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Massimo era certamente una delle figure più carismatiche del nostro ambiente. In gioventù qualche gara di Motocross poi qualche rally nazionale quindi, finalmente, l’Africa.
Ben sette le Dakar all’attivo con lusinghieri risultati, come la vittoria di classe a la “ Le Cap” con la Yamaha o il secondo assoluto alla mitica tappa “ Atar – Atar” alla Dakar del ’93 preceduto solo dall’amico e compagno di mille avventure Massimo Marmiroli ma davanti ad uno schieramento di piloti ufficiali da far impallidire quelli dei giorni nostri.
Poi il ritiro e l’attività professionale dove aveva messo a frutto l’esperienza di tante gare diventando il punto di riferimento per tutti gli “africani” a partire dai Team più blasonati.
Le collaborazioni con le case, dagli approcci con KTM fino ad Aprilia, TM e ultimamente quella top-secret con
Un grande lavoratore d’ingegno e di forza, un artigiano all’antica da prendere veramente ad esempio per il suo amore per il lavoro
Jordi Arcarons. Erano però soprattutto i piloti privati a ricorrere alle sue sapienti mani per preparare al meglio i propri mezzi. La sua scomparsa lascia certamente un grande vuoto anche perché era considerato da tutti “una gran brava persona”.
Forse le più belle parole per Massimo, alla cerimonia funebre, dopo quelle commosse degli amici più cari, le ha spese il suo vecchio parroco descrivendolo come un grande lavoratore d’ingegno e di forza, un artigiano all’antica da prendere veramente ad esempio per il suo amore per il lavoro, per la famiglia ed anche per i bambini africani meno fortunati che aiutava collaborando con la Fondazione di Fabrizio Meoni e di Padre Buresti.
Al Motorally hanno voluto ricordarlo anche gli amici del Team Motostore, con i quali avrebbe dovuto collaborare quest’anno, che hanno esposto striscioni in suo onore sui gazebo.
Nazzareno Falappi