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Sul finire degli anni Cinquanta il mercato motociclistico italiano è entrato in una crisi profonda. Il tenore di vita era migliorato, le nuove utilitarie della Fiat (e non solo) erano disponibili a prezzi molto contenuti e potevano essere acquistate facendo ricorso a comode rateizzazioni. Le moto, quasi tutte di modesta cilindrata, studiate e realizzate all’insegna della economicità e della semplicità costruttiva, nel dopoguerra avevano assicurato la mobilità a un numero impressionante di persone, ma la situazione stava cambiando. Il nuovo mezzo di trasporto di massa era l’automobile. I veicoli a due ruote sarebbero tornati alla ribalta, come straordinario strumento di svago e di divertimento, solo diversi anni dopo. Rimanevano lo “zoccolo duro” degli appassionati irriducibili (piuttosto pochi, per la verità) e gli studenti che potevano permettersi i ciclomotori e, se avevano compiuto i 16 anni, le 125. Tenevano la botta discretamente la Vespa e la Lambretta, mezzi di trasporto versatili, poco impegnativi e dal costo più che abbordabile.
Proprio mentre la situazione stava peggiorando in misura sempre più accentuata, al punto da fare uscire di scena, nel giro di pochi anni, marchi prestigiosi come Bianchi, Parilla, Rumi, Ceccato, Alpino e Mi-Val, sono però apparse alcune motoleggere destinate a un importante futuro.
Alla fine del 1956 la Moto Morini ha presentato lo Sbarazzino, un modello utilitario di 98 cm3, ottenuti adottando misure caratteristiche perfettamente quadre (alesaggio e corsa = 50x50 mm). Il motore aveva il cilindro in lega di alluminio con canna riportata in ghisa, era alimentato da un carburatore da 16 mm ed erogava 6,4 cv a 8000 giri/min. La distribuzione era ad aste e bilancieri, con valvole parallele, e la lubrificazione era a carter umido, con pompa a ingranaggi azionata dall’albero a gomito per mezzo di un rinvio a vite senza fine. La moto, di estrema semplicità concettuale, aveva un telaio “misto” (la parte posteriore era in lamiera stampata) e le ruote da 17 pollici.
Nessuno avrebbe potuto sospettare, all’epoca della sua presentazione, che questo modello semplice e senza alcuna pretesa prestazionale sarebbe stato il capostipite di una serie di moto di grande successo e dalle prestazioni eccellenti, per la loro epoca, ovvero di tutte le versioni del Corsaro. La prima è stata presentata alla fine del 1958. Aveva una cilindrata di 125 cm3, ottenuta portando l’alesaggio a 56 mm, era alimentata da un carburatore da 18 mm ed erogava 7,7 cavalli. Il telaio era interamente in tubi di acciaio e aveva una struttura a culla aperta; le ruote erano da 18 pollici. Ben presto l’azienda bolognese ha pensato a una versione più sportiva, in grado di offrire prestazioni più elevate e nel 1961 ha presentato il Corsaro Sprint che però non è entrato in produzione con tale denominazione; leggermente riveduto è diventato infatti il Corsaro Veloce, grande novità della Morini per il 1962. Per questa moto, che era dotata di un carburatore da 20 mm, veniva indicata una potenza di nove cavalli. L’accoglienza da parte del mercato è stata buona, ma i numeri di vendita sono diventati davvero eccellenti solo nella seconda metà degli anni Sessanta (e sono rimasti elevati anche nella parte iniziale del decennio successivo). Un ottimo restyling, che ha reso la moto assai più appetibile da parte dei giovani, ha avuto luogo nel 1965. Il cambio a cinque marce è stato adottato nel 1969, quando il modello ha visto mutare radicalmente la sua estetica e la sua denominazione è diventata Corsaro Super Sport; per il motore veniva indicata una potenza di 10,8 cavalli a 9600 giri/min. Nel 1972 c’è stata una ulteriore rivisitazione stilistica ed è stata impiegata una nuova testa, con alettatura più estesa e decisamente “squadrata”; la potenza dichiarata è passata a ben 12,4 cavalli (un valore forse leggermente ottimistico, ma il Corsaro andava davvero forte…). La produzione di queste ottime moto è terminata alla fine del 1974.
Sul finire degli anni Cinquanta la Gilera di Arcore aveva stabilito di rinnovare la sua gamma realizzando una serie di monocilindriche di piccola cilindrata completamente diverse da quelle che tanto successo avevano avuto in precedenza, ma che ormai stavano mostrando i segni dell’età. Per celebrare i cinquant’anni dalla fondazione della azienda le nuove moto sarebbero state denominate Giubileo.
Pensando ai giovani motociclisti venne presa la decisione di realizzare una Gilera nettamente più evoluta sotto l’aspetto estetico e in grado di fornire prestazioni più elevate: la 124 5V
Nel 1959 ha fatto così la comparsa il primo modello, di 98 cm3 (ottenuto anche in questo caso con misure di alesaggio e corsa perfettamente quadre, ossia 50x50 mm). Si trattava di una bella monocilindrica, dotata di un carburatore da 18 mm, che disponeva di 6 cv a 7000 giri/min. Lo schema tecnico adottato era analogo a quello utilizzato dalla Morini. Anche in questo caso infatti il motore aveva la distribuzione ad aste e bilancieri, con albero a camme collocato sul lato sinistro e con valvole in testa parallele; la trasmissione primaria era a ingranaggi e il cambio a quattro marce. Il cilindro era in ghisa con canna integrale. Questa moto, che aveva un telaio in tubi, con struttura a doppia culla aperta, e ruote da 17 pollici, è stata ben presto seguita dalla Giubileo 125, dalla architettura costruttiva assolutamente uguale. La maggiore cilindrata era stata ottenuta mediante aumento dell’alesaggio, passato a 56 mm e quindi le misure caratteristiche erano identiche a quelle del Corsaro 125. La potenza era di 7,2 cavalli. Il cilindro, inizialmente in ghisa, è stato ben presto sostituito da uno in lega di alluminio con canna riportata.
La prima versione sportiva è apparsa nel 1961; si chiamava Giubileo 124 Sei Giorni (denominazione che trae in inganno, dato che non si trattava di una moto da fuoristrada). Grazie alla capillare rete di vendita e alla grande fama della casa queste moto hanno avuto una diffusione abbastanza soddisfacente. Non era però quella che ci si aspettava e pertanto, anche alla luce dei segni di risveglio del mercato, in particolare per quanto riguarda i mezzi destinati ai giovani, è stata presa la decisione di realizzare un modello nettamente più evoluto sotto l’aspetto estetico e in grado di fornire prestazioni più elevate. È nata così, nel 1965, la 124 5V, dallo styling moderno e accattivante, che è stata subito accolta con entusiasmo dagli appassionati. Questa moto è stata la prima 125 italiana stradale ad avere un cambio a cinque rapporti; il motore, alimentato da un carburatore da 22 mm, erogava 10,5 cavalli a 8500 giri/min. Rimasta in produzione fino al 1970, la 124 5V è stata l’autentica punta di diamante della produzione Gilera nella seconda metà degli anni Sessanta.