MBE: Ruotedasogno rimette in strada gli scooter d’epoca

MBE: Ruotedasogno rimette in strada gli scooter d’epoca
Un inedito progetto per dare un futuro alle icone del passato. E un mercato in costante crescita, che coinvolge fasce di età sempre nuove
19 gennaio 2018

Chi ci segue da tempo conosce già Ruotedasogno, il progetto con cui Stefano Aleotti ha dato vita alla sua passione dopo il grande successo della sua Cellular Line. Un progetto in costante crescita, se è vero come è vero che il 2017 ha fatto registrare il traguardo di oltre 1000 moto vendute di cui circa il 60% in Italia, anche se, forse non troppo curiosamente, spesso i pezzi più pregiati finiscono all’estero.

La parte del leone – il core business, come piace dire ai più moderni – viene recitata dalle auto classiche, anche se le moto sono sempre nel cuore e nei pensieri del team reggiano. E proprio per questo, la fiera veronese viene affiancata nel programma di Ruotedasogno alle più importanti manifestazioni europee.

Bella la presenza di moto, che spaziano fra diversi periodi storici spingendosi fino a rappresentative sempre più recenti. D’altra parte l’età media dei motociclisti si alza, e il fenomeno dell’epoca è legato a doppio filo alla passione per le moto sognate in gioventù. Un fenomeno che spiega come certe moto non funzionino su certi mercati: tutte le sportive degli anni 70, ricercatissime dagli appassionati, in Spagna ad esempio sono bellamente ignorate perché bloccate dal regime franchista a suo tempo.

Il centro d’eccellenza – la sede di Reggio Emilia, con salone espositivo, officina ed uffici – al momento ospita ben 1150 moto e circa 50 auto classiche. Una proposta in crescita, costruita grazie alla recente acquisizione di diverse collezioni complete (le più notevoli composte da Benelli e MotoBi) che ha portato Ruotedasogno a diventare il primo attore in Europa grazie alla competenza e alla passione di tutto lo staff. E alla partecipazione alle fiere più importanti in tutto il mondo – vale la pena di citare Pebble Beach, in California – e ad un progetto molto ambizioso: portare ben 200 esemplari di Vespa a New York, per partecipare ad un’asta di Sotheby’s.

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Proprio di Vespa abbiamo parlato con Patrizio Zaccarelli, perché Ruotedasogno ha scelto il palcoscenico di Verona per annunciare la loro nuova iniziativa, che in un certo modo lega passato, presente e futuro del progetto. Passato perché si tratta di un’iniziativa legata ai mezzi d’epoca, ma anche perché rappresenta una sintesi fra le due imprese di Aleotti – Cellular Line e Ruotedasogno – portando l’elettronica nel mondo degli scooter vintage con l’obiettivo di ridargli una vita in futuro, quando le normative anti-inquinamento sempre più stringenti rischieranno di relegare questi mezzi nei musei o nelle collezioni statiche.

Di cosa stiamo parlando? In un certo senso di un uovo di Colombo: un kit per l’elettrificazione degli scooter d’epoca, con particolare attenzione a Vespa. Un kit da montare al posto del volano di questi mezzi, che sostituisca del tutto la propulsione endotermica trasformando un pezzo d’epoca in un mezzo ecologico, capace di entrare senza colpo ferire in qualunque centro urbano. Una proposta che potrebbe far alzare più di un sopracciglio ai puristi…

«E’ vero, ma guardiamoci in faccia: l’alternativa, fra pochi anni, sarà il blocco della circolazione per questi mezzi» ci spiega Zaccarelli. «Purtroppo la tendenza è quella di limitare sempre di più la circolazione di moto e scooter che non rispettano le normative Euro, per non parlare della sempre maggiore difficoltà di approvvigionamento di ricambi di parti meccaniche o anche solo di fare miscela. E poi il nostro kit è stato pensato per essere meno intrusivo possibile da un punto di vista estetico: si fa fatica a notare la differenza rispetto ad un mezzo originale».

Resta da chiarire, naturalmente, la questione legale, perché è evidente come il mezzo così trasformato non sia più omologato né coerente con i documenti, per non parlare della situazione relativa alla patente o all’ingresso in autostrada. Ma Zaccarelli è fiducioso.

«La nostra esperienza ci dice che la situazione normativa segue l’evoluzione di quella tecnica. Quando questi kit si diffonderanno a sufficienza è inevitabile che sia a livello europeo che a quello nazionale ci sia un’accelerazione dei progetti di legge già in essere, che vanno nella direzione di consentire il montaggio di questi kit a patto che l’operazione venga svolta da officine specializzate».

Di che investimenti parliamo?

«Al momento siamo poco oltre i 1000 euro, ma il nostro obiettivo è quello di abbassare il prezzo in maniera sostanziosa nel momento in cui riuscissimo a pianificare una produzione su numeri rilevanti. Diciamo che, a regime, puntiamo ad un prezzo compreso fra i 500 e i 1000 euro».

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