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La mostra tematica organizzata quest'anno a Motodays, ancora una volta grazie alla fattiva collaborazione del Moto Club Yesterbike di Roma guidato da Roberto Pontiroli Gobbi, è particolarmente interessante perché affronta quello che è stato il decennio più importante per la trasformazione della moto e dell'intera industria motociclistica. Ovvero gli anni Settanta, quelli che videro l'affermarsi a livello mondiale le quattro marche giapponesi dopo un primo, importante assaggio nel decennio precedente; e che videro la reazione, più o meno pronta e adeguata, delle altre Case occidentali.
Come è risaputo, tutto ebbe inizio con la famosa Honda CB 750 Four, che venne presentata alla fine del 1969: di fatto, la prima maxi moto giapponese, quella che abbandonava il riferimento della scuola britannica per alzare il livello tecnico e tecnologico.
Per la prima volta nella storia arrivava nella produzione di serie una "quattro cilindri" in linea con tanto di avviamento elettrico, freno anteriore a disco, e soprattutto con design, prestazioni, qualità costruttiva e affidabilità mai visti prima.
Naturalmente la scalata delle marche giapponesi iniziò nel decennio precedente, quando decisero di entrare seriamente nel mercato nordamericano, che era il più grande e soprattutto quello di maggior valore.
Honda e Kawasaki, quest'ultima con le tre cilindri a due tempi e poi la Z900, furono le prime ad alzare l'asticella delle prestazioni, seguite immediatamente da Suzuki e da Yamaha, che dopo i motori a due tempi passarono anche loro a quelli a quattro tempi.
La mostra organizzata al Padiglione 5 della Fiera di Roma raccoglie una buona rappresentanza delle moto, protagoniste di quel formidabile decennio, che arrivarono in Europa. Un decennio che impose il cambiamento non solo creando nuove categorie, ma innalzò la competitività grazie allo sviluppo tecnico, ai grandi investimenti necessari a crescere nel mondo e che, da ultimo, fece una feroce selezione fra i costruttori occidentali colpendo quelli inglesi, fino a quel momento grandi protagonisti della scena internazionale, ma lenti nel recepire l'aria nuova che tirava.
Gli italiani seppero reagire meglio, e grazie a Ducati, Laverda, Moto Guzzi, ma anche Benelli e Moto Morini, cercarono di approfittare delle nuove opportunità che un mercato in forte espansione come quello di allora poteva offrire.
“Attacco del Sol Levante”, “Il canto del cigno inglese”, “La resistenza tedesca” e “La risposta italiana” sono appunto le sezioni della mostra intitolata “Maxi rivoluzione”. In questo video, e nelle foto qui sotto, vi proponiamo una rapida carrellata dei modelli più interessanti fra quelli esposti.