Mattia Faraoni: "Dietro in moto? Se acceleri ti strozzo!". L'intervista al Campione del Mondo di kickboxing ISKA [VIDEO]

Abbiamo intervistato Mattia Faraoni, campione del mondo kickboxing ISKA, che ci ha raccontato il suo rapporto con le moto. Il bello? Picchia fortissimo ma ha paura delle due ruote
1 gennaio 2024

Mattia Faraoni, 32 anni, classe 1991, è un fighter professionista che negli anni ha raggiunto importanti obiettivi agonistici. Quest'anno, il 18 novembre, è riuscito a proteggere la cintura ISKA a Torino durante l'evento Oktagon 2023. Il K.O nei confronti di Stoica ha fatto il giro del web.

Naviga su Moto.it senza pubblicità
1 euro al mese

L'intervista

Vi starete chiedendo: cosa c'entra Mattia Faraoni con il mondo dei motori? Inizialmente ce lo siamo chiesti anche noi ma la sete di curiosità è sempre tanta e scoprire ogni minima sfaccettatura dietro a un personaggio, un Campione del Mondo nel caso di Mattia, è un nostro piacere, oltre che un dovere.

Mattia, che ci fai qui a Milano?

"Sono a Milano per fare delle interviste e stasera ritornano a Roma. Sono arrivato ieri sera ed è sempre un piacere essere qua da Carlo all'Accademia Europea"

Lo sai che proprio qua sopra c'è la redazione di Moto.it?

"Ammazza! No!"

Qual è il tuo rapporto con le due ruote?

"Allora io ho portato lo scooter - e lo so che c'è una gerarchia molto importante tra moto e scooter - dai 14 anni fino a tre anni fa poiché diciamo che non collima troppo il rischio della moto con quello dello sport che faccio. Sia per il rischio che c'è, sia per condizioni climatiche. In tutti i casi mi sono sempre piaciuti. Però per fortuna che non c'ho questa passione perché c'ho paura... sarà collegato allo sport"

La cosa curiosa è che hai paura delle moto ma fai a cazzotti

"Sai, ognuno vive il proprio scenario con normalità, talvolta normalizzandolo, poi le dimensioni degli altri invece no. Come una partita di rugby, fanno a testate per 90 minuti. È la stessa cosa dici te, lo vai a fare con più leggerezza"

In famiglia hai qualche appassionato?

"Mio padre era appassionato di moto ha sempre avuto interessanti. Adesso c'ha 64 anni quindi è passato lo scooterone confesso. Però siamo cresciuti da passeggeri su delle moto Però vedi ripeto per fortuna né io né gli altri due miei fratelli abbiamo ereditato questa passione perché... Perché è pericolosa cioè c'ho l'ansia... Comuque è una cosa affascinante la moto, la sensazione di velocità e di adrenalina, il pericolo di fare una curva"

Quindi leghi un po' il concetto di moto alla velocità quindi gomme da strada, non fuoristrada

"No, in effetti prima acchito ho pensato subito alla velocità. Però in effetti anche il concetto della motocross è bello. Tra l'altro mio padre ha avuto pure una motocross nei suoi momenti di passione".

Se dovessi pensare a una moto, qual è la prima che ti viene in mente? Che colore?

"L'R1. Non so se è ancora in auge. O l'R6. Adesso volano"

Vivi molto la vita di strada anche per il tuo impegno sociale. C'è qualche situazione ricorrente che ti viene in mente dove sono state protagoniste le due ruote?

"A Scampia nasce subito un po' il meme del fatto che non ci sono i caschi. Quindi molti scooter pochi caschi, poco utilizzo del casco. Quello spesso accade un po' in ogni borgata in cui il distretto è piccolo spostamenti sono piccoli e si conoscono un po' tutti anche quelle forze dell'ordine. Quindi questa cosa un po' viene un po' meno confesso.

Qual è il tuo pilota preferito? Segui la MotoGP?

"Io sono cresciuto con la sfida tra Max e Valentino. Mi ha sempre affascinato Valentino Rossi e quindi ai tempi seguivo di più. Adesso adesso di meno confesso. Che poi Valentino era uno di quei nomi, un po' come Tyson, che riescono a portare il pubblico, non solo di nicchia, all'interno del proprio del proprio contesto. E Rossi era così ormai era talmente in stream che faceva appassionare anche le persone appunto che non sono di settore. In ogni dinamica e in ogni registro è sempre positivo avere catalizzatori di attenzione mediatica nel proprio settore."

Siete più pazzi voi fighter oppure i motociclisti?

"Ovviamente i motociclisti! Il rischio più alto ce lo hanno i motociclisti, purtroppo si può anche perire... L'idea di scivolare a 300 km orari. Sarà che sono cresciuto tra pugni e calci, cioè c'è un pugno lo vedo meno pericoloso rispetto che cadere a 300. Poi magari ogni cosa che non conoscoi fa più paura, io li vedo matti. Avevo un mio amico Fabio Massei che gareggiava, e quando portava lo scooter in giro lui non se ne rendeva contro della velocità. Vedeva la strada a rallentatore e c'erano un po' di problemi di problemi, una distorsione della realtà."

Hai difeso la cintura, ti sei fatto un regalo?

"Guarda quando vinci un match così importante sei già appagato per la vittoria perché lei legittima tutti i sacrifici, tutte le rinunce, la sottrazione del tempo alla tua famiglia, ai tuoi affetti e al tuo divertimento. Le rinunce a non poter mangiare, al non poter bere, poi le pressioni emotive, l'ansia da prestazione la paura di fallire, la paura deludere l'ambizione del tuo sogno. Perché tu tutta questa dinamica, tutto questo registro, lo vivi a prescindere, ok? Poi però puoi pure perdere... Cioè se tu vai all'università magari non eccelli, ma se fai i compiti a casa l'esame lo passi. La maggior parte o la stragrande maggioranza delle volte. Qui fare i compiti a casa ti pone in una posizione di nulla totale, non sei nemmeno uscito dagli spogliatoi. Poi c'è il match. E tutta questa consapevolezza ce l'abbiamo perché come tutti gli sport individuali sei da solo con te stesso con i tuoi limiti con le tue paure. C'è il team, c'è la pacca sulla spalla, ma poi sali te sul ring."

Un consiglio da dare a un giovane che vuole diventare il numero uno

"L'ambizione veste gli stessi abiti in ogni ambiente. La capacità di rubare con gli occhi le qualità che hanno gli altri, renderle le proprie, e a pari passo ascoltare anche quello che ti possono dire gli altri, i coach, chi ti segue e metabolizzare quello su cui devi lavorare. Individuare la parte carente tua, il primo step è la consapevolezza. Poi una volta che c'era la consapevolezza bisogna perseverare e cercare solo quello. Nient'altro.  È una metodica con cui mi sono trovato bene"

Quindi per far prendere paura a Mattia Faraoni bisgona portarlo in moto...

"Dietro non ci penso proprio. Semmai guido io. Ho notato però che se devo fare una curva ci penso, ti rendi conto? Romano, 15 anni in moto, immaginati che facevo. Non ti dico che facevo, mo non esiste. È capitato un paio di volte ma quando andavo dietro facevo cosi: se acceleri ti strozzo! Un'ansia terribile."

Ultime da News

Caricamento commenti...

Hot now