Massimo Clarke: "I motori monocilindrici"

Massimo Clarke: "I motori monocilindrici"
La KTM è oggi l'indiscussa regina dei mono di grossa cilindrata, ma nella storia del motociclismo molti si sono cimentati con questo motore leggero, dalla straordinaria prontezza di risposta ai bassi regimi | Massimo Clarke
30 settembre 2010

 
La KTM è oggi la regina dei monocilindrici a quattro tempi di grossa cilindrata. Li produce per moto tanto stradali quanto da enduro, con prestazioni che stabiliscono nuovi standard per la categoria.
I motori delle 690 Enduro R e Supermoto hanno una cilindrata di 654 cm3 e dispongono di 64 cavalli. Nel caso della Duke R tali valori salgono rispettivamente a 690 cm3 e 75 CV, che fanno di questa moto la più potente monocilindrica di serie di sempre. In effetti numerosi Supermono degli anni Novanta avevano una potenza decisamente inferiore, ed erano mezzi da competizione.

Per quanto riguarda la cilindrata, con riferimento alle moto prodotte nel dopoguerra, il record per i monocilindrici di serie spetta al Suzuki DR Big 800, con i suoi 779 cm3, ottenuti abbinando un alesaggio di 105 mm e una corsa di 90 mm. Questo motore era robusto e affidabile ma anche grosso e pesante; per abbattere le vibrazioni era dotato di due alberi ausiliari di equilibratura comandati per mezzo di una catena. A debita distanza, troviamo diversi grossi “mono” con cilindrate dell’ordine di 650 – 660 cm3, prodotti da Case come la Yamaha, la Honda (ricordate il Dominator?), la Kawasaki, la BMW e l’Aprilia (entrambe con motore costruito dalla Rotax).
 

La mitica Suzuki DR Big impegnata in gara
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Passando ai mezzi da competizione, non si possono non ricordare i monocilindrici Yamaha e Gilera, con cilindrate dell’ordine di 750 cm3 (e alesaggi di 105 mm!), realizzati per la Parigi-Dakar attorno verso la fine degli anni Ottanta o immediatamente dopo. Pure la Cagiva aveva pronto un bel bialbero di analoghe dimensioni, che però non è mai sceso in gara. Tra i protagonisti delle gare supermono vanno citati almeno lo Yamaha – BYRD e il Bimota-BMW, entrambi con una cilindrata di circa 725 cm3. Infine, sembra giusto menzionare un bialbero raffreddato ad acqua con due alberi di equilibratura realizzato dalla Moto Guzzi attorno al 1987 su progetto di Lino Tonti, che aveva una cilindrata di 670 cm3 e che non è uscito dallo stadio di prototipo. 


Foto: dal Web
 

 

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