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La prima gara MotoGP corsa a Jerez, svolta a porte chiuse lo scorso fine settimana, ci ha mostrato come potrebbe essere l'organizzazione dei gran premi quest'anno.
Lo spettacolo non mancherà di certo, guardando le gare in TV, e anche il livello di competitività rimarrà alto. Saranno principalmente team e piloti a subire le restrizioni, regolamentata dalle disposizioni anti Covid, che saranno monitorate e passibili di rilassamento o irrigidimento delle modalità in base all'andamento della pandemia.
Il grande spettacolo di MotoGP, e presto Superbike, ritorna con buona soddisfazione degli appassionati, anche se molto difficilmente quest'anno potranno assistere alle gare da bordo pista.
Significa che Dorna dovrà rinunciare agli introiti derivanti da circa 2,8 milioni di spettatori che arrivano nei circuiti dal venerdì alla domenica. Entrate, da diritti, che - secondo lo spagnolo Palco23 che si occupa di economia dello sport - sono state di circa 117 milioni di euro nella stagione 2019. Ovvero il 30% circa del fatturato annuale che Dorna non potrà mettere a bilancio nel 2020. Per questo la società guidata da Carmelo Ezpeleta ha già attuato una revisione dei costi ma non frena sul futuro.
“Naturalmente – ha detto Ezpeleta al Financial Times - se non ci sono spettatori non si possono avere le royalty e quindi non avremo praticamente entrate dal quel versante, a meno che non venga autorizzata la presenza degli spettatori prossimamente”.
Nel 2018 Dorna ha dichiarato ricavi per 358 milioni di euro e utili prima delle imposte per 63 milioni. Nel 2019 i ricavi hanno sfiorato i 390 milioni e l'utile netto è stato di 57 milioni, in crescita di circa il 4% sull'anno precedente.
Il fatturato si regge soprattutto sulle televisioni: il 45% arriva dai diritti televisivi che Dorna raccoglie nel mondo e che sono di circa 175 milioni di euro. Un altro 20% arriva da sponsorizzazioni ed entrate pubblicitarie (78 milioni) e un altro 5% dal merchandising e da attività minori.
Dorna sostiene economicamente i team di Moto2 e Moto3 e quest'anno ha dovuto versare denaro anche a quelli di MotoGP, per aiutarli durante i mesi in cui il campionato era bloccato e i soldi degli sponsor non erano del tutto disponibili.
Perdere il 30% degli introiti è un colpo anche per il principale azionista Bridgepoint, società londinese di private equity, che controlla il 39% di Dornasport.
Oltre alla gara già disputata a Jerez, sono altre 12 quelle in calendario quest'anno, con l'obiettivo di arrivare a 15 se saranno confermate le altre date ancora in sospeso (è saltata quella di Austin, ma restano gli appuntamenti previsti in Argentina, Thailandia e Malesia).
La più grande sfida, come però ha sottolineato Ezpeleta, è costruire i nuovi campionati 2021 e 2022.
Anche perché nel 2019 si è registrato un calo di presenza degli spettatori, contenuto in poco più di 20.000 unità ma soltanto perché i successi di alcuni paesi (ad esempio Germania, Francia e Thailandia) hanno compensato le defezioni di pubblico in altri circuiti. Alcuni storici come quelli del Mugello e di Silverstone.
Per questo motivo Dornasport vuole aumentare il numero delle gare MotoGP a 22, come già programmato entro nel 2022, ma a questo punto vuole guardare con maggiore attenzione ai paesi nei quali l'interesse è in crescita per quanto riguarda pubblico, ma anche sponsor e pubblicità.
Il rosso di quest'anno dovrà insomma essere riequilibrato modificando un po' i piani.