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I sassi turbati dalla terra irrequieta. Le case che dopo secoli si piegano in cumuli di macerie, e i muri cari che diventano lapidi. Poi, nelle prime luci dell’alba, arrivano i soccorsi: Vigili del Fuoco, Protezione Civile, militari, medici e volontari. Tra di loro, sporchi di polvere e con il casco in testa, ci sono anche dei motociclisti. Hanno grossi zaini sulle spalle o cassette di plastica legate sulle loro moto da enduro. Il loro compito, nella tragedia del terremoto, è arrivare oltre il punto dove gli altri si fermano. In un angolo di una piazza distrutta o sotto un albero si accalcano chini su una cartina. Si dividono i compiti e poi partono per raggiungere i luoghi più isolati, dove i mezzi a quattro ruote non arrivano. Sono staffette e ricognitori. Caricano dottori e medicine. Portano soccorso, viveri o qualunque cosa sia necessaria.
«Sono rientrato ieri notte e questa sera ritorno. Domani sarò io ad organizzare gli aiuti». Damiano Incaini mette in fila le parole velocemente, con la fretta di chi ha da fare e con la semplicità di chi non è a caccia di lodi. «Quello che noi facciamo è metterci a disposizione della Croce Rossa per trasporti di ogni genere: dottori, medicine e tutto quello che può servire. Abbiamo anche compiti di ricognizione e cerchiamo strade alternative quando i crolli sbarrano i passaggi. Ogni volta che una scossa rende inagibile le strade noi cerchiamo di mantenere aperti i collegamenti e garantire il trasporto dei medicinali».
Il loro compito, nella tragedia del terremoto, è arrivare più lontano di dove gli altri si fermano
Un compito difficile e delicato che richiede eccellenti doti di guida e una straordinaria conoscenza del territorio. «Abbiamo registrato disponibilità da motociclisti di tutt’Italia – ci spiega Damiano, membro del motoclub di Cerveteri - ma abbiamo selezionato ragazzi che conoscono bene il territorio. Cerchiamo di mantenere sempre operativo un gruppo composto al massimo da 10-15 ragazzi con un coordinatore».
La solidarietà espressa dai motociclisti di tutt’Italia è stata enorme e nell’emergenza si sono mobilitati ognuno secondo le proprie possibilità e con le proprie capacità. « C’è stata una risposta in massa dei motociclisti – spiega Tony Mori (Responsabile delle politiche istituzionali FMI) - così grande che abbiamo dovuto sospendere l’attività e dire di chiamare gli organizzatori prima di presentarsi nelle zone terremotate, un intasamento poteva diventare più un problema che una soluzione. Ora che l’emergenza dei primi giorni è terminata stiamo organizzando un calendario d’interventi per i prossimi mesi, perché si presume purtroppo che la cosa durerà ancora a lungo. Ora bisogna garantire la continuità per mantenere i contatti con le case isolate dove portare medicinali, viveri e altri beni di prima necessità».
Non è la prima volta che i motociclisti vengono impiegati nelle emergenze e lavorano a stretto contatto con la Protezione Civile e il Corpo Forestale dello Stato. La versatilità e l’agilità che le moto da fuoristrada offrono ai soccorsi sono un elemento prezioso e già da mesi si stava lavorando a una squadra di esperti in quest’ambito. «Da un anno e mezzo la FMI sta costituendo il corpo dei motociclisti – spiega Tony Mori - che si impegneranno in Protezione Civile. Noi avevamo programmato il primo corso di formazione dal 23 al 25 di settembre e dal 7 al 9 ottobre. Purtroppo è arrivata questa emergenza prima».
FMI ha più volte comunicato che ogni motociclista che volesse offrire la propria disponibilità ad aiutare deve rivolgersi al proprio Moto Club e a questi contatti: Tony Mori: [email protected] o Politiche istituzionali FMI: [email protected]
Iniziative personali rischiano di creare maggiori problemi logistici alla Protezione Civile.