Moto da cross con forte sconto? Occhio all'incauto acquisto

Moto da cross con forte sconto? Occhio all'incauto acquisto
Si stima che il 20% delle moto da cross comperate in Italia sia commerciato illegalmente. Chi le acquista risparmia molto, ma può rischiare la pesante accusa di ricettazione e non solo l'incauto acquisto. ANCMA ha lanciato una campagna di sensibilizzazione sul tema, a beneficio dei motociclisti e di chi opera nella legalità
15 luglio 2021

Pochi giorni fa l'Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori (Ancma) ha lanciato una campagna di informazione e sensibilizzazione contro il commercio delle moto da cross vendute illegalmente, lo slogan recita “Non cedere al lato oscuro, scegli la legalità”.
Partner dell'operazione sono i marchi GASGASHonda RedMoto, Husqvarna MotorcyclesKTM e Yamaha,

La questione delle moto vendute al di fuori dai canali ufficiali è antica e si basa sul fatto che quella da motocross, a differenze di tutte le altre, non circolano su strada, non vengono immatricolate e quindi non c'è un sistema di tracciamento che colleghi in maniera semplice il prodotto al proprietario.

Facile così per alcuni venditori poco scrupolosi offrire forti sconti rispetto al prezzo di listino. Prezzi tagliati del 20-25%, molto allettanti ma che si basano essenzialmente sull'evasione del pagamento dell'IVA.
Niente a che vedere con l'importazione parallela, che da parte sua è ammessa e regolamentata.

La campagna Ancma
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Frode da diversi milioni di euro

Si stima che in Italia, ogni anno, una moto da cross su cinque venga acquistata da canali non ufficiali e in maniera illecita: si tratta di oltre 1.500 moto. Questo crea un evidente danno ai venditori corretti - in termini di concorrenza sleale e quindi di perdita di entrate - e crea anche un danno erariale calcolato tra i 10 e i 15 milioni di euro, e altrettanti di mancati introiti.

Il meccanismo di evasione dell'IVA si base sulle cosiddette “frodi carosello”. Vengono cioè interposte apposite società (dette cartiere o missing traders) in una transazione commerciale “normale” tra un cedente e un cessionario, solitamente di due diversi paesi dell'Unione Europea.
Con questo meccanismo viene aggirata la norma sull'IVA, poiché la società “cartiera” non versa l’IVA dovuta, mentre le altre due società della filiera illecita realizzano un guadagno detraendo indebitamente l’IVA sugli acquisti.

Come funziona?

Come è possibile? Vediamolo con un esempio concreto suggerito dalla stessa Ancma.

Un distributore ufficiale acquista dalla casa madre una moto da cross – poniamo al prezzo di 4.751 euro più IVA – e la rivende in buona fede alla società “A” al prezzo di 4.825 euro in regime di sospensione IVA.
Subito dopo la società A rivende la moto, in regime di sospensione IVA, alla società “B” con sede in un altro paese UE. La società B rivende la moto a un terza società “C” (quella che si definisce “cartiera”). A sua volta la società C rivende la moto questa volta a una società italiana detta “broker”.

La società cartiera (C ) incassa l'IVA sulla vendita della moto fatta al broker ma non la versa all'Erario e nel tempo è destinata a scomparire.
E' possibile che tra le società C e broker venga interposta una o più società detta “filtro” o “buffer”.
La società broker vende la moto al cliente finale al prezzo di 4.745 euro più IVA (in pratica il prezzo pagato dal distributore ufficiale) e chiede il rimborso del credito IVA sorto dalla catena di frode.

Per combattere questo fenomeno, recentemente le case motociclistiche hanno depositato esposti e denunce alla procura della Repubblica, nei confronti di alcuni venditori, presso alcuni tribunali italiani.

Parallelamente è partita la campagna informativa ANCMA che mira a far conoscere che cosa si rischia, come acquirente, in questa pratica commerciale

Che cosa si rischia?

Come cliente si può infatti incorrere nella contestazione di due reati: quello di ricettazione (articolo 648 del codice penale) o di incauto acquisto (articolo 712 c.p.). 
La differenza tra fra i due reati sta nel fatto che nella ricettazione è necessaria la consapevolezza - e non un mero sospetto - circa l'illegittima provenienza del bene acquistato. Se l’acquirente procede con l’acquisto del bene nonostante il serio dubbio che questo derivi dalla commissione di un delitto, commette ricettazione.

Nel primo caso di incauto acquisto la pena prevede anche l'arresto fino a sei mesi, mentre la ricettazione può portare alla pena detentiva da due a otto anni.

Contro la tentazione di un facile risparmio l’invito dei principali costruttori e dei distributori è alla fine quello di rivolgersi alla rete dei concessionari ufficiali. Si combatte l'illegalità e si rispetta chi opera in maniera trasparente.

“E' importante informare e coinvolgere gli appassionati di questo sport stupendo – è il commento di Paolo Magri, presidente di Confindustria Ancma – ed è importante dissuaderli dall’alimentare anche inconsapevolmente un sistema di frodi che, malgrado i risparmi illeciti che promette, rende in realtà tutti più poveri”.

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