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Eccoci arrivati al quarto e ultimo appuntamento con i testisti dell'Istituto Europeo di Design di Milano. Gli studenti del terzo anno hanno elaborato quattro progetti di customizzazione, su base Moto Guzzi V7 II, nell'ambito di un'iniziativa Moto.it appoggiata da Moto Guzzi.
Dopo la presentazione del concept “Birone” sono seguiti la fashion café racer MOD7 e la V7 GP, “Guzzi Parodi”.
Il concept “Mercurio” è stato realizzato dagli studenti Alessandro Gazzotti, Franco Penelope, Pascal Oberlik, con la supervisione del docente Sergio Mori. Come di consueto il loro progetto è stato presentato a Mario Garibaldi, product manager marketing e prodotto Moto Guzzi, preceduto da una introduzione basata su ricerca storica e analisi del mercato di riferimento.
Il concept V7 Mercurio affronta il tema café racer puntando sulla velocità e quindi sulle forme aerodinamiche. Alessandro, Franco e Pascal, i tre tesisti autori di questo progetto, hanno individuato nella velocità un valore di riferimento del filone café racer. Il loro concept V7 Mercurio non è un semplice esercizio di stile, ma vuole essere la proposta di una moto realizzabile e guidabile senza sacrifici. Una moto che non è stata modificata in modo radicale rispetto alla Guzzi V7II di serie da cui sono partiti.
Per dare vita al loro concetto di velocità si sono ispirati alle forme aerodinamiche espresse dalla sub-cultura “Dieselpunk”, nella quale la tecnologia americana, che va dagli anni Venti agli anni Cinquanta, è dominata dall'acciaio e dai motori a combustione e viene proiettata nel futuro.
Per dare vita al loro concetto di velocità si sono ispirati alle forme espresse dalla sub-cultura “Dieselpunk”, nella quale la tecnologia americana dagli Anni 20 agli Anni 50 del 900 viene proiettata nel futuro
Le contaminazioni Art déco si notano nelle linee allungate ed aerodinamiche, tese a creare quei volumi maestosi ed eleganti che rappresentano appunto la velocità. L'originalissima Henderson realizzata da Orley Ray Courtney nel 1936 è in questo senso un riuscito esempio di Art déco in chiave motociclistica.
Il nome Mercurio è stato scelto per via del colore argenteo della moto, per la densità liquida di questo materiale che si abbina perfettamente alle forme slanciate degli streamliner da record del passato.
I tre tesisti hanno pensato a un motociclista che non si accontenta della solita café racer e che a volte scappa dalla città per un viaggio. Da qui l'idea della posizione di guida che cambia per favorire le diverse esigenze, fra conduzione nel traffico oppure fuori città, grazie al manubrio ampiamente adattabile in altezza e apertura. Il cupolino, spesso assente sulle café racer, è invece piuttosto grande ed è il principale elemento distintivo, mentre altri spunti ornamentali si rifanno alle Cadillac del passato. La componente sensoriale è demandata alla finitura spazzolata dei metalli che ricordano le superfici grezze delle café racer originali. Il pellame della sella, con il suo codino monoposto e le luci integrate, ha aspetto invecchiato e non mancano parti cromate nel rispetto degli stilemi Art déco.