Massimo Clarke: “50 da corsa, piccoli capolavori italiani”

Massimo Clarke: “50 da corsa, piccoli capolavori italiani”
Ecco le uniche quattro tempi specificamente realizzate dalle industrie nazionali per le gare della minima cilindrata, una volta tanto popolari | M. Clarke
20 dicembre 2012

 

Per lungo tempo la classe 50 è stata una importante protagonista delle competizioni di velocità, con splendide realizzazioni tanto artigianali quanto dovute a grandi case. Il campionato mondiale per le moto di questa cilindrata è cominciato nel 1962, con la vittoria di Ernst Degner in sella alla Suzuki monocilindrica a disco rotante. La scena è sempre stata dominata dai motori a due tempi, ma per diversi anni la Honda ha corso, con eccellenti risultati, con moto a quattro tempi, dapprima monocilindriche e subito dopo bicilindriche, sempre bialbero a quattro valvole. Una di queste ultime ha vinto il titolo iridato nel 1965 con Ralph Bryans. Da allora in poi però i 2T, via via migliorati a livello di prestazioni, si sono rivelati al di fuori della portata dei cugini a quattro tempi.

In Italia i cinquantini sono stati formidabili primattori anche nei campionati juniores e nelle gare in salita. Pure qui i 2T hanno dettato legge, ma non inizialmente, quando tre delle nostre case più importanti hanno realizzato delle bellissime monocilindriche a quattro tempi espressamente studiate per le competizioni (pure la Motom ha corso per diverso tempo, ma si trattava di un mezzo derivato da un tranquillo modello di serie con distribuzione ad aste e bilancieri).

La Mondial ha realizzato una moto da competizione di 50 cm3 azionata da questo motore monoalbero di pura scuola italiana 
La Mondial ha realizzato una moto da competizione di 50 cm3 azionata da questo motore monoalbero di pura scuola italiana 
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La prima a pensare a un cinquantino di questo tipo è stata la Mondial, per merito precipuo del famoso tecnico Nerio Biavati, che ha avuto l’idea di realizzare questa moto e di seguire quindi la sua realizzazione. Il motore lo ha assemblato al di fuori del reparto corse, dato che in quel periodo la casa aveva cessato l’attività agonistica in forma ufficiale. Dopo una fase di sviluppo iniziata nel 1958-59, la piccola Mondial ha preso parte a diverse gare, condotta principalmente da Francesco Villa, nei primi anni Sessanta. Il motore monocilindrico aveva la distribuzione monoalbero (ma è stata provata anche una versione con due alberi a camme in testa), comandata da una cascata di ingranaggi posta sul lato destro. Da circa sette cavalli a 10.000 giri al minuto iniziali, via via migliorato (ci ha lavorato molto anche lo stesso Villa, che oltre ad essere un veloce pilota era pure un ottimo tecnico), è arrivato ad erogarne circa 12, a un regime prossimo ai 15.000 giri/min.

Sul finire degli anni Cinquanta la Benelli aveva affidato all’ingegner Aulo Savelli la progettazione delle sue moto da competizione, in previsione del ritorno all'attività agonistica ai massimi livelli. La nuova 250 a quattro cilindri disegnata dal giovane tecnico è stata presentata ufficialmente nel giugno del 1960. Il lavoro di sviluppo e messa a punto, svolto con il fondamentale contributo di Renato Armaroli, è stato lungo e impegnativo e la moto ha potuto esordire solo nella primavera del 1962. Per effettuare esperienze e prove a un certo punto si è deciso di realizzare un motore monocilindrico la cui testa e il cui cilindro erano in pratica una “fetta” del 250. È nata così, alla fine del 1962, una snella bialbero di 62 cm3 (con un alesaggio di 44 mm e una corsa di 40,5 mm, ossia con le stesse misure della quadricilindrica). In seguito la cilindrata è stata portata a 50 cm3 per poter prendere parte alle competizioni riservate alle moto di tale classe. Le apparizioni in gara di questa moto sono state però assai poche. Il motore forniva oltre 11 cavalli, con una ottima curva di erogazione.

Nel 1962 ha fatto la sua comparsa la Demm 50 bialbero a sei marce, frutto di nuova progettazione 
Nel 1962 ha fatto la sua comparsa la Demm 50 bialbero a sei marce, frutto di nuova progettazione 

Decisamente maggiore, per quanto riguarda la classe 50, è stato l’impegno della Demm. Questa azienda con direzione e uffici commerciali a Milano e stabilimento a Porretta Terme, in provincia di Bologna, è stata per molti anni una importante realtà nel settore motociclistico. Punto di forza della sua gamma erano i ciclomotori, sia a due che a quattro tempi. Visto che le gare per le moto di 50 cm3 stavano diventando sempre più popolari e avevano un seguito via via crescente, nel 1960 la direzione dell’azienda ha deciso di realizzare un mezzo espressamente studiato per impiego agonistico. La prima Demm bialbero, un autentico gioiello di meccanica, era azionata da un motore con distribuzione comandata da un alberello verticale parallelo al cilindro, doppia accensione, molle valvole a spillo e frizione a secco. Il cambio, a crociera scorrevole, era a cinque marce e la lubrificazione a carter umido. Questa moto è stata costruita in cinque esemplari e ha corso nel 1961 aggiudicandosi in campionato italiano della montagna.

Con l’obiettivo di migliorare ancora la competitività della loro 50 l’anno successivo la Demm ne ha schierato una di nuova progettazione. Il motore, assolutamente inedito e straordinariamente raffinato dal punto di vista meccanico, aveva la testa sormontata da un castello nel quale erano alloggiati i due alberi a camme, molle a spillo lavoranti allo scoperto (nel modello precedente erano in bagno d’olio), angolo tra le valvole notevolmente aumentato e cambio estraibile a sei marce. L’evoluzione delle splendide bialbero di Porretta Terme è culminata con la versione a 12 marce. Il motore era lo stesso del modello precedente, ma aveva un nuovo basamento, che nella parte posteriore ospitava, oltre ai consueti alberi primario e secondario del cambio, anche un terzo albero. I 12 rapporti infatti venivano ottenuti mediante uno splitter (a espansione di sfere), posto all’uscita del cambio, che moltiplicava per due le sei marce di quest’ultimo. La Demm ha vinto il campionato italiano della montagna nel 1963, pilotata da Franchi. È stato il canto del cigno per i motori a quattro tempi da competizione di 50 cm3 costruiti in Italia.

 

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