prestazioni. Le valvole di aspirazione hanno un diametro di 37 mm: non sono quindi le più grandi che sia possibile installare, vuoi perché non era l’ottenimento della massima potenza di punta l’obiettivo dei due tecnici brianzoli, vuoi perché un adeguato spazio all’esterno dei funghi consente un ottimo sfruttamento della sezione geometrica disponibile (riducendo la schermatura da parte delle pareti di camera e cilindro). Le valvole di scarico invece sono da 32 mm.
L’albero a gomito è costituito da tre parti unite per forzamento: due semialberi con volantini a mannaia e un asse di accoppiamento del diametro di 37 mm sul quale sono montate le due bielle, realizzate dalla inglese Arrow. Queste ultime hanno una lunghezza, intesa come distanza tra gli assi della testa e del piede, di 110 mm, pari a 1,85 volte la corsa. Sia i cuscinetti di banco che quelli sui quali lavorano le teste delle bielle sono a rotolamento. Per la contrappesatura dell’albero si fa ricorso a inserti in lega di tungsteno.
Il basamento è monolitico, con due grosse aperture sul lato sinistro, in corrispondenza della camera di manovella e del vano nel quale è alloggiato il cambio. L’estremità destra dell’albero a gomiti aziona la trasmissione primaria, le pompe dell’olio e dell’acqua e il comando della distribuzione. Sull'estremità opposta è montato il rotore del generatore di corrente a terre rare, doviziosamente refrigerato mediante circolazione di olio.
La trasmissione primaria a ingranaggi e la frizione a dischi multipli sono alloggiati in un vano ricavato sul lato destro del basamento, e vengono lubrificate da un olio diverso dagli altri che lubrificano rispettivamente motore e cambio. La camera di manovella è isolata dal resto del motore e le pulsazioni di pressione determinate dal movimento dei pistoni vengono sfruttate per espellere l’olio (tramite due passaggi controllati da valvole a lamelle) in modo da ottenere una lubrificazione a carter semisecco, con perdite per sbattimento estremamente ridotte. La coppa nella quale si raccoglie il lubrificante del motore è collocata sotto all’alloggiamento del cambio, dal quale risulta completamente separata. Cambio "naturalmente" estraibile (giusto per non farsi mancar niente), anch'esso realizzato in casa e disponibile con 4, 5 o 6 rapporti.
Di questo motore, che pesa 51 kg, è prevista la realizzazione di varianti di 1.100 e 1200 cm3, che andranno a equipaggiare moto di tipi differenti (una di esse sarà una "endurona da viaggio" con telaio a traliccio in titanio e piastre in magnesio). Il primo modello, cioè il prototipo che abbiamo potuto anche testare brevemente, è però dotato di una classica struttura a doppio trave in lega di alluminio del peso di 12 kg, progettata ex-novo dai giovani progettisti che collaborano con la Vertemati Factory alla macchina utensile, dotato di razionali nervature nella parte interna. Quanto al massiccio forcellone, anch'esso in lega di alluminio, è lo stesso realizzato dall'olandese Ten Kate per le Honda Superbike, e ha una lunghezza di ben 600 mm: le quote della ciclistica, di conseguenza, sono da considerarsi allo stato dell’arte, con un interasse di 1.420 mm, una avancorsa di 98 mm e una inclinazione del cannotto di sterzo di 23°.
Il prototipo della raffinata Vertemati monta una forcella Marzocchi a steli rovesciati da 54 mm e un mono posteriore Bitubo, mentre l'impianto frenante è naturalmente Brembo, con dischi montati sulle pregiate ruote in fibra di carbonio costruite dalla sudafricana Blackstone Tek col marchio BST. Tutto quanto sopra citato ha consentito di realizzare un gioiellino che pesa solamente 145 kg a secco!