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Le naked non sono più le regine del mercato come qualche anno fa, soppiantate da enduro stradali e crossover, ma il loro appeal mantiene comunque una certa forza in virtù di un’estetica sempre molto apprezzata (soprattutto dal pubblico meno specializzato e da quello femminile) e di una certa versatilità che consente di divertirsi nella guida sportiva, sgusciare nel traffico in città e poter affrontare trasferte turistiche senza troppe limitazioni.
Nella nostra selezione sono (prevedibilmente) presenti le best seller di qualche anno fa in esemplari ancora piuttosto freschi: il sacrificio in termini di modernità del modello è davvero contenuto. Da notare come anche i modelli più vecchi siano mediamente caratterizzati da percorrenze non troppo rilevanti, offrendo a chi ha budget ancora più contenuti occasioni più che accattivanti. Vale anche la pena di sottolineare come i nostri 4.500 euro ci permettano di portarci a casa diversi mostri sacri della categoria ancora in ottime condizioni e in qualche caso con solo qualche stagione sulle spalle: l’espressione “affare irresistibile” sarà anche abusata, ma raramente l’abbiamo trovata più azzeccata.
Non abbiamo volutamente posto limiti di cilindrata, permettendoci così di consigliarvi sulla base della nostra sensibilità i modelli che offrono il miglior rapporto fra qualità e prezzo d’acquisto senza dover sottostare a vincoli precostituiti. Così come già accaduto per le crossover, anche nel caso delle naked la cilindrata non è infatti necessariamente un fattore determinante. Né per chi ama le prestazioni – ci sono ottime medie pepatissime capaci di dare più gusto di alcune maxi – né tantomeno per i neofiti che non devono farsi spaventare da un dato, appunto, non necessariamente indicativo di impegno nella guida o di prestazioni non alla portata.
Abbiamo comunque pensato bene di indicare chiaramente i modelli che non riteniamo adatti a motociclisti poco navigati per evitarvi brutte esperienze, fermo restando naturalmente che con la giusta dose di giudizio tutte le moto diventano accessibili. Solo voi però sapete se siete dotati dell’equilibrio mentale necessario a non esagerare.
Vi presentiamo la nostra selezione in ordine alfabetico; anche per questa guida abbiamo scelto di indicare un solo modello – il migliore possibile, secondo la nostra esperienza – per ciascuna Casa, limitandoci a quelli presenti sul nostro mercato dell’usato nel rispetto del budget stabilito. Ogni modello è evidentemente cliccabile per accedere alla scheda tecnica, al listino dell’epoca e all’offerta di moto usate.
Iniziamo con una moto non certo destinata ai neofiti: quando Aprilia ha creato la Tuono, nel 2002, ha creato una vera e propria streetfighter levando le carene alla sua RSV bicilindrica, montando un manubrio alto e adeguando l’assetto alla posizione di guida rialzata. Il risultato è stato una moto incredibile per efficacia e gusto nella guida sportiva, ma ovviamente impegnativa e scarsamente dotata di comfort. Se avete le doti di manico richieste vi toglierete un sacco di soddisfazioni e vi divertirete come con poche altre, ma attenzione: la Tuono è da considerarsi un’alternativa più alle sportive carenate che non alle naked più tranquille e tradizionali. Astenersi principianti e indecisi, insomma.
Guardando con attenzione spunta anche qualche esemplare della ben più raffinata Factory, che però normalmente viaggia su quotazioni (seppur di poco) superiori. Non vogliamo certo sconsigliarla a priori, ma come succede in questi casi è necessario applicare la massima cautela nell’esame della moto, giusto per essere sicuri di non confondere un affare con una fregatura epocale - fate anche molta attenzione: la Tuono è stata la moto preferita di chi si cimentava all'epoca nel Campionato Italiano Naked... Se volete sapere cosa aspettarvi, trovate qui la nostra prova dell’epoca tanto della versione standard che della più esclusiva Factory.
E’ la sorellina minore – molto più sfruttabile e, consentitecelo, efficace – della mostruosa 1130, di cui potete leggere qui la nostra prova; la tricilindrica pesarese, anche nella sua versione piccola è rude e sportiva, destinata a chi cerca una naked per la sparata sul misto e sa apprezzare una personalità marcata al limite dell’arroganza. La proprietà cinese ha pensato bene di non penalizzare progetti di grande fascino ed efficacia come quelli delle tre cilindri 899 e 1130, facendo si che la piccola TNT sia in produzione ancora oggi.
Le TNT (Tornado Naked Tre) non si sono mai vendute come il pane, dunque reperirne una sul mercato dell’usato richiede un po’ di pazienza. Non si tratta di mezzi dall’affidabilità a prova di bomba, ma allo stesso tempo sono moto per appassionati, che normalmente vengono curate e coccolate oltre ogni ragionevole dubbio dai proprietari: se ne trovate una con manutenzione adeguatamente documentata non ci sono particolari motivi per rinunciare all’acquisto.
Alcuni ritengono che la naked classica BMW R/R sia la quintessenza del motociclismo BMW. Le prime R35 e 37 erano dopotutto prive di carenatura (principalmente perché non era ancora stata inventata…) e anche se è veramente difficile sostenere un recupero dei loro stilemi da parte delle nude di Monaco, è evidente come le linee della R/R, in qualsivoglia declinazione, puntino ad ammaliare gli amanti delle estetiche classiche più che delle linee post-atomiche. Con la notevole eccezione dell’esperimento di stile Rockster (qui la nostra prova) che però, appunto, non raccolse grandi consensi.
Tranquilla, comoda e accogliente, la 1150R non è scevra da un certo dinamismo che la rende piacevole quando ci si dedica alla bella guida sul misto. Le sue doti migliori vengono però fuori nel turismo disimpegnato e nell’uso cittadino, dove nonostante la mole la concentrazione verso il basso delle (rilevanti) masse la rendono insospettabilmente maneggevole. Nel 2003 è stata dotata (per prima nella gamma BMW) del propulsore a doppia accensione, più regolare e dolce nell’erogazione – i famigerati “seghettamenti” che affliggevano le versioni precedenti si sono attenuati tantissimo. Se l’estetica è a posto, potete comprarla a occhi chiusi: una volta in marcia vi stancherete prima voi di lei.
E’ stata la Monster per eccellenza della sua epoca: il motore a quattro valvole, che aveva debuttato sulla ibrida S4 (basata su troppi elementi della serie ST per convincere appieno nelle vesti di Mostro) qui ha trovato la sua collocazione ideale. Bella, grintosa, efficace, la S4 era capace di dire la sua su qualunque passo di montagna ma anche in circuito, una volta prese le misure ad un motore capace di allungare le braccia al suo pilota e imparata a sfruttare una ciclistica specialistica ed affilata. Anche qui astenersi neofiti, che troveranno ben maggiore soddisfazione nella più tranquilla S2R.
Restando dentro al nostro budget potreste veder spuntare anche qualche esemplare di S4Rs Testastretta (qui la nostra prova), ma le quotazioni per l’ultimo Monster a quattro valvole – almeno prima dell’arrivo del 1200 – sono sensibilmente più elevate, e la cosa deve farvi drizzare le antenne. Attenzione alle truffe e alle moto con un passato troppo movimentato per essere prese seriamente in considerazione: quando si parla di Ducati usate è necessaria una manutenzione scrupolosa, esperta e documentata. State alla larga se manca anche solo uno di questi elementi.
Hornet è un nome che nel panorama motociclistico non ha bisogno di presentazioni: è stata proprio lei, sul finire del secolo scorso, a rendere popolare il mercato delle naked di media cilindrata. Facile, comoda o sportiva all’occorrenza, la quattro cilindri Honda è nata come derivazione della CBR600 per poi staccarsene e – ironia della sorte – diventare successivamente lei la base per la nuova CBR600F. In questa versione la media nuda Honda mantiene tutte le sue tradizionali doti di accessibilità e prestanza, guadagnando però una linea più moderna che richiama in diversi elementi la sorella maggiore CB1000R.
La Hornet (potete leggere qui le nostre impressioni di guida) è una moto che pochi potranno trovare inadeguata per qualunque uso, ed è capace di accogliere allo stesso modo principianti in cerca della prima moto vera così come chi ha qualche prurito sportivo ma è stufo di carene e semimanubri. Un classico assolutamente senza tempo, che come da buona tradizione Honda può vantare affidabilità a prova di bomba e grande tenuta delle finiture. Per l’ABS serve qualcosa di più…
Se la Z1000 può vantare l’onore di essere stato uno dei modelli che ha riportato la Kawasaki agli antichi fasti ad inizio millennio, la Z750 è però quella che ha fatto diventare le naked di Akashi un vero e proprio simbolo della pop culture motociclistica. Accessibile, tutto sommato abbastanza facile da guidare da non terrorizzare i meno esperti ma con quel carattere aggressivo – sia estetico che sostanziale – proprio di tutte le Kawasaki, la Zetina è stata un successo di mercato con pochi precedenti, risultando per diverse stagioni la moto più venduta sul nostro territorio. Più gratificante della già citata Hornet nell’uso sportivo, è per contro un po’ meno dolce e sfruttabile in quello disimpegnato: lasciamo a voi la scelta sulla base di gusti ed esigenze.
La Z750 (trovate qui la nostra prova) si compra quindi bene e con grande facilità – ci sono 195 annunci nel nostro mercato al di sotto del limite autoimposto di 4.500 euro, di diverse annate, con o senza ABS, e magari un po’ elaborate dal punto di vista estetico e della sostanza; in questo caso ribadiamo la raccomandazione a richiedere obbligatoriamente tutti i pezzi originali ad uso collaudo, rivendita ma anche a riprova del fatto che la preparazione non sia stata in realtà un rimedio ad una scivolata.
Un’altra moto che non ha bisogno di presentazioni: basterebbero le tre lettere del marchio austriaco a definire in toto la SuperDuke, sportivissima naked bicilindrica capace di assecondare la voglia di giocare dei più esperti come poche altre moto sanno fare. Anche in questo caso, i meno esperti faranno meglio a rivolgersi verso proposte più tranquille mentre chi ha una certa confidenza con le prestazioni di questo genere di moto scenderà regolarmente di sella con un ampio sorriso stampato sotto il casco. E' forse il modello che, più di ogni altro, ha ampliato la gamma di proseliti delle moto arancioni fra gli amanti della guida sportiva su asfalto.
Scorrendo i nostri annunci si trovano per lo più modelli della prima serie (fino al 2007) anche se qualche modello successivo inizia a passare il filtro economico che ci siamo imposti. Inutile dire come, avendone la possibilità, valga la pena di puntare alla seconda serie di cui potete leggere qui le nostre impressioni di guida. Caratterizzata da diverse limature estetiche e tecniche, può vantare anche un miglioramento dell’affidabilità; in ogni caso, una storia della manutenzione adeguatamente documentata è imprescindibile per questo genere di moto.
Quando nel 2005 la matita di Rodolfo Frascoli ha dato vita alla Griso in molti hanno gridato al capolavoro – la naked Guzzi è contraddistinta da linee senza tempo, capaci di sintetizzare perfettamente eleganza e dinamismo – non è un caso se il sistema di gestione della trasmissione cardanica CARC abbia debuttato proprio su questo modello. La Griso, nonostante le apparenze, appagherà allo stesso modo turisti e sportivi non estremi: se il pilota ha una certa dose d’esperienza la ciclistica sul misto verrà ripagato da tanto, tanto gusto di guida come potete leggere nella nostra prova.
Le quotazioni della Griso restano piuttosto alte, tanto che con i 4.500 euro che ci siamo autoimposti non si riesce a portare a casa una versione 1200 8v (ben più dotata motoristicamente parlando) ma ci si deve accontentare della prima serie. Un sacrificio tutto sommato di poco conto, perché come ben sa chi l’ha provata la Griso sa far rapidamente dimenticare eventuali limiti di cavalleria con un’erogazione pastosa e regolare come solo le migliori Guzzi sanno avere. La Griso normalmente attira una clientela più matura e premurosa rispetto ad altri modelli più "sbarazzini", dunque potete condurre la trattativa con una certa serenità. Se una Griso è in forma esteticamente potete stare tranquilli delle sue condizioni meccaniche: il proprietario l'avrà certamente curata con amore.
Avete letto bene: con 4.500 euro potete portarvi a casa una Brutale. Potrebbero bastare queste due frasi a farvi schizzare nella nostra sezione degli annunci alla ricerca di un esemplare della splendida naked disegnata da Massimo Tamburini, magari sulla scorta della guida all’usato che le abbiamo dedicato qualche tempo fa. E invece è il caso di fare qualche riflessione prima, perché i meri numeri, alla luce delle prestazioni che ormai riteniamo comuni, potrebbero farvi pensare che la Brutale 750 sia una moto tutto sommato gestibile.
Se così fosse sarebbe nostro dovere spiegarvi come invece la Brutale sia tutt’altra bestia, e se anche i 127 cavalli della versione S (qui la nostra prova) oggi non fanno più impressione, la risposta all’acceleratore e il “filo” della ciclistica sono doti che ci fanno sconsigliare la naked varesina a chiunque non abbia una certa esperienza. A meno, certo, che non la si voglia usare solo per passeggiate davvero molto tranquille, ma sarebbe come riservare amore platonico ad una pornostar: si fa brutta figura e si accumulano frustrazioni. Se invece siete all’altezza della Brutale andate e vivete felici; abbiate solo la previdenza di accertarvi che la moto sia stata curata regolarmente e da personale competente.
Suzuki è arrivata un po’ tardi nel ricco segmento delle naked di media cilindrata, ma quando lo ha fatto è entrata dalla porta principale: la GSR600 è stata un successo istantaneo, restando per diversi mesi al vertice delle classifiche assolute di vendita. Con diversi richiami a mostri sacri, della categoria e no, l’estetica ha convinto quasi subito; a fare il resto del lavoro ci ha pensato la tecnica. Telaio e forcellone in alluminio all’epoca erano impensabili per una media naked, le sospensioni erano parzialmente regolabili e il propulsore era parente prossimo della GSX-R600K5.
All’atto pratico la GSR (trovate qui la nostra prova) si rivela versatile ed appagante sia per i turisti che per gli sportivi, pur con un equilibrio volutamente sbilanciato verso i secondi. Contraddistinta da un’affidabilità fuori discussione, all’inizio fu al centro di qualche polemica per presunte rotture del telaio rivelatesi del tutto infondate. Si trovano GSR anche molto recenti a quotazioni al di sotto del limite autoimpostoci, ma anche volendo spendere di meno si può andare indietro negli anni e portarsene a casa per la metaforica manciata di spiccioli.
Se c’è un mostro sacro dentro a questa lista, non ce ne vogliano i fan delle moto già citate, è sicuramente la Triumph Speed Triple. Un modello che nella sua versione 1050 ha trovato la consacrazione definitiva grazie ad un’estetica riuscitissima e a prestazioni di primissimo piano. Corta al limite dell’incredibile (per l’epoca), grazie alla spettacolare erogazione del suo tricilindrico la Speed sapeva – e sa ancora, visto che il modello attualmente in gamma non è cambiato più di tanto – essere divertente come poche altre. Dovunque vi presentiate, qualunque sia l’impiego che volete farne, con la Triple non sarete mai fuori luogo.
L’unico reale limite sta nel comfort riservato al passeggero, a cui viene riservata una sistemazione di fortuna o poco più, per il resto la naked Triumph (trovate qui la nostra prova) sa disimpegnarsi bene in qualunque impiego: disinvolta in città, sul misto sa divertire e dare tanto filo da torcere agli avversari. Pur accettando di buon grado l’uso turistico, è sicuramente più adatta alla guida sportiva e, viste le prestazioni del suo tre cilindri, a polsi destri con un po’ di esperienza. Con la nostra cifra ci si portano a casa esemplari fra il 2005 e il 2007, che pur non presentando problemi degni di nota a volte soffrivano di perdita di tono idraulico del freno. Si trovano facilmente diverse soluzioni, più o meno durature.
La Yamaha è stata la prima Casa giapponese a sposare la causa delle supernaked con la Fazer 1000 del 2001. Nel 2006 ha pensato bene di raddoppiare, offrendo la versione dotata di cupolino FZ1 Fazer e la naked “totale” FZ1 che vi presentiamo. Sempre forte di una derivazione direttissima dalla supersportiva YZF-R1, il propulsore a venti valvole aveva potenza a volontà e l’estetica – soprattutto nelle colorazioni più grintose – ha conquistato immediatamente tutti, anche sulla scia del ritrovato carisma del marchio di Iwata grazie ad un certo pilota italiano.
Accogliente ma allo stesso tempo velocissima, la FZ1 soffriva solo di un’erogazione un po’ appuntita per una naked, che complice una rapportatura tendente al lungo definiva una moto a volte non semplice da guidare sportivamente sullo stretto. Moto versatile anche nell’uso turistico, la FZ1 è raccomandabile anche a chi non ha troppa esperienza grazie alle sue doti di accessibilità, a patto di avere un po’ di criterio nell’utilizzo del polso destro. Con la nostra cifra si arriva ad esemplari del 2007/2008; se si desidera utilizzare la FZ1 per scopi prevalentemente turistici vale la pena di prendere in considerazione la versione FZ1 Fazer, che gode grossomodo delle stesse quotazioni.