Mat Oxley e il thriller più incredibile del motociclismo [IL LIBRO]

Mat Oxley e il thriller più incredibile del motociclismo [IL LIBRO]
Nel 1961 il pilota e tecnico Ernst Degner fuggì dalla Germania Est con i disegni di Walter Kaaden. Il motore a due tempi che la MZ stava magistralmente sviluppando finì alla Suzuki e la Storia cambiò. Dischi rotanti, espansioni, uomini che vincono e che perdono. Affascinante
8 gennaio 2022

Mat Oxley non ha dubbi e sta dalla parte di Kaaden. Mat è un giornalista britannico di grande esperienza, tester ed ex-pilota, da decenni presente sui GP del mondiale; ha passato la sessantina da poco, ha corso nell'Endurance e soprattutto ha vinto al TT nel 1985 in sella a una Suzuki RG 250. Un tipo tosto, un amico. In un libro ora Mat racconta la più grande storia di spionaggio accaduta nel motociclismo da corsa, quella di Ernst Degner fuggito dalla Germania Est con i disegni delle MZ di Kaaden. E sta dalla parte di Walter Kaaden, il padre del moderno due tempi.

Il prezzo della velocità è il titolo del libro edito dalla casa editrice spagnola Mala Suerte, 20 euro. Lo trovate in rete su Amazon. Tradotto in italiano da Marina Cianferoni, svela nei dettagli come andò che Degner, tecnico e pilota della MZ, nel 1961 disertò. Nel cupo scenario del secondo dopoguerra, imprigionato nel rigido e triste regime succube della Russia, Degner vinceva le corse con la sempre più competitiva moto di Kaaden. Ma voleva di più, voleva la gloria e il denaro che pensava di meritare.

Come riuscì a fuggire dalle maglie dei Vopos? Fu la Suzuki, che non riusciva a costruire dei due tempi decenti, a contattarlo? E come riuscì a portar fuori dal Paese anche la sua famiglia, nascosta nel doppio fondo di una vistosa auto americana? Oxley racconta tutto questo dopo aver ascoltato i piloti e i testimoni di quell'epoca, persino il figlio di Ernst Degner.

Come dicevo, Mat ha le idee chiare. Kaaden - che aveva lavorato con Von Braun sui missili nazisti, ma dopo la guerra non seguì i colleghi negli States - scelse la lealtà e perse, però morì da uomo felice nella sua Zschopau dove aveva sempre vissuto e lavorato. Degner scelse invece il tradimento e vinse, ottenne denaro e gloria, ma quando morì era un uomo finito. Tra l'altro, ancora esattamente non si sa come morì Ernst, a Tenerife nel settembre del 1983. Era molto provato, la fortuna è stata avara, con lui: fu il cuore a cedere o fu eliminato dalla lunga mano dei servizi dell'Est a vent'anni dalla fuga?

Quello che è certo, Mat lo racconta molto bene. Da quella vicenda è partito tutto: il motore a due tempi evoluto da Kaaden è finito nelle mani delle Case giapponesi, che con risorse ben maggiori hanno potuto svilupparlo fino al dominio sul quattro tempi. E fu così che prima Suzuki e poi anche Yamaha hanno sconfitto la grande Honda, decisa a restare ancorata al quattro tempi con tutta la sua superba tecnologia.

Ci sono pagine gustose. C'è  Ralph Bryans che parla della mirabile Honda 125 a cinque cilindri, moto difficile con un range utilizzabile tra i 18.500 e i 20.500 giri. "Uno schifo - dice - e se arrivavi a 21.000 giri si rompeva qualcosa, un incubo". E c'è la storia parallela di Beryl Swain, la donna che voleva fare il TT, che fu boicottata in tutti i modi dalla FIM, che dovette ingrassare per pesare quanto un uomo, ma alla fine riuscì a correre una volta sull'isola con una Itom 50 e concluse la gara. Una mezz'oretta dietro a Degner.

C'è soprattutto un inno al motore a due tempi, che Mat adora e assolutamente non ritiene superato. C'è anche Kevin Schwantz che a un certo punto dice "mi diverto di più con le due tempi, c'è una connessione tale tra la manopola del gas e quello che succede! Hai la sensazione di fare davvero qualcosa di speciale". L'ultima parte del libro ci porta fino ai due tempi moderni, fino alle 500 Replica degli anni Ottanta che circolavano ed entusiasmavano su strada, e approfondisce la direzione degli studi attuali. Viva il due tempi, soprattutto viva Walter Kaaden troppo spesso dimenticato.

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