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Ormai è certo: questa manifestazione diventa sempre più coinvolgente per gli appassionati e sempre più variegata non solo in fatto di mezzi esposti, ma anche in quanto a possibilità di scelta complessiva e non solo nell’ambito strettamente motociclistico.
Già, perché, a Novegro si trova anche tanta altra roba, oltre a vecchie moto, ricambi e parti staccate, e questo in misura nettamente maggiore rispetto agli altri due grandi mercatini italiani (Imola e Reggio Emilia). Si va dagli attrezzi per officina agli utensili per lavorazioni meccaniche, agli strumenti di misura, ai dispositivi ottici, ai composti chimici come adesivi, prodotti per lucidare e protettivi, e via dicendo, senza dimenticare manifesti, capi di abbigliamento, libri e pubblicazioni.
Ancora più importante, rispetto alle edizioni passate, sembra essere diventata la partecipazione straniera, non solo a livello di spettatori ma anche a livello di espositori. C’erano perfino degli spagnoli (mai visti in passato) con degli interessanti “reperti”, tra i quali numerosi componenti e anche alcuni motori completi costruiti dalla Mototrans nella seconda metà degli anni Settanta. In pratica, Ducati monocilindrici leggermente evoluti (gli ultimi avevano l’impianto a 12 volt e l’avviamento elettrico).
In quanto ai mezzi, conservati, restaurati o ridotti a poco più che rottami, ma comunque recuperabili o cannibalizzabili, ecco qualche esempio interessante.
Quelli di maggior pregio, alcuni dei quali da competizione, erano ovviamente molto costosi. Roba da collezionisti esperti e danarosi, quindi. Non erano molti, ma erano decisamente di richiamo per qualunque appassionato. Spiccavano ad esempio una splendida Parilla 250 bialbero dei primissimi anni Cinquanta, esposta dallo specialista Michelangelo Pochettino, accanto a una rarissima Adler 250 da GP raffreddata ad acqua e a una Ducati 125 bialbero del 1957. Molto bella anche una Harley-Davidson WL 750 a valvole laterali del 1937, esposta nelle immediate vicinanze.
Passando alle moto alla portata della maggior parte delle tasche, che per fortuna erano molto numerose, occorre ancora segnalare la rarità delle classiche inglesi, una volta così numerose. Per il resto, l’offerta era davvero in grado di soddisfare qualunque gusto. In particolare, vanno segnalati i numerosissimi scooter e le abbondanti moto di serie di piccola cilindrata di fabbricazione nazionale degli anni Cinquanta e Sessanta, quasi tutte conservate o da restaurare.
Non mancavano comunque anche ottimi esemplari di Guzzi V7 e di Benelli Tornado. E poi c’era una pletora di moto da fuoristrada degli anni Settanta, e anche di parte del decennio successivo. Sempre assai forte infine la presenza delle moto giapponesi dei primi anni Settanta, che oggi hanno un ottimo mercato e sono anche assai godibili in caso di impiego quotidiano su strada. Molti esemplari erano restaurati ottimamente e venivano offerti a cifre più che ragionevoli.
Notevole la presenza di Lambrette, anche delle prime versioni. Oltre a svariate B, c’erano anche alcune E ed F, modelli assai meno diffusi della C e della D dello stesso periodo e quindi decisamente più rari. Tra i motori sciolti, cospicua la presenza dei monocilindrici Ducati della serie a carter larghi, per i quali oggi è possibile trovare anche non solo qualunque ricambio, ma perfino gli attrezzi speciali, copie fedeli di quelli all’epoca realizzati dalla casa per i suoi concessionari.
In Austria e in Germania le Puch a cilindro sdoppiato sono state molto popolari, per le loro eccellenti doti. Da noi se ne sono viste pochissime, ma la Isoscooter e la Isomoto avevano un motore prodotto su licenza di questa casa austriaca.
A Novegro c’era un bell’esemplare di 175 SV, modello prodotto dal 1953 al 1967 in varie decine di migliaia di esemplari. E a ben cercare c’erano anche MBA 125 da GP di inizio anni Ottanta, Maico 125 da velocità a disco rotante, Malanca TT4 e tanto ma tanto altro ancora.
Un solo giorno di visita forse non bastava…