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Giuseppe Benelli era molto attento all’evolversi della tecnica e a quanto proponevano gli altri costruttori, anche esteri. Fu proprio in occasione di un suo viaggio in Germania che si innamorò della forma “a uovo” del motore della Imme, geniale realizzazione di Norbert Riedel. Decise che, da allora in poi, quella sarebbe stata l’architettura che avrebbero avuto tutti i modelli prodotti dalla sua azienda.
Nel 1952 apparve la bicilindrica Spring Lasting di 200 cm3, che adottava le stesse misure caratteristiche della 98 (48 x 54 mm) ed erogava 8,5 CV a 5000 giri/min. Da questa moto che, via via ammodernata, è rimasta in produzione fino al 1960, è derivato il modello di 250 cm3, presentato nel 1954. La versione sportiva era alimentata da due carburatori e aveva prestazioni molto elevate, per l’epoca, come testimoniato anche dalla vittoria di Silvano Rinaldi nella Milano-Taranto del 1955.
La 98 venne sostituita alla fine del 1953 dalla 125 a due tempi (alesaggio e corsa = 54 x 54 mm) con architettura a uovo, che venne denominata Ardizio.
inferiore del basamento e due valvole inclinate che venivano richiamate da molle ad elica. L’albero a gomiti, in tre parti unite per forzamento, era supportato da ben quattro cuscinetti a sfere. Le misure di alesaggio e corsa erano rispettivamente 54 x 54 mm per il 125 e 62 x 57 mm per il 175. La trasmissione primaria era a ingranaggi e il cambio a quattro marce del tipo con presa diretta. L’elemento principale del telaio era costituito da una grossa trave superiore in lamiera scatolata.
Denominati rispettivamente Imperiale e Catria, questi monocilindrici sono entrati in produzione nella primavera del 1956. Poco più di un anno dopo è stata presentata la versione sportiva della 175, dalla quale è stata ben presto ricavata una variante per le gare delle moto derivate dalla serie (MSDS).
secondo di un monocilindrico a quattro tempi semplice ma al tempo stesso assai ardito, in quanto ad architettura. Si trattava del Picnic, a ruote alte, dotato di una estetica che non avrebbe certo sfigurato una trentina di anni dopo (e forse sarebbe attuale ancor oggi).
loro hanno preso la via degli USA, ove l’importatore (Cosmopolitan Motors) era particolarmente attivo. Anche l’ottimo cinquantino, nato alla Benelli, del quale era particolarmente apprezzata la versione sportiva, si è venduto bene sul nostro mercato, con entrambi i marchi.
Per tutti gli anni Sessanta le Motobi monocilindriche sono state grandi protagoniste della scena agonistica nazionale, a livello di campionati juniores (17 titoli, suddivisi tra le classi 125, 175 e 250, tra il 1959 e il 1972) e di gare in salita (nove titoli della montagna). Le hanno condotte alla vittoria, piloti come Ballestrieri, Bertarelli, Lazzarini, Fattori, Tondo, Isnardi e Giansanti. Tra il 1965 e il 1968 le moto pesaresi sono state imbattibili tra le 125 della categoria Sport, con le quali si correvano le gare per i piloti juniores, e tra il 1967 e il 1972, terminata l’era delle Morini Settebello, le Motobi 175 hanno conquistato la
bellezza di sei titoli juniores consecutivi. Insomma un palmares esaltante.
Nella classe 250 sono rimasti famosi i duelli con le Aermacchi Ala d’Oro. Dal reparto corse, diretto da Zanzani, che era coadiuvato da un team di abili meccanici, uscivano delle moto che, oltre ad essere preparate alla perfezione, avevano anche un’estetica strepitosa, a cominciare dalla bellissima carenatura a vitino di vespa. Una delle scuderie che hanno impiegano con maggior successo le Motobi è stata quella di Augusto Imperiali.
Alla Motobi 250 va anche il merito di avere consentito il primo successo di un italiano sulla velocissima pista di Daytona, nella 100 miglia del 1967, davanti a una temibile schiera di moto giapponesi; questa moto, che ha corso col marchio Benelli, è stata portata alla vittoria da Silvano Bertarelli. Per la cronaca, prima che venisse realizzata la pista in asfalto che tutti conosciamo, a Daytona si era imposto già un binomio italiano, nel 1959; si trattava di Giuseppe Rottigni sulla Parilla 175.
Le Motobi hanno segnato un’epoca meravigliosa del motociclismo agonistico e i modelli stradali sono rimasti nella memoria di tanti appassionati che li hanno sognati o posseduti (beati loro) in gioventù. Un ricordo era quantomeno doveroso…