Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Continuiamo, come vi avevamo anticipato, la nostra rassegna che raccoglie moto che mettono il divertimento e il gusto di guida in primo piano – dopo diversi anni in cui il mercato ha premiato proposte intelligenti, quasi utilitarie, le Case costruttrici stanno tornando a proporre mezzi più emozionali, forse meno utili e razionali, ma capaci di nuovo di far sognare gli appassionati.
Abbiamo quindi pensato di completare la nostra precedente rassegna con una seconda edizione rivolta però a cilindrate più contenute, a proposte meno ambiziose – dalle prestazioni meno monstre – ma altrettanto gustose e divertenti, che vi alleggeriranno ancora meno il portafogli pur senza costringervi a trovare troppe scuse con gli amici durante il giro del fine settimana.
Anche stavolta non ci siamo posti vincoli di segmento – le moto che vedete qui sono molto diverse, accomunate solamente dal piacere di guida che sanno regalare al pilota: anche in questo caso troverete moto adatte all’uso in pista così come quelle che vi faranno divertire al massimo su un bel misto stretto, in montagna o in aperta campagna. Come nella rassegna passata, si tratta di moto spesso utilizzate da motociclisti mediamente più giovani e meno posati rispetto ad altri modelli, quindi vanno valutate con occhio clinico ed acquistate preferibilmente da un concessionario (che offre garanzia formale anche sull’usato per legge) o dopo attenta valutazione di un tecnico vostro amico.
Attenzione a che la moto non abbia subito urti (diffidate da pezzi aftermarket anche in materiali pregiati se mancano le parti originali) e controllate discordanze fra l’usura di trasmissione o dischi freno e le sovrastrutture per beccare le moto “mai pista” che invece, con carenature in vetroresina e pezzi racing, hanno passato metà della vita dentro i cancelli di un autodromo.
Come sempre la nostra selezione vi viene presentata nel consueto ordine alfabetico con un modello per casa – qualcuna manca perché è impossibile trovare al di sotto del nostro limite economico (abbiamo scelto 4.000 euro, ma vedrete che diverse moto si trovano anche a meno) mezzi che non siano pronti per il rottamaio, o perché la quotazione teorica rispetterebbe il limite ma poi, andando a cercare gli esemplari giusti, non si trova nulla. Come di consueto, ogni modello è cliccabile per accedere alla scheda tecnica, al listino dell’epoca e all’offerta di moto usate.
Al giorno d’oggi l’acceleratore ride-by-wire è praticamente scontato, ma sei anni fa, quando Aprilia l’ha presentato sulla sua Shiver nel 2007, si trattava di una novità quasi assoluta per il mercato europeo. La Shiver era una naked di media cilindrata, prima Aprilia a montare un propulsore realizzato completamente all’interno del gruppo Piaggio. E andava un gran bene, come potete leggere nella nostra prova, perché a parte un feeling non eccelso da parte dell’acceleratore la Shiver aveva un bel bicilindrico che spingeva forte e le permetteva di giocarsela con rivali dalla cilindrata ben più elevata ma soprattutto una ciclistica come solo a Noale sanno farle.
Qualche problema veniva invece dalle finiture, perché per contenere il prezzo i vertici Aprilia tirarono un po’ via sulla qualità di materiali e componenti utilizzati, con qualche dettaglio Made in China: all’atto pratico la funzionalità non veniva mai compromessa, ma più di una Shiver della prima serie è invecchiata malino. Cercate con attenzione zone opacizzate, ruggine nascosta e quant’altro: possono essere un’ottima indicazione di come è stata trattata la moto. Con i nostri quattromila euro si può arrivare ai primi modelli 2011, rivisti in qualche dettaglio, ma restando sulla prima versione si può addirittura risparmiare qualcosa e portarsi a casa un ottimo mezzo.
Visto il relativo successo dell’operazione supernaked K1200 e K1300R, in BMW hanno pensato bene di replicarne il modello estetico sulla base del bicilindrico parallelo 800 creando la F800R nel 2009. Quello che la media naked perdeva in termini di carisma rispetto alla sorella maggiore se lo riprendeva con gli interessi in termini di agilità, sfruttabilità e divertimento sullo stretto (potete leggere qui la nostra prova) tanto da far ricredere diversi motociclisti precedentemente scettici verso le proposte di Monaco di Baviera. Veloce, divertente, gustosa (e capace di numeri incredibili nelle mani di Chris Pfeiffer, tanto da meritarsi una versione in serie limitata) la F800R è anche una moto dalla versatilità rara.
Affidabile e ben rifinita, la F800R è una moto che si può comprare senza grosse preoccupazioni limitandosi a fare attenzione ai soliti indicatori di uso improprio (cuscinetti di sterzo lenti, rumori strani dalla frizione) ed eventuali urti o cadute. Con i nostri 4.000 euro si stenta un pochino, meglio mettere in preventivo di integrare con qualche biglietto da cento in più se si vuole puntare ad esemplari in vendita presso concessionari che possono offrire qualche garanzia in più agli apprensivi per natura.
4000 euro per portarsi a casa una vera pietra miliare del motociclismo – sia pure in versione ridotta – sono a dire poco un affare. La 748 era tutto quello che era la 916, e poi 996 e 998: bella, elegante, fascinosa e con una guida incredibile, capace di far innamorare anche adesso, ma anche più facile ed accessibile. Altrettanto stabile della leggendaria sorella maggiore, era più agile ed un pelo meno impegnativa fisicamente e psicologicamente: il suo bicilindrico a quattro valvole era meno viscerale e vigoroso ai medi, rendendo più facile sfruttarne le prestazioni. E con le gomme di oggi è possibile utilizzare gli assetti più cattivi e carichi sull’avantreno che le regolazioni della ciclistica consentivano, grazie all’eccentrico sul cannotto di sterzo e al puntone per l’altezza del retrotreno, mettendo in grado i più disinvolti di far venire un bel mal di testa a proposte più recenti.
Per comprare una 748 serve particolare attenzione. Un po’ perché l’affidabilità delle Ducati di una volta non era quella di oggi, un po’ perché difficilmente le piccole Desmoquattro finivano in mano a tranquilli pensionati. Per questo vi sconsigliamo di prendere in considerazione le varie versioni SP, SPS ed R (che pure si possono trovare con i nostri 4.000 euro), utilizzate spesso e volentieri in pista e in gara, a meno che non ne conosciate la storia davvero bene, o che il venditore sia al di sopra di ogni sospetto.
Era l’ormai lontano 2001, e Honda era rimasta l’unica delle quattro case giapponesi priva, nel suo catalogo, di una 600 supersportiva. La CBR 600F era brillante e versatile su strada e se la cavava anche in pista, ma soffriva nelle allora importantissime competizioni supersport sotto gli attacchi delle ben più grintose – in prestazioni ed immagine – proposte della concorrenza. In attesa quindi di quella CBR600RR che sarebbe arrivata solo due anni dopo, Honda si limitò ad incattivire leggermente la 600F dando vita alla F Sport. Sulla carta sembrava cambiasse poco, all’atto pratico invece la Cibierrina diventava molto più competitiva, tanto da vincere il primo titolo Mondiale Supersport con Fabien Foret e il team Ten Kate. Senza perdere peraltro quasi nulla in termini di versatilità ed accessibilità.
Oggi la F Sport si trova con una manciata di euro e si può acquistare con una certa fiducia: pur se più sportiva rispetto al modello base, non era comunque la moto preferita dagli smanettoni duri e puri, quindi si può presumere che anche un uso un po’ più aggressivo non abbia inficiato le tradizionali doti di affidabilità e durevolezza di Honda. Controllate comunque la coerenza delle condizioni generali di finiture e materiali di consumo, anche perché se lo stato generale è men che perfetto, vista la qualità generale del mezzo è lecito presumere di trovarsi davanti ad un esemplare trascurato dal precedente proprietario.
La Kawasaki Z750 è stata una delle moto più azzeccate di Kawasaki: a lungo best seller in Italia e su altri mercati, ha saputo unire come poche altre moto il fattore divertimento e quello razionale. Perché costava poco ma andava forte, aveva una linea da cattiva però se la cavava anche nell’uso disimpegnato, ed era accessibile anche dai meno esperti. La versione 2007 non ha fatto altro che riconfermare tutti i pregi: motore un po’ più potente, linea un pochino modernizzata, tanta sostanza e prezzo azzeccato: all’atto pratico un’altra grande moto (potete leggere qui la nostra prova) per chi in sella puntava più a divertirsi che non ad andare da A a B.
Le vendite sono andate benissimo, con il risultato che oggi sul mercato dell’usato se ne trovano davvero tante anche in ottime condizioni. Come al solito, attenzione alle condizioni della moto, perché la Z 750 attirava anche tanti motociclisti con il polso destro molto sciolto, e il favorevole rapporto qualità/prezzo ha fatto si che potesse finire in mano anche a chi non aveva troppi soldi da spendere nella manutenzione. Il fatto che ce ne siano tante in vendita mette il coltello in mano al compratore: al minimo sospetto lasciate perdere e passate all’annuncio successivo.
Lo ripetiamo per l’ennesima volta: parlare di divertimento in moto ormai si può accorciare usando KTM come acronimo. La 690 non fa eccezione, anzi è forse uno dei modelli più significativi in questo senso: veloce come una monocilindrica non avrebbe diritto di essere, leggera e gustosissima alla guida, ha fatto felici motociclisti sportivi di tutto il mondo che desideravano una moto capace di farli godere come matti sul misto stretto. Relativamente accessibile – anche se la prontezza e l’agilità sono capaci di spaventare i neofiti – la 690 Supermoto (potete leggere qui la nostra prova) ha conquistato uno status quasi leggendario: se cercate sul web troverete diversi video che mostrano cosa sia capace di fare se ben guidata.
Essendo in giro da diversi anni con un buon successo di vendita, è facile trovare esemplari di Supermoto 690 a quotazioni abbordabili con il nostro budget. Qui più che altrove valgono le raccomandazioni di controllare molto bene l’esemplare che state trattando: si tratta di una moto relativamente estrema e votata praticamente al solo utilizzo sportivo, e difficilmente è stata in mano a chi cercava una moto per andarci a fare la spesa o al mare con la fidanzata. Non prendete in considerazione esemplari senza manutenzione regolarmente effettuata e documentata.
Erede della best seller SV650, la Gladius ha ricevuto un’accoglienza un po’ freddina dai fan che l’hanno accusata di essersi addolcita un po’ troppo rispetto alla progenitrice. Più bella, raffinata e a punto tanto nel motore quanto nella ciclistica, la Gladius forse pagava qualcosa in termini di fascino rispetto alla SV ma non sacrificava nulla in termini di doti dinamiche: a suo agio quasi in ogni frangente, brillava nella guida sul misto extraurbano regalando tanto divertimento con poco impegno. Come potete leggere nella nostra prova, gli unici limiti venivano da finiture un po’ approssimative nelle zone in cui l’occhio si posa con meno frequenza.
Per contro, la Gladius si può comprare con una serenità quasi totale. Affidabile, robusta e versatile ha attirato una clientela mediamente più matura rispetto alla SV pur senza pagare pegno quanto a divertimento, prova ne siano i tempi che le versioni Trofeo (modificate in pochissimi dettagli) sapevano staccare dovunque i rettilinei non facessero venire il fiato corto al motore. Controllate tenuta delle finiture e che l’esemplare non abbia subito incidenti: se è tutto in ordine andate e vivete felici.
Ve l’avevamo già segnalata, in versione “R”, nella nostra precedente guida all’usato ma non abbiamo saputo resistere e ve la riproponiamo in allestimento base. Perché la Street Triple, quale che sia la versione, è una delle moto più divertenti in circolazione: il suo tricilindrico da 675 cc sembra un motore di cilindrata ben superiore, ha corpo sotto e tanta grinta in alto, e la ciclistica – non troppo diversa da quella della cugina sportiva Daytona – non ha complessi d’inferiorità nei confronti di nessuno, come potete evincere dalla nostra prova della versione Trofeo. Veloce, gustosa e capace di assecondare l’esperto ma anche di blandire chi non ha manico da pilota, la “Street” sa gratificare nella guida sul misto ed emozionare con tratti come la splendida voce roca del suo tre cilindri.
Si trova facilmente sul mercato dell’usato al di sotto del nostro budget. Serve però un po’ di calma nel trattare l’acquisto, perché sebbene i proprietari di Triumph tendano a curare le proprie “bimbe” con tanto amore, non si tratta anche in questo caso di una moto per attempati motociclisti da bar. Ocio alle special, e sugli esemplari dall’età rilevante attenzione a verificare bene le condizioni di dettagli come dischi freno e simili per evitare di trovarsi a sborsare cifre importanti per manutenzioni impreviste.
La famiglia Yamaha MT è al centro dei riflettori grazie alle novità MT-09 ed MT-07, ma non è certo nata ieri: la MT-01 dell’ormai lontano 2005 ha aperto la strada alla sorellina minore MT-03 già un anno dopo. E grazie ad una linea azzeccatissima, con finiture e dettagli di alto livello (il faro anteriore viene usato su ogni genere di special, per intenderci) la media monocilindrica Yamaha è diventata rapidamente un best seller. Svelta ed accessibile in città, ma anche gustosa e prestante sul misto extraurbano, la MT-03 soddisfa il suo pilota in tantissimi impieghi, a patto che il percorso non sia troppo veloce perché il motore tende a finire il fiato un po’ troppo presto. Ma se non pretendete la luna (o le surreali prestazioni della KTM 690 sopra presentata) la Yamaha sa divertire grazie ad una ciclistica solida, agile e scattante.
L’affidabilità è al di sopra di ogni sospetto, e le finiture hanno mostrato la tenuta che ci si aspetta da una Yamaha. Potete fare ottimi affari con moto utilizzate poco e senza troppo stress. Attenzione però: data la sua natura molte MT-03 sono state impiegate come commuter cittadine, finendo esposta alle intemperie ed utilizzate per tragitti brevi con tanto utilizzo a freddo.