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Negli ultimi mesi abbiamo imparato a orientarci tra notizie e informazioni spesso contrastanti: tra prudenza e slanci (più o meno realistici) di ottimismo. Esperti ospitati nei TG e statistiche dalla sibillina interpretazione hanno piegato la nostra opinione a volte verso la catastrofe e altre verso l'"andrà tutto bene". La discriminante è stata l'inclinazione personale (il famoso bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno) piuttosto che il rigore scientifico. Ora che il peggio è (sembra) lontano e che la seconda ondata è un punto di domanda, la situazione è ancora più incerta. Tanto che il paradosso non fa più notizia e le contraddizioni sono una noia logistica più che una questione di vita o di morte.
Facciamo un esempio molto concreto: spostarsi sui mezzi pubblici fino a poche settimane fa era il male assoluto, peggio che usare l'aria condizionata in ufficio e addirittura più grave che portare i nipotini in visita dai nonni. Oggi se leggiamo i giornali abbiamo da una parte il Ministro della Salute, Roberto Speranza, che afferma come il riprendere a utilizzare i mezzi di trasporto pubblico al 100% della capienza possa essere pericoloso e dall'altra Regioni come Lombardia e Liguria che hanno deciso di ignorare le indicazioni dello Stato e di consentire ai passeggeri di occupare tutti i posti a sedere e il 50% di quelli in piedi.
Follia o un naturale ritorno alla normalità? Difficile, impossibile, valutarlo, quando anche gli esperti italiani e mondiali, si dividono. Di certo all'inizio di agosto, quando autobus e metropolitane sono nel periodo di meno stress si fa fatica a comprendere questa scelta. Soprattutto in Lombardia, dove questa primavera si è tanto combattuto e pianto.
Noi, che siamo di parte, continuiamo a tessere le lodi delle due ruote, a pedali e non, a benzina o elettriche, pensando che restino in questa fase la scelta migliore per spostarsi in città mantenendo il distanziamento e per muoversi con rapidità.