Moto Guzzi V50 Beretta. Da Deus per i 100 anni del marchio

E' un omaggio di Deus Giappone alla Casa di Mandello per i suoi primi cento anni. Base di partenza, una Moto Guzzi V50 II del 1980
24 agosto 2021

Ci sono marchi italiani molto famosi nel mondo e un po' in tutti i settori fortunatamente. Storia, stile, prestigio e qualità tecnica sono ingredienti fondamentali nel costruire una forte immagine di marca fuori dai propri confini: lo sappiamo bene quando parliamo nello specifico di motociclette.

Nel realizzare questa special, Deus Ex Machina di Tokyo ha voluto celebrare i cento anni dalla fondazione di Moto Guzzi ed è ricorsa al nome Beretta, quella della armi di Gardone Val Trompia famose in tutto il mondo, per darle un nome evocativo.
Del resto i costruttori giapponesi hanno più volte chiamato le loro moto con nomi di razzi o di aerei militari.

Una Guzzi V50 II del 1979
Una Guzzi V50 II del 1979
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La moto usata come base di partenza è stata una Moto Guzzi V50 II del 1980, conservata molto bene tanto che il motore non ha richiesto interventi significativi per farlo frullare alla prima sgasata dopo i controlli di routine.

La preparazione è stata seguita da Tomoyuki Saeda, che si è ispirato alle cafe racer degli anni Settanta.

Motore, telaio principale, forcella, forcellone, ruote fuse in lega leggera da 18 pollici (le costruiva direttamente Guzzi così come la forcella) e freni Brembo sono rimasti quelli originali, per cui il grosso della trasformazione ha riguardato l'estetica piuttosto che la meccanica.

Asportato il telaietto posteriore, ne è stato montato uno realizzato appositamente e che con la sua forma arcuata segue il profilo del pneumatico posteriore di sezione alta; i pneumatici sono i Firestone Champion Deluxe utilizzati spesso in questo genere di customizzazioni.
Gli ammortizzatori di serie sono stati cambiati con due recenti venduti come aftermarket e con interasse maggiorato di 40 mm.
Il piccolo codino arrotondato e con una inconsueta scanalatura centrale ingloba una compatta e non visivamente ingombrante luce led. La sella è in pelle color crema e si lega molto bene con la verniciatura in verde con alluminio lucidato in contrasto. Due tinte utilizzate in passato sulle moto italiane.

La zona centrale è stata ripulita dalla scatola filtro e dalle componenti elettriche per ottenere la pulizia cercata.
E' qui che si nota meglio l'arrivo di due carburatori Keihin FCR36 (al posto dei Dell'Orto da 24) che fanno respirare meglio il bicilindrico a V Guzzi, motore che all'epoca erogava non più di 45 cavalli a 7.500 giri.
La forma della coppia di silenziatori di scarico guarda invece alle competizioni attuali.

Il tozzo serbatoio di serie è stato sostituito con uno dalle forme più snelle e con ampie svasature in zona ginocchia prelevato da una Yamaha SRV250, una stradale classica di metà anni Novanta piuttosto diffusa in Giappone.

Il manubrio è un clip-on Tomaselli con piastre di sterzo originali, mentre il tachimetro rotondo a fondo bianco/nero è di Motogadget.
Cupolino fumé, relativi attacchi e supporti per il faro a led sono stati realizzati manualmente ed è una soluzione originale ed esteticamente interessante lo spostamento del serbatoio idraulico del comando freni nell'incavo del serbatoio, dietro al cannotto di sterzo.

La moto è stata già venduta.

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